Poche righe di grande poesia descrivono lo struggimento e la malinconia che assalirono D’Annunzio nel 1928, dopo aver ascoltato presso il suo Vittoriale il Coro di Aggius, composto allora da Anton Pietro Cannas, Pietro Sanna, Giorgio Spezzigu, Salvatore Stangoni e, non ultimo, Giovanni Andrea Peru, cui fu indirizzata la lettera con tale testo.