Bolivia: in viaggio tra terra e cielo

La Bolivia è forse il paese meno conosciuto dell’America Latina. Selve, deserti d’alta quota, vulcani e lagune salmastre.

11 marzo 2021 - 8:29

Un celebre naturalista francese, Alcide d’Orbigny, per la sua altezza, il clima e l’infinita varietà geografica, definisce la Bolivia “come la sintesi del mondo”. A piedi è possibile esplorare angoli di natura selvaggia e zone dove intraprendere grandi avventure

La Bolivia è un paese che si moltiplica in mille volti diversi, con la bellezza dei suoi paesaggi, con il mito della leggenda dei regni preispanici, i suoi scrigni d’ecosistemi unici e una straordinaria umanità.

Considerata la sorella povera del Perù, per la mancanza di un suo “Machu Picchu”, la nazione è rimasta tagliata fuori dai grandi flussi turistici, sebbene sia inclusa fra le otto al mondo con maggiore biodiversità grazie a un vasto patrimonio naturalistico tutelato da 21 aree protette.

L’immensa ricchezza della natura contrasta purtroppo con la povertà delle persone, dato che la maggioranza della popolazione vive ancora in case di terra cruda.

La Bolivia è un paese multietnico difficile da vivere, schiavo ancora di un’identità nazionale mai risolta che vede contrapposte la maggioranza meticcia e le mille minoranze indie. Un paese contraddittorio, il cui governo si vanta di aver dato l’istruzione gratuita a tutti e poi mostra i volti bambini dei minatori di Potosí, che, sfruttati come i loro antenati, scavano nelle viscere della montagna masticando coca per 4 dollari al giorno.

Questi volti scuotono la coscienza e non si può far finta di non aver visto, mentre si cammina nell’altopiano o in un salar, anche perché in certi luoghi è in pratica impossibile evitare di guardarsi intorno e dentro.

 

Il sesto continente

La Bolivia è soprattutto un paese tropicale, con due terzi del suo territorio costituito da bassopiano e occupato da selve e savane, ma indubbiamente le terre alte della regione andina rappresentano fin dall’antichità il fulcro economico e culturale del paese, e resta quindi la zona più visitata.

A questo va aggiunto il fascino di conoscere l’avventura quotidiana dell’uomo e della sua cultura in alta quota.

La conoscenza del mondo boliviano che s’innalza oltre i 3.000 metri, da molti considerato inserito in un vero e proprio “sesto continente”, potrebbe avvenire prima attraverso la scoperta dell’area di transizione. Si tratta di un territorio in cui le pendici delle Ande degradano verso l’Amazzonia, dai 3500 ai 400 metri di quota.

Questo si rivela un vasto corridoio verde protetto dai parchi nazionali tra cui l’Amborò, che può permettere un buon acclimatamento se si affrontano trekking che salgono gradualmente fino a 3000 metri, in zone ancora vergini.

Seguendo poi un itinerario che risale i contrafforti delle Ande, ci si avvicina alla cultura e alla storia del Paese, dalla misteriosa Samaipata, alla città bianca di Sucre, fino poi a raggiungere, a quota 4067, la coloniale Potosí, la città più alta del mondo, dove l’uomo con ostinazione lotta per la vita.

Questa città, dichiarata Patrimonio dell’Umanità, conserva ancora il suo triste splendore, cresciuto durante l’impero spagnolo. Grazie alla sua ricca montagna, era la maggiore fonte di argento del mondo e tomba di milioni di schiavi indios e africani.

L’argento ora è diminuito, ma nelle viscere del Cerro Rico si continua ad estrarre ancora minerali e attira anche migliaia di “peones” dell’altopiano in cerca di fortuna.

I minatori penetrano la montagna con la dinamite, in condizioni proibitive e pericolose: la loro vita media è intorno ai 45 anni.

La visita delle miniere resta un’esperienza forte ed è organizzata da agenzie che forniscono l’attrezzatura necessaria.

Oltre ad essere accompagnati da guide esperte e sensibili, occorre accettare un margine di rischio per calarsi negli stretti cunicoli privi di qualsiasi norma di sicurezza, dove è sempre buio e l’aria è avvelenata.

Una visita faticosa, sconsigliata a chi soffre di claustrofobia o non si è ancora acclimatato.

 

L’incanto del Salar d’Uyuni

L’itinerario che percorre le orme delle carovane del sale permette di imbattersi in tante altre realtà.

Un tragitto interessante, che da Potosí conduce alla città d’Uyuni, fa da porta d’ingresso all’abbagliante e sterminata distesa dell’omonimo deserto di sale.

La cittadina è la base per la visita al salar e alle lagune, diventando quindi una meta obbligata per i turisti. Nonostante siano aumentate anche le proposte di “pacchetti” per un turismo mordi e fuggi, molti dei luoghi restano remoti e autentici.

Tra i tanti esempi Colchani, principale centro d’estrazione del sale, ancora alla base dell’economia locale, merita sicuramente una visita.

Qui gli operai raschiano la superficie con piccone e pala per raccogliere il sale in piccoli cumuli a forma di cono, coperti di passamontagna e occhiali scuri a protezione del vento e dei raggi solari.

L’ingresso nella pianura di sale regala poi un gran miraggio: una distesa piatta, accecante come un manto di neve, delimitata all’orizzonte solo dalla curvatura della terra, un regno di dimensioni cosmiche che occupa 10.000 chilometri quadrati, formando il più alto deserto salato al mondo, con la superficie salina dura come il marmo e friabile come un biscotto con uno spessore che varia dai 2 ai 10 metri.

Un ambiente da proteggere, o almeno così vorrebbe la natura, se non fosse che qui si trova anche la riserva più grande al mondo di litio, un metallo leggero usato nell’industria elettronica e quindi interessato da grossi programmi di sfruttamento.

Arginati per il momento i progetti d’estrazione, il futuro d’integrità dell’affascinante “miraggio” del Salar d’Uyuni, in un paese povero, resta però notevolmente incerto.

Sullo stesso piano, più a sud, c’è la visita alla Reserva Nacional de Fauna Andina Eduardo Avaroa (REA), con i deserti d’alta quota, le fumarole dei geyser di Sol de Manana, le pozze sulfuree di Polkes, i vulcani e le tantissime lagune salmastre dai colori diversi, le cui tonalità variano durante la giornata con il mutare della luce, dal rosso acceso al ruggine, dal celeste al bianco, dal turchino al verde smeraldo.

In questo paesaggio naturale, inabissato nel silenzio, ci si può immergere nelle acque termali o andare anche sui vulcani che si specchiano nelle lagune, come ad esempio il Licanbur (m 5916).

Si sale per circa sei ore, attraverso un ripido canalone, privo di difficoltà tecniche. Da vedere anche la parte nord ovest dell’altopiano.

 

L’impero del sole

La Paz, situata a 3650 metri d’altezza, è la capitale più alta al mondo.

Base ideale per raggiungere anche le rovine di Tiahuanaco, mentre i più allenati possono intraprendere ascensioni alle vette della Cordillera Real.

A poche ore di bus si arriva facilmente al sacro Lago Titicaca, che è grande 8300 chilometri quadrati e si trova su un altopiano a 3856 metri d’altitudine, al confine tra la Bolivia e il Perù.

È il posto ideale per entrare in sintonia con la “Pachamama” (Madre Terra), perché conserva un’atmosfera magica con una veduta straordinaria delle Ande. Intorno al lago ci sono i luoghi più sacri della spiritualità Inca, i cui capostipiti Manco Capac e Mama Ocllo, figli del dio Sole, uscirono fuori dalle acque del lago.

Era il luogo quindi di uno dei pellegrinaggi più famosi dell’Impero del Sole, lungo un cammino rituale di 22 chilometri che partiva da Yunguyo e arrivava all’Isla del Sol.

La cittadina di Copacabana è il centro più importante, il suo mercato locale è il migliore per acquistare a buoni prezzi tessuti e indumenti in lana e del folclore boliviano, soprattutto grazie alle centinaia di rappresentazioni differenti a cui è possibile assistere durante le feste dei villaggi, dove è probabile che si balli per una giornata intera.

Su ogni paesaggio, su ciascun volto, in tutte le storie incontrate nel corso del viaggio proposto in queste pagine, sono indelebili i segni di quella meravigliosa “diversità culturale” che insieme alla biodiversità formano una faccia unica di questa ricchezza planetaria.

 

La Paz, la città dei contrasti

La capitale più alta del mondo si estende adagiata in una conca, simile al cratere di un vulcano, dove la sera s’accendono migliaia di luci, al punto da farla sembrare “come un cielo capovolto”, di una delle città invisibili del romanzo di Italo Calvino.

È la città dei contrasti, dove convive il moderno con l’antico, la ricchezza con la povertà, uomini d’affari in giacca e cravatta e lustrascarpe dai volti coperti che nascondono la loro identità perché si vergognano di svolgere un lavoro ritenuto umile.

 

 

Conta più di 15 musei: oltre ai tradizionali c’è il Museo della Coca, che offre spiegazioni sulla foglia sacra e sull’importanza che ha nella cultura andina.

A chi vuole conoscere la vera La Paz consigliamo di recarsi nei suoi mercati, quello tradizionale dell’Hechiceria, con una zona dedicata alla stregoneria, oppure in quello più popolare di Calle Comercio, in tutti si respira ancora l’atmosfera indigena e meticcia.

 

Gli itinerari consigliati:

Bolivia: Parque Nacional y Area de Manejo Integrado Amborò

 

Bolivia: Occhio dell’Inca

 

Bolivia: Uyumi Salar – Isola Inca Wasi

 

Bolivia: Parco Nazionale REA – Laguna Colorada

 

Bolivia: Trekking Isla del Sol

 

Libri

 

Per meglio orientarsi nella visita di uno dei Paesi più affascinanti dell’America Latina segnaliamo la guida Bolivia: Il cuore dell’America Latina di Anna Maspero.

Da sapere

  • Non esistono collegamenti diretti tra Italia e Bolivia.
  • Combinazioni di volo sono offerte da numerose compagnie con scali intermedi. Non c’è bisogno del visto, in uscita dal paese bisogna pagare una tassa di 25 dollari USA.
  • La moneta è il peso boliviano, 1 euro vale circa 8,5 Bs. Il fuso orario è di meno 6 ore con l’ora legale. La lingua è lo spagnolo, ma sono parlate anche lingue indigene. Le stagioni sono invertite rispetto all’Italia. La profilassi per la malaria è utile per le zone tropicali.
  • Si viaggia soprattutto con i numerosi mezzi pubblici, economici, rumorosi e affollati quanto basta, per vivere un’avventura autentica.
  • In alcune zone è necessario appoggiarsi ad agenzie specializzate.
  • Nei centri maggiori esistono hotel per tutte le tasche, nel resto del paese bisogna adattarsi. Le feste sono più di un migliaio, è difficile finire un viaggio senza aver assistito.

 

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