Trentino-Alto Adige, Gruppo Sella: in viaggio nelle valli Ladine

Visto dalle altre cime dolomitiche o dai passi che lo circondano, il gruppo del Sella ha un aspetto massiccio e compatto.

19 luglio 2022 - 10:11

Le sue impervie pareti, grigio pallido, si innalzano ripide come bastioni, tanto da farlo sembrare una fortezza, baluardo che sorveglia l’accesso alle vallate ladine, per le quali rappresenta proprio una sorta di fulcro.

Il Sella, con i suoi versanti è la montagna della Val Gardena, della Val di Fassa, della Val Badia e di Livinallongo.

Forse, più di altre, può essere considerata la montagna dei ladini, etnia che mantiene, ancora oggi, una forte identità culturale e un senso di appartenenza, confermato anche dalla lingua, il ladino, che ancora oggi viene parlato nei loro paesi di montagna.

Osservato più da vicino, il Sella sembra diverso, meno compatto e monolitico e si rivela come un insieme di agili guglie rocciose e pinnacoli, dalle forme inconsuete e straordinarie, uno scrigno di scenari incantati che hanno reso il massiccio famoso in tutto il mondo.

Le distese desolate e i brulli pianori rocciosi delle sue sommità sono solcati da profondi canyon che degradano incidendo il massiccio da parte a parte, consentendo accessi semplici alla vetta, la cuspide del Piz Fassa, una delle più panoramiche dei monti pallidi.

La vista, a 360°, consente di ammirare la Marmolada, con i suoi bianchi ghiacciai, il gruppo del Sassolungo, il Catinaccio, il Pelmo, il Civetta e, in lontananza, le Tofane.

Sul brullo altipiano del Sella si trovano alcuni rifugi, tra i quali, i più caratteristici sono il Rifugio Boè e il Rifugio Cavazza al Pissadù. Come parecchie altre strutture ricettive del Trentino Alto Adige, furono edificati dal Club Alpino Tedesco-Austriaco.

Il Boè fu inaugurato nel 1894 dalla sezione di Bamberga dalla quale prendeva il nome. Il suo successo fu tale da indurre la stessa sezione alla costruzione della Pissadù Hutte, inaugurata nel 1903.

Dopo la prima guerra mondiale i rifugi, divenuti “italiani”, furono dati in gestione alla SAT (Società Alpinisti Tridentini).

La Bambergerhutte divenne Rifugio Boé; il Rifugio Pissadù venne ristrutturato nel ’40 grazie al contributo della famiglia Cavazza che voleva onorare la memoria di Franco Cavazza, socio del Cai di Bologna, caduto in guerra in Albania.

Nel 1942 la struttura fu rilevata dal Cai di Bologna che lo intitolò definitivamente a Franco Cavazza.

Alle pendici del Sella sono situati i passi di Campolongo, Gardena, Pordoi e Sella, così descritto da Hermann Delago: “il Passo Sella è il più bello di tutti i passi delle Dolomiti e nessuno si sognerà mai di contraddire questa asserzione”.

In effetti dal Passo Sella e dalle zone limitrofe la visuale è di rara bellezza e grandiosità. Particolarmente suggestive sono le snelle Torri del Sella, contrapposte all’imponente mole della Marmolada, col suo scintillante ghiacciaio.

Il Passo Gardena (2121 m) è una rapida via di comunicazione tra la Val Gardena e la Val Badia, inserita tra le ripide rocce del Sella e il frastagliato gruppo del Cir.

Questi valichi, con il Passo di Campolongo e il Passo Pordoi, punto di partenza dell’itinerario qui descritto, sono le tappe del famoso “Sella Ronda”, il periplo del massiccio, percorribile in auto o a piedi, d’estate, e con impianti e sci, d’inverno.

Ogni valico può essere punto di partenza per escursioni, non solo sul gruppo del Sella ma anche sulle montagne circostanti.

Dal Passo Sella inizia l’itinerario che consente di compiere il periplo del Sassolungo, escursione semplice e particolarmente spettacolare, con visioni panoramiche sul massiccio dalle magnifiche Torri del Sella, sino a tutto, o quasi, in versante gardenese.

Dal Passo Gardena, punto di arrivo della nostra traversata descritta nell’itinerario, si entra nel Parco naturale Puez Odle che, da molti versanti, consente ottima visuale sul massiccio del Sella e, soprattutto, sul canyon della Valle di Mezdì.

Dal Passo Pordoi è possibile percorrere l’itinerario del Viel del Pan, un sentiero in quota, proprio tra il gruppo del Sella e della Marmolada. Dal Passo di Campolongo, infine, si trova l’accesso più selvaggio per la vetta del Sella, il Piz Fassa.

Dal rifugio Vallon Kostner, invece di proseguire verso il Passo Pordoi, come descritto nel secondo itinerario, è possibile salire il ripido intaglio del sentiero n. 638, una ripidissima e solitaria forcella, con tracce di sentiero, su pietraia e terriccio, non sempre evidenti, sino a sbucare su un tratto roccioso e poi in vetta. Attenzione in caso di nebbia.

 

Il ladino

Orgogliosi delle loro tradizioni e della loro cultura, gli abitanti delle valli che si snodano alle falde del Sella (Val Gardena, Val Badia, Val di Fassa, Livinallongo) mantengono ancora oggi l’uso della “Lingua Ladina”.

In Val Gardena e in Val Badia, su cartelli e indicazioni, accanto all’Italiano e al Tedesco della regione autonoma Trentino Alto Adige, ci sono anche i nomi in Ladino.

Gli stessi nomi appaiono su luoghi di interesse pubblico come il comune, il municipio, l’Apt, e anche su case private.

Radio Gardena trasmette programmi e musica tradizionale in Ladino, come avviene del resto presso la sezione regionale di Rai Tre, con una striscia quotidiana serale.

La lingua ladina ha origine in tempi remoti, in età romana e pre romana. Tale idioma si è preservato anche grazie all’isolamento, causato dall’asperità del territorio.

Lo stesso isolamento ha fatto sì che il ladino non si diffondesse al di fuori di queste zone. In tempi più recenti l’idioma originario venne contaminato con termini tedeschi e italiani.

Nel 1952 venne istituita ad Ortisei la ”Unions di Ladins”, associazione per mantenere le tradizioni e le peculiarità della “lingua” ladina.

Gli itinerari

_ Traversata del Gruppo del Sella

_ Dal Rifugio Vallon Kostner al Passo Pordoi

 

 

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