Nel bel mezzo del gelido Oceano Atlantico del nord, c’è un gruppo di isole rocciose abitate prevalentemente da pecore e uccelli marini: le isole Faroe sono la più selvaggia delle destinazioni scandinave, siamo andati per voi a conoscere questo remoto arcipelago

18 marzo 2020 - 13:36

Molte persone non sanno dove sono collocate, alcuni addirittura non le hanno mai sentite nominare.

Politicamente sotto le dipendenze della Danimarca, le Isole Faroe, o Faer Oer, sono geograficamente poste a Nord Ovest della Scozia e più o meno a metà strada tra Norvegia e Islanda.

Un arcipelago di 18 isole che occupa un’area di 1400 chilometri quadrati e ospita meno di 50.000 abitanti in totale.

Un vero paradiso per gli amanti della tranquillità anche perché, proprio a causa della loro posizione geografica, non sono ancora state scoperte dal turismo di massa.

Le isole Faroe, sono un amalgama di basalto senza uguali al mondo, montagne che sfiorano i 900 metri, mille chilometri di costa ed un mare che è sempre li a due passi, una presenza costante che da qualsiasi punto dell’arcipelago lo si guardi, dista al massimo meno di 5 chilometri.

 

Leggende da sfatare

Per comprendere maggiormente “l’essere speciale “ di questo magico arcipelago, bisogna obbligatoriamente non scivolare nei soliti cliché.

Il nome per esempio: Føroyar che non significa “isole lontane”, ma isole (dal danese Øerne) delle pecore (fare); effettivamente con oltre 75000 ovini, tre pecore ogni due residenti, non vi è nome più azzeccato.

Il clima poi e “meno peggio” di quanto si pensi: il vento spesso implacabile, accompagna ogni stagione e le balene che frequentano queste coste ci ricordano che siamo a latitudini sub artiche, ma grazie alla corrente del Golfo, nevica davvero poco e nessuno dei numerosi porti ghiaccia durante l’inverno, nella stagione invernale il termometro raramente scende sotto lo zero, d’estate si ferma intorno ai 13 gradi.

La metà degli abitanti, circa cinquantamila, vive nella capitale Torshavn; il resto distribuiti nei minuscoli villaggi dell’arcipelago si ritrova alla sera nelle proprie case e non sui banconi dei pub che sono praticamente inesistenti.

La pesca poi è effettuata o tramite ampi stabilimenti di itticoltura (specialmente di salmoni) oramai sparsi i diversi fiordi, o tramite grossi pescherecci che salpano continuamente per scaricare merluzzi e potassoli direttamente nelle aste per poi esportarli.

Se si cercano mercatini pittoreschi o situazioni da cartolina, si potrebbe rimanere delusi, anche se qualche eccezione c’è: a Gesadalur, nell’isola di Vagar, mamma e figlia gestiscono un delizioso “Cafè” dove è possibile gustarsi qualche buona specialità locale cucinata al momento o anche solo una fetta di torta alla cannella fatta in casa, il tutto in un contesto fiabesco con vista sull’Atlantico.

Ma c’è altro: un paesaggio vulcanico “martoriato” per oltre 60 milioni di anni da mareggiate, bufere e gelidi venti, coperto da un manto smeraldo; alberi rarissimi ma campi e prati che come si fanno ammirare anche sui tetti di case, chiese ed ogni altro edificio.

Il prato sul tetto è una tradizione fortemente sentita (il lagtak) di cui ogni faroese porta avanti con elegante ostinazione.

Meno verde è lo strato di guano che ricopre parte delle scogliere, dei pinnacoli, delle incredibili formazioni rocciose che uno straordinario mondo alato ha scelto come dimora.

Tutta l’avifauna dell’arcipelago e impressionante per quantità e varietà, ma l’isola di Mykines in particolare è un vero paradiso per gli amici pennuti.

Qui vi passano decine di migliaia di migratori, ma moltissimi uccelli marini si fermano a nidificare occupando ogni anfratto delle rocce.

Tra le specie più diffuse vanno sicuramente ricordate, anche in faroese: le Pulcinella di mare (Fratercula arctica) in dialetto “lundi”, simpaticissime per la loro goffaggine nell’atterrare presso la tana con il becco pieno di pesci.. un pò ovunque i Labbi (Stercorarius parasiticus) “kjogvi”, spietati predatori, le sule (Morus bassanus) e l’ Uccello delle tempeste (Hydrobates pelagicus) “drunnhviti”, i Fulmari (Fulmarus glacialis) “hevhestur”, il gabbiano tridattilo (Rissa tridactyla).

Sulle scogliere, le Urie (Uria aalge) “lomvigi, la Gazza marina (Alca torda), le sterne artiche (Sterna paradisea), gli Edredoni (Somateria mollissima) e la onnipresente Beccaccia di mare (Haematopus ostralegus).

 

Un territorio da esplorare

Le coste dell’arcipelago che guardano alla Norvegia, 600 chilometri più a est, sono degradanti, al contrario di quelle occidentali che scendono a picco sul mare.

Nel mezzo, un arcobaleno di colline, fiordi e cime che incastonano verdi pianori.

Ci si rende subito conto, che il territorio delle Føroyar è da esplorare quasi esclusivamente in macchina in quanto ci si muove molto via terra.
L’Oceano lo si vede sempre, ma lo si sfiora di rado; la rete stradale (sempre in ottime condizioni) e capillare lungo le coste e guidare di isola in isola è un vero piacere.

Ci sono oltre 40 chilometri di gallerie, circa una ventina di cui due sottomarine (a pagamento) ma solo quattro semafori (tutti nella capitale); il limite di velocità si ferma a 80 chilometri/ora e gli incidenti annuali sono praticamente inesistenti.

Da Streymoy e Eysturoy (le due isole più grandi) si arriva ovunque: a nord tra le “norooyggjar” una versione più intensa e spettacolare ed a tratti più bella delle Highlands scozzesi.

A Vagar, l’isola i cui gli inglesi durante la seconda guerra mondiale costruirono l’odierno aeroporto delle Faroe, ci si arriva con uno spettacolare tunnel sottomarino, e fanno bella mostra di se piccoli villaggi da cartolina.

Gàsaldur, fino a non molti anni fa era completamente isolato dal resto dell’isola, sovrastato da un monte ed in bilico su una scogliera dal mare sempre in tempesta, e poi Sørvagur, Sandavagur e Miovagurin le cui case sfiorano l’Oceano.

Per Suouroy, infine sono necessari due ore di navigazione da Torshavn, ma l’isola condensa l’essenza di questo arcipelago: fiordi mozzafiato, chiesette in mezzo al nulla, microvillaggi fiabeschi.

Il meglio delle Faroe, indiscutibilmente, lo si ha dall’alto; una prospettiva per fortuna accessibile a tutti.

Non di rado, da queste parti, ci si sposta in elicottero: un viaggio di dieci minuti, sufficiente per un tragitto altrimenti impegnativo (per esempio, l’indisponibilità dei battelli per burrasca) può costare come un taxi da Roma all’aeroporto, e questo vale sia per i residenti che per i turisti.

A proposito, alle Faroe l’elicottero si dice “tyrla” e molti altri vocaboli sono sostituiti in lingua locale.

Si fa presto a capire che qui ci tengono davvero molto alla lingua ma non è per snobbismo, il faroese, che ha oltre un millennio di anni, da queste parti la parlano davvero tutti, dimostrandosi una lingua più viva che mai.

 

Una storia avventurosa

I primi a stabilirsi con continuità in questo arcipelago furono dei monaci del Regno Unito, ma troppo pochi per lasciare tracce di se; con i norvegesi, a partire dal VIII secolo, la colonia divenne stabile.

La popolazione, un decimo di quella attuale (e rimasta tale sino a pochi decenni fa..), ha conosciuto anche il dominio danese, ma soltanto nel XIX secolo le Faroe prende seriamente la via del mare.

La pesca diventa un piccolo business promettente e i capitani dell’arcipelago in breve tempo si scoprono dei fuoriclasse del mare, richiestissimi sui pescherecci di mezzo mondo.

Ed oggi? Da 70 anni le Forøyar sono un territorio autonomo davvero singolare: su relazioni internazionali e difesa decide il governo di Copenaghen, per tutto il resto i faroesi fanno da sé: finanze, tasse, istruzione ed quant’altro.

Non siedono alle Nazioni Unite ma eleggono il proprio Parlamento (tra i più antichi al mondo) e a quello del Regno di Danimarca inviano due rappresentanti per ogni legislatura.
Ma qual è l’anima più profonda dei faroesi, cos’è che tiene insieme tutto questo?

Inaspettatamente, è il canto!

In questo, ma nella musica in generale, i faroesi eccellono per quantità e qualità in un modo che pare andare oltre qualsiasi spiegazione.

Compositori e performer delle Forøyar, sbaragliano i talent-show, incidono per etichette di mezzo mondo, e si esibiscono ovunque.

Il segreto? Mi spiegano “l’impegno per noi è un divertimento, ed il divertimento sta nello stare insieme, nello sperimentare.

Solisti, piccoli gruppi, grandi band: sono tutti elementi di un unico spirito, quello della creatività e del senso di appartenenza…”

I festival musicali (imperdibile il G!Fest) si sovrappongono al calendario di feste religiose e battute di pesca, tutto l’anno in una magica alchimia: inserirsi tra i capricci del clima e le pieghe bizzose delle maree, creando altri ritmi condivisi e naturali, da oltre mille anni.

 

Le impressioni di un viaggiatore

Quando mi si è presentata l’opportunità di realizzare un reportage delle isole Faroe, mi sono perso per qualche attimo in un sogno ad occhi aperti.

Ho visitato questo arcipelago in una primavera fredda e coperta da nubi incessanti, eppure i giorni trascorsi li, sono stati un distillato di momenti ed emozioni uniche.

In questo singolare arcipelago ho osservato come la presenza dell’uomo non si sforza di prevalere ma quasi si mimetizza in tutta questa natura, scoscesa e uniforme, del tutto verde senza essere mai rigogliosa.

Qui l’uomo non domina, convive; spesso si adatta ad una forza più grande di lui, segue le correnti, i venti, le stagioni.

Alle Faroe non c’è partita: vincono il muschio, il vento, l’oceano.

La natura e protagonista assoluta, una natura che difficilmente concede sconti e soprattutto fa sempre quello che vuole e più volte al giorno: nelle 24 ore ci sono ottime possibilità di vedere 3, 4, 5 condizioni climatiche differenti, magari ripetute più volte nel corso della giornata.

Sarà questo che rende così misteriosamente affascinante questo arcipelago: l’imprevedibilità.

Intendiamoci, nulla di preoccupante: scarpe da trekking ed una buona giacca impermeabile saranno i nostri preziosi compagni di viaggio che ci ripareranno da un improvviso temporale o dal muschio bagnato in una nostra escursione.

E come una presenza fissa la natura delle Faroe e te ne accorgi subito: in ogni profumo, in ogni frase detta, nei sorrisi dei suoi abitanti e nella loro ironica fatalità.

La senti nei sapori forti della cucina e la vedi sotto forma di prati sui tetti delle case, che si confondono indolenti negli spazi aperti che non incontrano ostacoli.

Perché nonostante le dimensioni contenute (Streymoy, la più grande delle isole che ospita la capitale Torshavn, è poco più grande dell’Elba) le Faroe sembrano sconfinate: forse per le centinaia di chilometri di coste o semplicemente perché si può viaggiare e viaggiare senza incrociare segni di vita umana, avvolto da un verde imponente e placido di queste isole assolutamente uniche.

Un sentito ringraziamento al signor Contri per i preziosi consigli, al dottor Nunzio Catena per l’amicizia, all’Ente Turismo Faroe (https://visitfaroeislands.com) per l’ospitalità

 

NOTIZIE UTILI

Le Faer Oer sono tra i Paesi più piovosi al mondo, occorre armarsi di un impermeabile e di tanta pazienza; c’è una forte escursione termica, è possibile vivere 4 stagioni in un solo giorno.

L’attività turistica si svolge prevalentemente d’estate, tra inizio giugno e settembre. Fine luglio coincide con le festività di “lavsøka”.

La lingua nazionale è il faroese, ma l’inglese e conosciuto ai più.

Essendo una regione autonoma, esiste una moneta locale, la Corona faraoese, ma è accettata la Corona danese.

Le carte di credito vengono usate comunemente e si evita di dover cambiare valuta. Le Faroe si trovano sullo stesso fuso orario di Greenwich, cioè l’ora esatta è un’ora in meno rispetto all’Italia, anche d’estate.

Relativamente ai documenti, i cittadini italiani e dei restanti Paesi UE possono visitare le Faer Oer con un passaporto valido.

Per mettersi in viaggio, l’arcipelago e facilmente raggiungibile in aereo da Copenaghen con voli diretti a Vagar della compagnia di bandiera ATLANTIC (www.atlantic.fo/en/).

Alle Faroe vi è un buon servizio bus ma l’ideale e noleggiare una macchina per raggiungere ogni angolo dell’arcipelago, in libertà. AVIS autonoleggio https://www.avisworld.com.

Per dormire suggeriamo Torshavn, dove il Føroyar Hotel offre una splendida vista su tutta la capitale (http://hotelforoyar.fo/en/).

Nella pittoresca Gjogv la guestshouse Gjàargardur (https://gjaargardur.fo/) è davvero confortevole.

Prima di partire da consultare il prezioso ed aggiornato sito dell’Ente Turismo (https://visitfaroeislands.com)

 

 

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