Le ALPI LIGURI candidate Patrimonio dell’Umanità

18 marzo 2020 - 16:13

Le Alpi Liguri sono candidate a diventare Patrimonio dell’Umanità UNESCO nello spazio “Alpi del Mare”per essere a fianco di Dolomiti, Machu Pichu e Yellowstone nella valorizzazione e protezione dei luoghi più suggestivi e unici del Mondo.

L’ambiziosa sfida è portata avanti dal Parco Regionale delle Alpi Liguri, insieme ai Parchi delle Alpi Marittime e del Mercantour (che collaborano dal 1986 e che hanno già ricevuto insieme importanti riconoscimenti), dal Parco Regionale del Marguareis (Piemonte), dai Giardini Botanici Hanbury (Liguria), dai Siti di Importanza Comunitaria della Provincia di Imperia e dall’area protetta del Littoral des Alpes-Maritimes (Francia).

Un bene  transfrontaliero che riunisce aree protette che operano sui due versanti delle Alpi fino al mare per la valorizzazione di un territorio unico sotto il nome di Alpi del Mare. Inserire le Alpi del Mediterraneo tra i beni UNESCO, vuol dire prestare attenzione e protezione al suo carattere eccezionale per consegnarlo intatto alle generazioni future.

Alpi Liguri: una finestra sul mare

“Una finestra sul mare”. Così potremmo definire le Alpi Liguri, estremo lembo sud-occidentale della catena alpina che dal Colle di Tenda (1870 m) scende a levante verso il Colle di Cadibona (459 m), convenzionalmente considerato il confine tra le Alpi e l’Appennino.

La particolare posizione della Riviera dei Fiori, terra a cavallo tra il Mar Ligure e le massicce vette della catena alpina, ha fatto sì che, a livello di flora, si siano create delle particolarità che raramente si possono riscontrare in altre parti d’Europa; in Alta Valle Nervia, più precisamente intorno alle vette dei monti
 Toraggio e Pietravecchia, si possono trovare delle
 vere e proprie rarità vegetali dalle vistose fioriture.

Il fatto che rende importante questo ristretto territorio agli occhi dei naturalisti è però un altro, cioè
 quello legato agli incredibili connubi vegetali che
 si sviluppano nei due versanti, dove piante tipiche del clima mediterraneo come il timo, il leccio, le ginestre selvatiche o il lentisco si spingono ad alture inusitate 
per queste specie, mentre piante caratteristiche dei climi 
freddi e rigidi delle regioni circumartiche, che in questo 
luogo hanno i loro areali-relitti dell’ultima glaciazione, si spingono a quote molto basse.

Simbolo di questa contiguità è la convivenza tra il timo e la sassifraga a foglie opposte (pianta che in Groenlandia si spinge fino a 83° di latitudine Nord), che talvolta si trovano negli
 stessi anfratti rocciosi e che molti botanici non hanno esitato a descrivere come se si potessero trovare nel medesimo areale i cammelli e gli orsi polari.

Le cause di questi fenomeni botanici che affascinano ancora oggi innumerevoli studiosi, sono da ricercare nella particolare posizione geografica di queste montagne e negli eventi climatici remoti, che con il loro alternarsi di periodi caldi e freddi, hanno permesso il realizzarsi di questi straordinarie mescolanze vegetali.

Testo e foto di Enrico Bottino

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