Cosa fare se ti scappa all’aperto: 7 consigli per gestirla in serenità

Quando lo stimolo arriva c'è poco da fare, bisogna agire: ma come? C'è modo e modo di farla per uscirne sereni e puliti, rispettando l'ambiente e gli altri: vediamo come gestire questa emergenza intima e camminare felici

11 luglio 2025 - 11:50

Cosa fare se ti scappa sui sentieri: 7 consigli fondamentali per uscirne puliti e sereni

Quando succede la prima volta, è un po’ destabilizzante.

I principianti del trekking, quelli a cui lo stimolo inequivocabile capita solo in città, potrebbero disperarsi all’idea che no, non c’è vicino un bagno pubblico o un bar dove barattare un caffè con una seduta liberatoria.

Nessun WC, nessuna “turca” all’orizzonte: solo natura, natura e natura.

Natura della quale facciamo parte anche noi e che quindi non dovrebbe spaventarci.

Tuttavia, farla durante un trekking richiede il rispetto di alcune regole fondamentali, nell’interesse della nostra salute e di quella dell’ambiente che abbiamo il privilegio di esplorare.

Vediamo quali.

1 –  La calma è la virtù dei forti, anche quando ti scappa

Prima regola fondamentale: non andare nel panico.

Paradossalmente sei nel luogo più adatto a farla, nel cuore della natura.

Anzi, la simbiosi con l’ambiente può rendere il tutto un’esperienza unica, quasi mistica, di totale immersione con l’ambiente che ti circonda.

Certamente dovrai rispettare le regole fondamentali che seguono, e per farlo devi stare calmo.

Se ti lasci prendere dall’ansia non solo non godrai di una bella esperienza che merita di essere vissuta, ma potresti mettere a repentaglio la tua sicurezza, la tua salute e anche quella della natura intorno a te.

 

2 – Il sentiero non è un WC pubblico

Per una volta si può violare una delle regole fondamentali del trekking, quella che vieta di abbandonare la traccia.

Anzi si deve, perché lasciare altri tipi di tracce lungo il cammino non deporrebbe a vostro favore.

Farla sul sentiero non è mai un’opzione.

Innanzitutto perché vi esporrebbe allo sguardo di qualche sfortunato – nel vedervi – trekker, e poi perché costringerebbe chi viene dopo di voi a fare slalom non proprio memorabili.

Per questo occorre abbandonare temporaneamente il sentiero.

Ma di quanto?

Almeno una trentina di metri e almeno il doppio in caso di corsi d’acqua, per evitare contaminazioni ed escludere che il bordo del sentiero diventi un accumulo di poco piacevoli rifiuti organici.

Naturalmente, uscire dal sentiero non significa gettarsi a capofitto lungo una scarpata o arrampicarsi su una roccia in stile alpinistico.

Sia perché non è proprio il momento di esagerare con gli sforzi, che potrebbero velocizzare il transito intestinale, sia perché non è il caso, nonostante tutto, di mettere a rischio la propria incolumità.

 

3 – Un posto al sole: non è una soap opera, ma il luogo migliore dove farla

Questo è già più difficile, perché di solito un luogo assolato è meno nascosto rispetto a un bosco e quindi la privacy è meno protetta.

Tuttavia, trovare una piccola e intima radura è molto meglio.

Sia perché il sole farà degradare più rapidamente il vostro “deposito”, sia per la piacevolezza dell’esperienza.

 

4 – Farla e uscirne puliti: Culoclean e i bidet portatili

Sui metodi per pulirsi dopo avere evacuato ci sono diverse scuole di pensiero.

Si va dai tradizionalisti delle foglie grandi o del muschio a chi non fa un trekking senza salviettine o carte igieniche “speciali”.

I più coraggiosi utilizzano pietre o addirittura rami e bastoncini di legno.

Di recente sono stati prodotti veri e propri bidet per il trekking, che garantiscono probabilmente la soluzione più igienica per la pelle e anche più rispettosa della natura.

Il più famoso è Culoclean, un’idea semplice e geniale creata da una start up spagnola con crowdfunding e di cui potete leggere più approfonditamente in questo articolo.

 

5 – Come e dove occultare il cadavere: la buca e il tocco da maestro

E’ fatta: avete trovato un luogo più o meno ideale per la seduta, vi siete liberati dell’insopportabile peso, magari baciati dal sole, e vi siete anche puliti.

Ora siete in pace con il mondo, freschi e in piena armonia con la natura.

Però ricordatevi che no, l’opera non è finita.

E’ vero, non siete sul sentiero, ma bisogna ancora nascondere il “cadavere”.

Ricordate che le feci possono trasmettere infezioni e rappresentano una potenziale fonte di malattie anche per la fauna selvatica.

Per prima cosa, occorre quindi scavare una buca di diametro tale da contenere il vostro “souvenir” e di profondità pari a circa 15-20 cm.

La profondità non è casuale.

Con un buco poco profondo l’olezzo del vostro “lascito” attirerebbe gli animali, mentre scendere troppo sotto la superficie sarebbe inutile: gran parte dei batteri che fanno degradare le feci, infatti, vivono entro quella profondità.

Un bastone o un’apposita paletta vi aiuteranno nel compito di scavare la buca.

Vi consigliamo di dare una bella rimestata per amalgamare feci e terreno, prima di chiuderla: quest’ultimo tocco da maestro faciliterà la decomposizione.

 

6 – Non sempre si può scavare: una pietra ti aiuterà

Non sempre ci si trova su terreni che consentono di scavare.

In alta montagna, ad esempio, la norma è il terreno roccioso, ghiaioso o coperto da neve.

Il consiglio degli esperti in questo caso è di trovare una pietra con faccia piatta e larga, esposta ai raggi solari.

Quella pietra sarà il vostro WC d’alta quota.

Una volta espletati i vostri doveri, vi basterà prendere un bastone e spalmare accuratamente i vostri bisogni sulla pietra, in modo da formare uno strato omogeneo e sottile.

I raggi del sole penseranno al resto, facendo degradare poco a poco il “deposito”.

Potrete quindi tornare a camminare sul sentiero, leggeri e sereni, consapevoli di essere totalmente parte della natura che vi circonda.

 

7 – Il nuovo trend, portare il malloppo a casa: il Pack Out

Per chi non vuole adoperarsi troppo in loco, è sempre più diffusa una pratica che si chiama Pack Out, cioè, per farla breve: impacchettala e portala via.

Esistono in commercio specifici kit  – chiamati waste bags – pensati per chi vuole ridurre al minimo l’impatto ambientale, senza lasciare alcun residuo sul posto.

Il kit è di solito composto da un sacchetto, con un’apertura sufficientemente ampia da consentire di evacuare direttamente al suo interno.

Una volta evacuato, si aggiunge nel sacchettino una polvere deodorante, che ha l’effetto di deidratare e solidificare il malloppo.

Infine si chiude il tutto in un apposito sacchetto più grande e si può accompagnare il cadavere, mentre compie il suo ultimo viaggio.

 

 

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