Riscaldamento globale: il futuro dei ghiacciai è in bilico

Uno studio pubblicato su "Science" avverte: entro il 2100 potremmo perdere fino al 75% dei ghiacciai mondiali a causa del riscaldamento globale.

9 giugno 2025 - 11:00

Un recente studio pubblicato sulla rivista Science lancia un messaggio tanto chiaro quanto drammatico: se la temperatura globale continuerà a crescere al ritmo attuale, entro la fine del secolo potremmo perdere fino a tre quarti dei ghiacciai del pianeta.

Un dato che non riguarda solo le alte vette, ma milioni di persone in tutto il mondo.

Uno scenario che coinvolge tutti

I ghiacciai montani, esclusi quelli di Groenlandia e Antartide, rappresentano una risorsa vitale per quasi due miliardi di persone, fornendo acqua potabile, irrigazione e produzione di energia idroelettrica.

La loro scomparsa non solo minaccia questi ecosistemi, ma contribuisce in modo significativo all’innalzamento del livello del mare e all’aumento di eventi catastrofici come frane, alluvioni e il crollo di laghi glaciali.

Lo studio: ogni decimo di grado conta

La ricerca, firmata da David Rounce e un team internazionale di scienziati, ha integrato dati osservativi reali con otto diversi modelli climatici per simulare l’evoluzione di oltre 200.000 ghiacciai in scenari di aumento della temperatura tra +1,5°C e +4°C.

Ecco cosa potrebbe accadere entro il 2100:

  • +1,5°C: perdita del 26% della massa glaciale, pari a circa 90 mm di innalzamento del livello del mare.
  • +2,7°C (attuale traiettoria): perdita fino al 41% della massa, con la scomparsa del 75% dei ghiacciai, e 154 mm di innalzamento dei mari.

In ogni scenario, la perdita è proporzionale all’aumento della temperatura: ogni frazione di grado risparmiata equivale a migliaia di miliardi di tonnellate di ghiaccio salvato.

Alpi e aree montane sotto i 3000 metri: i primi a scomparire

Secondo lo studio, i ghiacciai più vulnerabili sono quelli a bassa altitudine, come molti nelle Alpi, destinati a scomparire nel giro di pochi decenni.

In regioni come l’Artico canadese meridionale, l’80% dei ghiacciai è già destinato a scomparire. Solo le catene montuose più alte, come l’Hindu Kush e il Karakorum, mostrano maggiore resilienza, ma non sono immuni.

Le conseguenze: molto più di un paesaggio che cambia

Il ritiro dei ghiacciai comporta un domino di impatti:

  • Aumento del rischio idrogeologico: come dimostrato dalla frana che ha distrutto il 90% del villaggio svizzero di Blatten, collegata al riscaldamento del permafrost.
  • Riduzione delle risorse idriche: con impatti su agricoltura, produzione di energia rinnovabile e disponibilità d’acqua potabile.
  • Perdita culturale ed economica: interi territori vivono di turismo alpino e di economie locali legate ai ghiacciai.
  • Minaccia alla biodiversità: l’alterazione dei regimi idrici compromette anche habitat e specie animali legate all’acqua glaciale.

Si può ancora agire

Il 2025 è stato proclamato dalle Nazioni Unite “Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai”, per riconoscerne il valore non solo ambientale, ma anche culturale.

“Il nostro studio rende dolorosamente evidente che ogni frazione di grado conta”, ha dichiarato Harry Zekollari, tra gli autori.

Nonostante parte della perdita sia ormai inevitabile, agire subito può fare la differenza: ridurre drasticamente le emissioni e limitare il riscaldamento globale a 1,5°C permetterebbe di salvare oltre metà della massa glaciale.

Come ha detto un altro autore, Lilian Schuster: “Non è troppo tardi. Speriamo che questo messaggio dia speranza: possiamo ancora fare qualcosa”.

 

 

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