Trenino Verde: tacchi d’Ogliastra, Ussassai

Da Mandas a Arbatax, da Nulvi a Palau, da Macomer a Bosa, da Isili a Sorgono, le differenti linee del Trenino Verde si muovono a zig-zag tra i diversi ambienti della Sardegna, sfruttando le vecchie linee a scartamento ridotto (una distanza dei binari minore rispetto allo standard, più economica ed agile) e, in certi casi, anche mezzi provenienti da un’altra epoca

20 maggio 2018 - 12:49

Antiche motrici a vapore, convogli con carrozze in legno e addirittura una Fiat 509 del 1929, con le ruote adattate a correre sui binari, utilizzata un tempo per le ispezioni lungo la linea e ora affittata a prezzo modico ai turisti desiderosi di compiere in solitaria un viaggio che sa di passato.

Per i più esigenti è possibile addirittura affittare l’intero convoglio d’epoca con motrice a vapore e fare un viaggio privato lungo alcuni tratti della linea: originalità e rispetto della natura dunque, la ricetta magica per un turismo realmente ecosostenibile che non sempre in Italia (e neanche in tutta la Sardegna, a dire il vero) ha avuto successo.

Qui invece le cose sono andate per il meglio: la frequentazione sui treni è andata crescendo di anno in anno, e ormai decine di migliaia di visitatori salgono ogni estate sulle carrozze del Trenino Verde per vivere quelli che gli anglosassoni chiamano gli Steam safaris (letteralmente, i “safari a vapore”).

Il Trenino Verde della Sardegna si presta ad innumerevoli escursioni lungo i territori attraversati. Quello che vi propone il Laboratorio del Camminare Antichi Cammini, è un itinerario sui Tacchi d’Ogliastra, un territorio molto suggestivo formato da una serie di tacchi calcarei mesozoici immersi in una lussureggiante lecceta.

Il percorso parte dalla stazione di San Gerolamo in località Niala, sulla linea Mandas-Arbatax. Dalla fermata in prossimità del bel ponte detto De S’Irtzioni datato 1894, si seguono le indicazioni per Niala dove è presente anche un punto ristoro molto apprezzato per la cucina tradizionale da cui si scende verso il rio con indicazioni Su Tuvu Nieddu e in breve si arriva ad un particolarissimo ponte naturale: il torrente ha scavato nel basamento scistoso presente sotto il calcare dei tacchi un tunnel che permette il guado senza problemi.

Attraversando il rio Sa Teula si proseguirebbe verso la foresta di Montarbu, presente in loco cartellonistica e segnavia dell’Ente Foreste Sardegna recentemente allestiti, il nostro percorso invece risale il pendio sulla sinistra orografica attraverso dei gradini scavati nel travertino e segue il corso del rio Donna Pruna. Il passaggio si snoda tra massi di calcare e colate di travertino, cascatelle e un rigoglioso bosco di leccio.

Si raggiunge così una sterrata che si imbocca verso destra e che in breve ci porta ad un’area attrezzata con un bel ponticello sulle acque turchesi del rio.

Proseguendo sulla sterrata si ritornerebbe al punto di partenza, noi invece continueremo a risalire il corso del rio Donna Pruna che riserva altre sorprese.

Attraverso un sentiero che risale la sinistra orografica costeggiamo il corso d’acqua sempre impreziosito da sculture di travertino, tra carpini e tassi fino ad arrivare ad una pozza incastonata tra enormi macigni, dove il sentiero sembra terminare.

Seguendo i segnavia ci si rende invece conto che sulla destra orografica il sentiero si inerpica su facili roccette fino a sormontare uno dei macigni che sbarrano il corso d’acqua.

Un passaggio un po’ esposto sull’orrido, ma con belle prese per mani e piedi, ci permette di riguadagnare il sentiero sulla riva opposta. Si continua a costeggiare il rio fino ad incrociare una sterrata in prossimità di una copiosa sorgente e si prosegue sulla sterrata in salita, verso destra, fino ad un valico.

Siamo sempre dentro la lecceta; questa, finita la discesa, lascia spazio a grandi radure dove sorgono dei bivacchi di recente costruzione riproducenti dei vecchi ovili in pietra e legno.

Qui troviamo un cartello indicante Is Tostoinus, località amena dove sorge un altro rifugio e dove sono presenti i resti del villaggio nuragico che faceva capo al Nuraghe Adda, situato sull’omonimo tacco.

Da qui costeggiando le pareti a strapiombo del Pizzu Montarbu arriviamo sotto le guglie di Serra Lioni, dove di recente sono state aperte delle belle via d’arrampicata. Da qui in breve guadato nuovamente il rio Sa Teula, si raggiunge il punto di ristoro.

 

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