Camminare col caldo: 10 segreti per non stare male d’estate

Le belle giornate di sole sono un invito a camminare, ma il caldo presenta rischi da non sottovalutare: ecco alcuni segreti per restare freschi, idratati e lucidi e godersi la propria passeggiata

6 giugno 2025 - 13:46

Camminare col caldo: 10 trucchi per camminare d’estate senza stare male

Le belle giornate di sole, la voglia di scoprire posti nuovi, o anche solo il desiderio di rilassarsi: con l’estate torna la voglia di camminare.

Il caldo, però, può rappresentare un rischio o, semplicemente, impedire di goderci la nostra passeggiata.

Non parliamo dell’opportunità o meno di camminare a mezzogiorno sotto il solleone – spoiler: non si fa – ma di come si possa andare a piedi senza rovinare l’esperienza o, peggio, sentirsi male, quando le temperature aumentano.

Per questo bisogna imparare ad ascoltare il corpo e scegliere strategie che aiutino a mantenere freschezza, lucidità e benessere.

Ecco 10 accorgimenti, semplici ma poco noti, per godersi davvero la camminata, anche nelle giornate più calde.

 

1 –  Respirare dal naso: raffredda il corpo e calma il sistema nervoso

Camminando quando fa caldo, respirare dal naso invece che dalla bocca può sembrare un dettaglio, ma fa un’enorme differenza.

Il naso filtra, umidifica e raffredda l’aria prima che entri nei polmoni, aiutando il corpo a mantenere un equilibrio termico stabile.

Ma non è solo questione fisica: il respiro nasale stimola il nervo vago, attiva la risposta parasimpatica e contribuisce a calmare il sistema nervoso, riducendo la sensazione di stress termico.

Vari studi hanno evidenziato che la respirazione nasale migliora la tolleranza al calore, migliorando la lucidità.

Puoi provarlo facilmente: inspira ed espira solo dal naso, in modo lento e silenzioso, per 2–3 minuti ogni mezz’ora di cammino.

Ti sentirai più centrato, meno affaticato e con la mente più lucida.

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2 – Acclimatarsi: l’esposizione graduale al caldo

Non tutti sanno che il corpo può imparare a tollerare meglio il caldo, proprio come si allena alla resistenza o alla forza.

Bastano 3 – 5 giorni di camminate brevi, di 20 – 30 minuti, quando comincia a fare più caldo, con idratazione attenta, per migliorare la risposta sudoripara e la stabilità cardiovascolare.

L’acclimatazione riduce il rischio di colpo di calore e migliora la capacità di dissipare il calore prodotto.

È una pratica ben documentata negli studi di fisiologia ambientale e utilizzata in ambito sportivo, soprattutto per preparare gare in ambienti caldi e umidi.

Questo non vuol dire ovviamente che bisogna abituarsi al caldo, acclimatandosi tra le 12 e le 14.

Le ore in cui fa più caldo non si cammina, o comunque non sotto il sole.

 

3 – Pre-raffreddamento: il benessere a partire dai polsi

Prima di cominciare a camminare, applica acqua fresca o impacchi freddi su zone strategiche: polsi, caviglie, nuca, parte interna dei gomiti e dietro le ginocchia.

Si tratta dei cosiddetti “punti di impulso”, dove i vasi sanguigni sono più superficiali: raffreddarli aiuta a diminuire la temperatura e creare una riserva termica.

Secondo il Journal of Athletic Training (2015), il pre-raffreddamento può migliorare la tolleranza al caldo e ritardare il senso di affaticamento.

Ma è importante non esagerare: l’acqua deve essere fresca, non gelata, e va usata con buon senso.

Anche nel caso in cui ci si senta particolarmente affaticati, bagnarsi i polsi con acqua è un ottimo rimedio per riprendersi.

4  – Curare la pelle, l’organo della termoregolazione

La pelle è l’organo principale della termoregolazione.

Sudare bene – non troppo, non troppo poco – è essenziale.

Ma una pelle disidratata, irritata o coperta da prodotti occlusivi ostacola questo processo.

Usa creme solari minimali, non comedogene, e dopo la camminata idrata la pelle con aloe vera o oli leggeri naturali (come jojoba o mandorla), che aiutano la pelle a recuperare e a mantenere la sua funzione di scambio termico.

Il film idrolipidico cutaneo ha un ruolo diretto nella qualità dell’evaporazione del sudore e nella dispersione del calore.

Prendersi cura della pelle, quindi, non è una questione estetica, ma di salute: prima, durante e dopo una camminata.

_Come prendersi cura della pelle quando fa caldo

 

5 – Lana merino, alleato contro il caldo

Primo comandamento: il cotone no, no, e poi no.

Questo tessuto trattiene infatti il sudore e, una volta bagnato, crea disagio, ostacolando l’evaporazione che serve a raffreddare il corpo.

Meglio optare per tessuti tecnici traspiranti oppure per lana merino a grammatura leggera, che è naturalmente termoregolante e rimane asciutta più a lungo.

Uno studio dell’International Journal of Sports Physiology and Performance ha dimostrato che i tessuti che favoriscono la dispersione del sudore migliorano il comfort termico anche in condizioni di calore elevato.

_Tutto quello che c’è da sapere sull’abbigliamento per le camminate estive

 

6 – La digestione può moltiplicare il disagio da calore: attenzione a cosa si mangia

Camminare sotto il sole dopo pasti, soprattutto se pesanti, aumenta la temperatura interna.

Infatti la digestione stessa è un processo termogenico.

Quando il corpo deve scegliere tra digerire o raffreddarsi, va in difficoltà.

È importante pianificare i pasti in modo che siano leggeri, ricchi d’acqua – frutta, verdura, cereali integrali – e poveri di grassi e proteine animali, almeno 90 minuti prima della camminata.

Vari studi dimostrano che la termogenesi indotta dalla digestione può aumentare il carico termico percepito anche del 10%.

Camminare a stomaco leggero ti farà patire meno il caldo ed eviterà spiacevoli inconvenienti.

 

7 – Bere a piccoli sorsi, anche se non si ha sete

La sete è un segnale tardivo di disidratazione.

E la disidratazione è un pericolo serio.

Quando percepisci la sete, probabilmente il tuo corpo ha già perso più liquidi del necessario.

Il consiglio è semplice: bere poco ma spesso, idealmente ogni 10 – 15 minuti.

La European Hydration Institute suggerisce di bere frequentemente per facilitare la termoregolazione.

Non aspettare di avere sete: la prevenzione è la vera chiave del benessere sotto il sole.

_Tutto quello che c’è da sapere sul rischio disidratazione

 

8 – Il silenzio che rinfresca: camminare nella natura è meglio

In estate, anche l’ambiente sonoro può influenzare la percezione del caldo.

Rumori intensi o continui — come traffico, musica, notifiche — aumentano il livello di allerta del sistema nervoso, rendendo il corpo meno efficiente nel gestire il calore.

L’esposizione al rumore urbano può elevare il cortisolo e aumentare la frequenza cardiaca, aggravando la fatica in condizioni calde.

Al contrario, quando si cammina nella natura, i suoni, ad esempio dell’acqua, del vento, delle fronde degli alberi, hanno un effetto rilassante che facilita la termoregolazione.

Se possibile, cammina nella natura: meno stimoli, più equilibrio fisiologico.

_Perché camminare nella natura fa bene: 6 benefici scientificamente provati

 

9 – In acqua fino alle caviglie: la pausa defaticante e riequilibrante

Trovare un ruscello, una fontana, una vasca naturale lungo il percorso e immergere i piedi per qualche minuto è uno dei modi più efficaci, sicuri e antichi per raffreddarsi.

L’acqua fresca a contatto con i piedi stimola il ritorno venoso, rinfresca gradualmente il sangue circolante, e dà sollievo al sistema linfatico, spesso provato dal caldo.

Studi sulla crioterapia localizzata (es. Physiology & Behavior, 2017) mostrano come immersioni brevi di mani o piedi siano più tollerate e spesso più efficaci di tecniche di raffreddamento generale.

Bastano 3 – 5 minuti con le caviglie immerse, per sentire un effetto defaticante reale e duraturo, senza shock termici.

 

10 – La bandana umida, un consiglio da chi cammina nel deserto

Quando fa molto caldo l’istinto è quello di prendere la bottiglia e versarsi in testa dell’acqua.

In realtà, bagnarsi la testa sotto il sole può provocare un’evaporazione rapida, con sbalzi termici sgradevoli.

I rischi, cioè, possono essere maggiori dei benefici momentanei.

Meglio usare una bandana leggermente umida tra la testa e il cappello, che rilasci lentamente l’umidità e mantenga freschi a lungo.

Questa tecnica si ispira a sistemi di raffreddamento passivo, come quelli usati in ambienti desertici, dove l’evaporazione controllata è più efficace e sicura.

E se per millenni queste pratiche sono state usate, ci sarà una ragione.

 

 

 

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