Sicilia: La Via di Capo San Vito

20 maggio 2019 - 13:23

La Sicilia oltre le spiagge prese d’assalto nel periodo estivo 

I tre viandanti sbarcati presso un’insenatura si diressero verso il borgo di San Vito, ma al loro sopraggiungere un’immane frana spaccò la montagna, facendo precipitare giù le rocce che seppellirono le case e i suoi abitanti.

San Vito – I tre rimasero impietriti poiché i massi che finivano giù velocemente verso il mare si arrestarono proprio ai loro piedi. Da quel giorno il promontorio divenne meta costante di pellegrini i quali giungevano da tutta la Sicilia alla ricerca del Santo guaritore, per essere curati dai morsi dei cani rabbiosi. La gente si accampava intorno alla piccola chiesa e la vicina fonte, sfidando le continue incursioni perpetuate dai saraceni, aspettando che si compisse il miracolo della guarigione. Capo San Vito si distende a nord verso il Tirreno, come un indice che dalla Sicilia punta verso l’Italia: così appare sulle carte geografiche la meta del nostro itinerario. Il suo nome è saldamente legato a una leggenda: agli inizi del IV secolo, sotto l’imperatore Diocleziano, un giovane cristiano di nome Vito, imbarcatosi a Mazara alla volta della capitale dell’Impero, insieme ai suoi tutori, Modesto e Crescenzia, fece tappa lungo il percorso sull’estremo promontorio settentrionale della Sicilia nei pressi del borgo di Conturrana, un luogo remoto abitato da pagani. L’antico sentiero che unisce custonaci a san vito lo capo, in sicilia, attraversa un territorio che conserva ancora intatta la sua natura unica e selvaggia, sospeso fra terra, mare, mito e religiosità, da godere insieme in un’unica giornata di cammino

Il percorso ha inizio dal Santuario di Maria SS a Custonaci, di origine medievale, che custodisce una preziosa statua della Vergine molto venerata in questo territorio. Usciti dalla porta laterale del santuario si prosegue diritti a nord, sin fuori il paese, alla rocca Cerriolo, da dove un sentiero, segnalato in 15 minuti, giunge alla sottostante frazione di Scurati. Dopo un tratto su asfalto, si segue per 5 minuti lo sterrato in direzione della Grotta Mangiapane, eccezionale antro che contiene al suo interno il più grande borgo d’Europa edificato dentro una grotta.

Lo sterrato prosegue, non segnalato, all’interno della Riserva naturale di Monte Cofano, affascinante massiccio carbonatico dalla caratteristica forma triangolare. Il sentiero corre solitario lungo la costa percorrendo il perimetro del monte, passando per la cinquecentesca torre di San Giovanni, la cappella del Crocifisso e la vicina grotta, abitata sin dalla preistoria, per giungere, dopo circa un ora e mezza, alla Tonnara di Cofano: un’eccezionale torre medievale dalla caratteristica pianta stellata. Da qui si riprende lo sterrato che lungo la costa tocca emozionanti calette, come quella dei Giachi, dai ciottoli bianchissimi. Si giunge così, dopo altre due ore di cammino, all’Isulidda, uno scoglio piatto presso un incantevole arco naturale, guardata dall’alto dalla torre omonima. Bisogna lasciare il mare che ci ha accompagnato per tutto il percorso e da qui inerpicarsi verso il Piano di Sopra (m 80), passando per la grotta del Racchio, dove l’uomo del Paleolitico ha lasciato cospicue tracce della sua frequentazione, per giungere alla cinquecentesca cappella di Santa Crescenzia nella località Conturrana. Da qui in poi, per circa 2 chilometri si prosegue lungo la strada asfaltata che conduce all’abitato di San Vito e al santuario omonimo, una chiesa fortezza intorno alla quale il piccolo paese è sorto. Qui vi accoglierà la statua del giovane Santo accompagnato dai suoi fedeli cani e, visitato il santuario, se la stagione lo permette, il mare è a pochi metri e merita un bagno nelle sue acque fresche e cristalline.

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