Escursione all’Isola D’Elba: Itinerario per la traversata

20 maggio 2018 - 13:56

L’isola dell’Imperatore

Un’oasi verde che emerge dalle acque del mar Tirreno, caratterizzata da splendide spiagge di sabbia e ghiaia che si alternano ad alte scogliere a picco su acque cristalline, massicci granitici immersi nella macchia mediterranea segnata da sentieri che dalla costa raggiungono i paesaggi tipicamente montani dell’entroterra…

E poi ancora antiche miniere, paesi ricchi di storia e tipici borghi di pescatori, fortificazioni etrusche, torri pisane, fortezze medicee e spagnole, innumerevoli testimonianze storiche e culturali, unite a straordinarie bellezze naturali, che non finiscono mai di stupire: questa è l’isola d’Elba, la terra dagli infiniti orizzonti, che attraverso i secoli ha visto intrecciarsi le vicende delle più importanti civiltà del Mediterraneo, dai liguri ai greci, dagli etruschi ai romani, dai pisani ai Medici agli spagnoli, fino al grande imperatore francese, Napoleone Bonaparte.

Secondo un’antica leggenda, quando la Venere Tirrenica, dea della bellezza e dell’amore, emerse dalle onde del mare, lo splendido diadema che portava al collo si ruppe e 7 preziose gemme caddero in mare trasformandosi, per metamorfosi divina, in isole. Nacquero cosi il Giglio, Capraia, Gorgonia, Pianosa, Giannutri, Montecristo e l’isola maggiore dell’Arcipelago Toscano: l’Elba.

Ma un altro luogo conserva tracce che si perdono nella mitologia: a poca distanza dal centro di Portoferraio, capoluogo dell’isola, si trova la spiaggia dove secondo la leggenda sbarcarono gli Argonauti di Giasone, di ritorno dalla Colchide dove avevano conquistato il vello d’oro.

I levigati ciottoli bianchi e neri, caratteristici di questa spiaggia, presentano striature scure che il mito racconta essere state create dal sudore degli argonauti durante l’approdo.

Un ecosistema completo

L’Elba è la terza per grandezza tra le isole italiane, dopo la Sicilia e la Sardegna; con una superficie di 224 chilometri quadrati, possiede un magnifico sviluppo costiero di 147 chilometri tra scogliere, spiagge e insenature.

Ma oltre alle bellezze marine, l’Elba ha un importante patrimonio ambientale caratterizzato da una vegetazione lussureggiante, che la classifica fra le isole più verdi di tutto il Mediterraneo. E proprio grazie a questa ricchezza naturalistica è la meta ideale per escursioni e trekking che uniscono il piacere di scoprire emergenze naturali e insieme la storia millenaria delle più importanti civiltà del Mediterraneo.

L’isola delle fortezze

Il Castello del Volterraio, la più antica fortificazione di tutta l’Elba che si racconta sia sorta su precedenti costruzioni etrusche, testimonia quanto quest’isola abbia rappresentato un punto strategico nel Mediterraneo, al centro di importanti rotte marine, contesa per i ripari naturali che le sue coste offrivano, ma anche per la sua ricchezza mineraria, ben conosciuta fin dai tempi dell’impero romano.

Oggi, visitando ciò che resta di queste antiche fortezze disseminate un po’ in tutta l’isola, si riesce ancora a percepire il timore che potevano incutere a chi osava avvicinarsi a queste coste, oppure si possono immaginare le numerose battaglie del passato, le vittorie, le sconfitte, ma anche i sogni di chi voleva fare dell’Elba il centro del Mediterraneo.

Il sogno dell’Imperatore

Secoli di storia sono racchiusi tra le antiche cinta murarie di Portoferraio, che ebbe il suo momento di gloria tra il Maggio del 1814 e il febbraio 1815: i 299 giorni di Napoleone all’Elba cambiarono per sempre la storia dell’isola. La villa che scelse per il suo esilio, oggi monumento nazionale, sorge in posizione panoramica in uno dei luoghi più incantevoli di Portoferraio, fra il Forte Falcone e il Forte Stella. Da qui è possibile ammirare un panorama stupendo sulla scogliera che guarda il mare, verso le coste del continente, lo stesso orizzonte che ammirava Napoleone immaginando un futuro non certo da prigioniero.

Un tesoro tra le rocce

Quest’isola è fondamentale nella storia e nello sviluppo delle civiltà mediterranee anche per un tesoro che cela nel sottosuolo: le sue ricchezze minerarie. I giacimenti di ferro si trovano nella parte orientale dell’isola: nella zona di Rio Marina e Rio Albano, dove si possono raggiungere le miniere a cielo aperto, e nella zona di Capoliveri dove è possibile inoltrarsi nella galleria sotterranea del Ginevro. Le miniere dell’Elba sono tra i più antichi depositi ferriferi sfruttati nel mondo, e hanno portato per secoli l’isola al centro delle rotte proprio per le loro inesauribili risorse minerarie, ambite dalle più grandi potenze europee.

Già al tempo degli etruschi costituì una inesauribile fonte di ricchezza e fu denominata L’isola dei Mille Fuochi, divenendo una vera e propria industria mineraria organizzata: nel VIII secolo a.C. il ferro dell’Elba veniva esportato in tutto il bacino del Mediterraneo, ricavandone enormi ricchezze.

L’attività mineraria all’Elba è continuata per oltre due millenni, e si conclude definitivamente nel 1981 con l’abbandono dell’ultima miniera, la Galleria del Ginevro. Oggi un interessante itinerario storico-escursionistico porta alla scoperta di questo patrimonio geologico: l’escursione percorre la vecchia strada della miniera tra la macchia mediterranea e le coste del promontorio di Calamita, dove antichi cantieri e veri e propri monumenti di archeologia industriale testimoniano il passato minerario dell’isola.

La Galleria del Ginevro

Con una profondità di ben 54 metri sotto il livello del mare la miniera del Ginevro è l’unica galleria sotterranea dell’isola d’Elba ancora visitabile. Grazie all’attività del Parco Minerario è stata resa agibile al pubblico la galleria sotterranea dove si estraeva la Magnetite, un minerale con un’alta percentuale di ferro, conosciuto fin dall’antichità e famoso per le sue proprietà magnetiche, da cui prende il nome di Capo Calamita. Lungo il tunnel un affascinante percorso didattico ripercorre il faticoso lavoro dell’uomo e l’evoluzione delle tecnologie estrattive, tra gli attrezzi dei minatori, le vecchie stazioni minerarie, ed incredibili voragini.

 

Museo delle Miniere

Il museo si estende per oltre 600 mq all’interno del Palazzo del Burò, nel centro storico di Rio Marina. Qui è raccolta una delle più importanti collezioni di minerali dell’isola d’Elba con numerosi campioni di eccezionale bellezza. Oltre ai minerali, all’interno del museo si possono osservare diversi ambienti di miniera, fedelmente ricostruiti da esperti di archeologia industriale, utilizzando materiale originale rinvenuto nei vecchi cantieri. Infine i vecchi macchinari e le foto storiche fanno da corollario ad un ambiente unico.

L’ITINERARIO

Un trekking grandioso, considerato una delle più belle traversate escursionistiche d’Italia, che si svolge principalmente su crinale e si può percorrere totalmente in quattro/cinque giorni o anche a tappe singole; permette di avvicinare tutti gli ecosistemi dell’isola e il suo patrimonio naturalistico, dalle coste ai boschi, per arrivare in cima al monte Capanne, a oltre 1000 metri di quota, da dove si può ammirare uno dei panorami più affascinanti offerti dalle montagne italiane.

Il percorso si sviluppa sul crinale della catena montuosa dell’Elba con continui affacci sui quattro versanti dell’isola che permettono di ammirare panorami infiniti verso la Corsica, l’Arcipelago Toscano e la penisola italiana, ammireremo le meravigliose fioriture della macchia mediterranea.

1° giorno – la Dorsale Orientale

  • Località di partenza
    Cavo (m 5)
  • Località di arrivo
    Porto Azzurro (m 5)
  • Dislivello
    + – 878 metri
  • Difficoltà
    EE
  • Tempo di percorrenza
    8 ore

Si parte da Cavo, il paese elbano più vicino al continente, e si inizia a salire in direzione di Monte Grosso percorrendo un sentiero circondato da piante di cisto e rosmarino. Arrivati sulla vetta di Monte Grosso (m 348), dove si trova ancora ben conservato “Il Semaforo”, un’importante postazione militare di vedetta usata dai soldati italiani durante l’ultima guerra mondiale, ci si trova davanti ad un panorama superbo, ad Est il paese di Cavo, i tre isolotti posti tra l’Elba e il continente: Topi, Palmaiola e Cerboli e, oltre il canale di Piombino, la costa italiana; ad Ovest tutto il lato Nord della costa Elbana. Dopo essere scesi dal lato occidentale di Monte Grosso circondati da una lussureggiante vegetazione, si attraversa la Valle delle Fiche per poi salire ripidamente sul panoramico Monte Strega (m 425), dalla cui vetta si possono osservare le miniere di ferro sottosanti.

Continuando lungo il panoramico sentiero di cresta in un susseguirsi di piccoli saliscendi, si arriva sul culmine di Monte Capannello (m 406), punto di osservazione ideale sulle baie di Bagnaia e Nisporto oltre che sul sottostante paese di Rio Elba. Il sentiero porta fino alla pineta delle Panche a quota 325, da dove iniziamo a salire in direzione della vetta più alta della giornata: Cima del Monte (m 516).

Una volta raggiunta la vetta il panorama è maestoso, si domina tutta l’Elba Orientale e in particolare il castello del Volterraio e la baia di Portoferraio. Scendendo sempre con il mare sui due lati del sentiero sia arriva alla Piana della Principessa, importante sito archeologico, per poi risalire su Monte Castello a quota 389 ed ammirare la sottostante valle del Monserrato con il suggestivo santuario spagnolo ed il paese di Porto Azzurro, dominato dalla settecentesca fortezza di San Giacomo. Scendendo, lasciamo le suggestive rocce rosse della dorsale Orientale e, dopo aver attraversato oliveti e vigneti, entriamo nell’abitato di Porto Azzurro dove termina la prima tappa.

2° giorno – la Dorsale Centrale

  • Località di partenza
    Porto Azzurro (m 5)
  • Località di arrivo
    Marina di Campo (m 5)
  • Dislivello
    + – 859 metri
  • Difficoltà
    EE
  • Tempo di percorrenza
    8 ore

Lasciato Porto Azzurro si risale la valle del Botro fino a Capo Galletti per poi scollinare nella valle del Buraccio, caratterizzata dalla coltivazione dell’olivo e della vite; si riscende l’intera valle fino a raggiungere i vigneti di Casa Marchetti. Da qui si risale circondati da piante profumate di rosmarino e ginestra in direzione di Monte Orello (m 377), dove, oltre allo stupendo panorama – Portoferraio a nord e i golfi di Lacona e Stella a sud, si potranno visitare le fortificazioni militari della seconda guerra mondiale.

Scendendo da Monte Orello, attraversando una vecchia sughereta, si raggiunge la sorgente di “Fonte agli Schiumoli”, sfruttata già in epoca etrusca, quindi si prosegue fino al passo di Colle Reciso a quota 200, sormontato da una grossa cava di calcare; da qui si risale la “Dorsale Centrale” arrivando al Poggio del Molino a Vento (m 288), dove, circondato da prati, il rudere dell’antico molino domina il golfo di Lacona.

Il sentiero immerso nel verde sale ripidamente al Monte Barbatoia (m 368), e, rimanendo sul crinale, si raggiunge in pochi minuti il Monte San Martino a quota 360, posizionato esattamente al centro dell’Elba.

Scendendo lasciandoci a destra la valle del Literno, si cammina lungo la mulattiera militare verso sud fino a raggiungere il Passo del Monumento e poi continuare a salire sotto grandi piante di corbezzolo ed erica arborea che in parte nascondono le trincee ed i bunkers dell’ultima guerra per poi raggiungere la vetta di Monte Tambone (m 377), che ci regala uno dei più bei panorami dell’isola. Si scende in direzione di Marina di Campo per terminare l’escursione sulla sua bella spiaggia di sabbia bianca.

3° giorno trekking – la Vetta dell’Elba

  • Località di partenza
    Marina di Campo (m 5)
  • Località di arrivo
    Poggio (m 350)
  • Dislivello
    + 1120 – 770 metri
  • Difficoltà
    EE
  • Tempo di percorrenza
    7 ore

Da Marina di Campo si risale il vecchio sentiero che collegava il piccolo porto campese con San Piero, il paese più importante del versante sud del Monte Capanne, conosciuto già nell’antichità per le sue cave di granito. Dopo averne attraversato i vicoli lastricati in pietra si imbocca il viottolo in località Le Piane, e dopo essere passati dalle ancora attive cave di granito si continua circondati dalla bassa macchia in cui spiccano il cisto e la ginestra, fino a raggiungere il molino ad acqua di Moncione (m 366), dove veniva macinato il grano fino all’ultimo conflitto bellico. Siamo in una delle zone archeologicamente più importanti dell’isola dove, oltre alle necropoli villanoviane, spiccano le antiche cave di granito di epoca Romana che ancora oggi conservano numerose colonne pressoché complete che in alcuni casi superano i dieci metri di lunghezza.

Lasciando a destra Vallebuia, si sale fino ai 548 metri di Pietra Murata (grosso monolite di granito sfruttato dagli antichi come postazione di vedetta intorno al quale si era sviluppato un villaggio costituito da rifugi sottoroccia e capanne in pietra), per poi proseguire fino a raggiungere “Le Macinelle” a quota 600 metri, due rifugi in pietra a pianta circolare che nella forma ricordano gli igloo degli eschimesi.

Dopo aver superato il fosso dell’Inferno si giunge al “Colle della Grottaccia” (m 645), poi continuando sul crinale verso nord-est, circondati da rocce granitiche in cui l’erosione ha scolpito fantasmagoriche figure, si raggiunge il quadrivio delle Filicaie a quota 870, punto di inizio delle due principali valli isolane: La Valle di Pomonte a sudovest e quella della Nevera a nordest. Da questo panoramico pianoro comincia l’ascesa alla maggiore vetta elbana risalendo un costone roccioso che permette di ammirare il cuore ancora selvaggio dell’isola, per poi arrivare sulla vetta del Monte Capanne, a quota 1019, ed ammirare l’Elba nella sua interezza: le isole di Gorgona e Capraia a nord, la costa italiana ad est, le isole del Giglio, Montecristo e Pianosa a sud e la grande Corsica con le sue vette spesso innevate ad ovest. Lasciata la vetta si scende dal versante nord lungo un sentiero che si snoda a tornanti tra grossi lastroni di granito fino alla sella del Ferale (m 620) da dove, circondato da erica e corbezzoli, il sentiero termina direttamente nei vicoli del borgo di Poggio (m 350).

4° giorno – l’antica via di comunicazione

  • Località di partenza
    Poggio (m 350)
  • Località di arrivo
    Pomonte (m 30)
  • Dislivello
    + 750 -1100 metri
  • Difficoltà
    EE
  • Tempo di percorrenza
    8 ore

Si parte dalla piazza di Poggio e dopo poche decine di metri si inizia a salire, con il conforto dell’ombra dei castagni, fino al romitorio di San Cerbone (m 531). Lasciato il suggestivo luogo di culto costruito dai benedettini intorno al 1400 si prosegue lungo un agevole sentiero che percorre in falsopiano tutta la Valle di Pedalta per poi inserirsi, dopo avere attraversato una pineta, sul selciato della via Crucis che collega il paese di Marciana al Santuario della Madonna del Monte (m 630).

Lasciato il santuario con i suoi secolari castagni si prosegue verso il Masso dell’Aquila a quota 634, rifugio sottoroccia già abitato nella preistoria, punto panoramico eccezionale dal quale si domina tutta la costa nord dell’Elba, ed in particolare l’abitato e la baia di Sant’Andrea. Andando avanti, camminando sul sentiero che collega Marciana a Pomonte, superata una radura ventosa si inizia a scendere dolcemente fino a raggiungere la piccola sorgente del Bollero ombreggiata dai castagni, per poi risalire fino al Troppolo. Svoltando a sinistra in direzione di Pomonte, un bel sentiero selciato raggiunge la Terra a quota 600, da dove si inizia a vedere la Valle di Pomonte. Si scende nella stessa, fiancheggiati dai terrazzamenti dei vigneti abbandonati quasi completamente, fino a raggiungere il paese di Pomonte, affacciato sul mare.

Qualche consiglio:

Questo è un itinerario che richiede una permanenza sull’isola di qualche giorno e, per gli amanti del trekking, la migliore soluzione è quella di trovare una casa in affitto.

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