I Monti Alburni rappresentano una delle aree verdi più grandi del Cilento.

20 maggio 2019 - 13:46
Il territorio in provincia di Salerno è attraversato dall’antica Via Popilia, chiamata anche Via Annia o Via Capua-Rhegium, fatta costruire dal console Caio Popilio Lenate nel 132 a.C., che da Capua raggiungeva Reggio Calabria passando attraverso la Lucania.
Il nuovo tracciato si era reso necessario con la ripresa economica seguita alla fine della seconda guerra punica, che aveva devastato l’Italia meridionale per 10 anni, quando diventò evidente che la sola via Appia non bastava più per garantire i collegamenti fra le varie città.
Questa zona risulta abitata e attraversata fin dall’epoca preistorica, come provano numerosi ritrovamenti archeologici.
La natura carsica delle terre cilentane, ricche di grotte, aveva infatti favorito l’insediamento dell’uomo già nel Paleolitico, mentre nell’età del Bronzo si erano ormai definite le traiettorie delle transumanze e dei traffici e lungo i percorsi di crinale dal Tirreno allo Ionio e viceversa erano sorti altari sacrificali, luoghi di culto e sculture rupestri.

Tra le valli del Tanagro e del Calore, due affluenti del fiume Sele, si erge la catena degli Alburni, dove si sviluppa uno dei tre tracciati secondari rispetto all’itinerario principale della Via Popilia.

Il percorso parte dalla Via Popilia, nel territorio di Postiglione, attraversando i centri di Postiglione, Controne, Castelcivita, Ottati, Sant’Angelo a Fasanella, Corleto Monforte, e giunge sino a San Rufo.

É possibile visi- tare la chiesa di Santa Maria del Cardoneto ad Ottati e la grotta di San Michele a Sant’Angelo a Fasanella.

Un secondo ramo parte da Corleto Monforte, attraversando i centri di Roscigno, Bellosguardo ed Aquara mentre un terzo ramo del tracciato inizia dalla Via Popilia a Petina. L’itinerario, lungo 122 chilometri, è percorribile con la bicicletta, in auto o a cavallo.

 

 

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