Esplorando queste coste si incontrano luoghi selvaggi, spiagge incontaminate o lidi attrezzati ma, anche, paesi di pescatori e importanti porti dove l’uomo, da secoli, ha posizionato il fulcro delle proprie attività socio-economiche.
Questo è un luogo dove natura e turismo convivono armoniosamente con tradizioni antichissime e sviluppo moderno, un luogo in cui l’uomo e le sue attività caratterizzano il territorio (e la sua cucina) in modo sostenibile.
Forse, la Puglia è più celebre per i suoi primi piatti, i formaggi, le carni, l’olio e il vino, ma è ovvio che una regione in cui il mare riveste un ruolo di primaria importanza, vanti una tradizione gastronomica marinara ed offra piatti a base di pesce, anche ricercati e raffinati, sia sulla costa che nelle zone interne.
Percorrendo la quasi interminabile costa adriatica, spesso ci si può imbattere nei trabucchi.
Si tratta di complesse e fantasiose macchine per pescare che, con il loro groviglio di reti e legno, appaiono come surreali sentinelle del mare.
Realizzato in legno, il trabucco è costituito da un palo centrale proteso sull’acqua, sopra il quale si pone a cavalcioni la vedetta, il cui compito è segnalare con un grido l’entrata del pesce in una delle reti.
A questo punto i compagni della vedetta devono prontamente far girare l’argano a pavimento che, tramite funi e carrucole, permette di recuperare la preda.
Sono perfette le parole di Rosso che, in “Gargano magico”, definisce il trabucco come “vetusto congegno formato da pali, tralicci, carrucole (…), bellissimo a vederlo proiettare sull’orizzonte con i suoi complicati rameggi…”.
Spostandoci sulla costa jonica, giungiamo a Taranto. Qui la miticoltura, l’allevamento di cozze e ostriche, ha radici antichissime e rappresenta da sempre un’importante fonte di reddito per l’economia locale.
Il mare Piccolo e il mare Grande, costituiti da acque pulite e ricche di plancton, pullulano di sorgenti sottomarine d’acqua dolce chiamate “citri”, che forniscono ai molluschi l’habitat ideale, perché possano affinare l’aroma in modo da renderli così pregiati.
La coltivazione è il frutto di un ingegnoso metodo messo a punto già nel Medioevo, che consiste nel calare le larve sui fondali attaccate a reste in fibra vegetale.
Anche le barche utilizzate alla raccolta del prodotto, rappresentano una peculiarità: appaiono infatti tutte squilibrate a poppa, verso il pozzetto, con il pianale di carico spostato posteriormente.
Quando lo spazio sulla barca, al di fuori dei vivai, è occupato dagli operai o dal raccolto, il vogatore si posiziona a prua ed usa un unico remo come nel caso dei gondolieri veneziani; si tratta del solo natante al mondo che, carico, procede di poppa anziché di prua.
Oggi, la città di Taranto, è considerata la “capitale della cozza” , nonostante la produzione annuale, stabilmente assestata sulle trentamila tonnellate, non sia sufficiente a soddisfare interamente la domanda nazionale.
Per la tutela di questo prezioso prodotto è stato proposto un marchio collettivo comunitario, una sorta di protezione che dovrebbe permettere al mercato di poterlo individuare e riconoscere meglio, fornendo gli strumenti per una tracciabilità della filiera dalle acque di produzione fino alla vendita al dettaglio.
In tutta la regione si sta diffondendo un nuovo tipo di turismo che consiste in una attività integrativa alla pesca tradizionale e che offre la possibilità agli operatori del settore di ospitare, a bordo delle proprie barche, un certo numero di persone diverse dall’equipaggio, per lo svolgimento di attività turistiche e ricreative.
È un nuovo concetto di turismo che, con brevi escursioni lungo le coste, l’osservazione delle attività di pesca professionale, la ristorazione a bordo o a terra, si prefigge di avvicinare il grande pubblico al mondo della pesca, anche grazie all’eccezionale bellezza paesaggistica, alle particolarità geologiche e geomorfologiche e alla limpidezza dei fondali delle più interessanti località turistiche pugliesi.
I visitatori si trasformano, in questo modo, in entusiasti e partecipi attori, inseriti in modo armonico negli usi e nelle tradizioni di questa attività, contribuendo a mantenere integra una realtà rispettosa dell’ecosistema marino, spesso danneggiata da atti che non tengono conto della realtà locale e da legislazioni pensate per una pesca “oceanica”.
Associato all’attività di pescaturismo sta recentemente nascendo l’ittiturismo, che consiste invece nell’accoglienza e ospitalità di turisti da parte dei pescatori nelle proprie abitazioni e nell’offerta di ristorazione e degustazione dei prodotti del mare.
Quale modo migliore, allora, per scoprire i sapori che gli oltre 800 chilometri di coste pugliesi possono offrire?