Torna a camminare con l’elettrostimolazione, primo caso al mondo

Un incidente tragico, la prospettiva di rimanere per sempre su una sedia a rotelle. Poi, l'incontro con medici che lavorano alla frontiera della scienza: ora Andrea Scotti è tornato a camminare, primo caso al mondo

29 maggio 2025 - 13:54

Andrea torna a camminare: primo caso al mondo grazie alla neurostimolazione

Quattro anni fa, un incidente aveva tolto ad Andrea Scotti, 33enne di Ceto, poco lontano da Brescia, l’uso delle gambe.

Una grave lesione midollare lo aveva costretto sulla sedia a rotelle.

Oggi, grazie a una tecnica rivoluzionaria di neurostimolazione elettrica epidurale, Andrea è tornato a camminare: si tratta del primo caso al mondo documentato di recupero motorio in un paziente paraplegico con lesione dorsale T11-T12, il tipo più frequente tra le lesioni spinali.

A firmare il risultato, come raccontato dal Corriere della Sera, è un team italiano formato da ricercatori del MINE Lab dell’Università Vita-Salute San Raffaele, dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Il percorso, iniziato con l’impianto di un neurostimolatore epidurale nell’ambito del trial clinico Neuro-SCS-001, è stato seguito da una riabilitazione innovativa basata anche su esercizi in realtà virtuale.

I dettagli del caso sono stati pubblicati su Med, rivista del gruppo Cell Press, e rappresentano una tappa fondamentale per la medicina riabilitativa.

“Non ricordavo di essere così alto”

Andrea non ha dimenticato nulla di quel 13 ottobre 2019: “Ero cosciente di quanto mi era successo”, ha dichiarato al Corriere.

Quel giorno, per sfuggire a un carrello elevatore che si stava ribaltando, salta nel vuoto e sente la vertebra “fare crack“. La diagnosi è immediata: lesione irreversibile del midollo spinale.

Dopo l’intervento e la lenta ripresa, la quotidianità si è trasformata in una nuova normalità sulla carrozzina.

La svolta arriva grazie alla determinazione di sua madre, Margherita, che scopre l’esistenza di un protocollo sperimentale coordinato dal professor Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia al San Raffaele.

Dopo un primo colloquio con il dottor Luigi Albano, la conferma arriva all’improvviso: “Per due mesi non ci siamo sentiti.

Un giorno mi ha chiamato e mi ha detto ‘tra due settimane devi essere operato: ci sei?’. Ho risposto: andiamo”.

Il 23 novembre 2023, Andrea entra in sala operatoria.

Gli vengono impiantati 32 elettrodi in grado di riattivare i circuiti nervosi che controllano i muscoli del tronco e i flessori dell’anca, fondamentali per la postura e la camminata.

Quando, al termine dell’intervento, viene rimesso in piedi, esclama: “Non ricordavo di essere così alto”.

Affronta la riabilitazione “come una vacanza”, consapevole che tutto parte dall’accettazione della propria condizione.

Poi, il resto è “carattere, determinazione, voglia di fare e di mettersi in gioco”.

 

Un risultato che apre nuove prospettive

In tre mesi, Andrea conquista progressi impressionanti: maggiore mobilità dell’anca, miglior controllo posturale e rafforzamento muscolare.

Al momento della dimissione, percorreva 58 metri in sei minuti con deambulatore e tutori.

A sei mesi, era già in grado di camminare per un chilometro. “Ora di chilometri ne faccio due”, afferma. Ha partecipato anche alla Wings for Life World Run.

E non ha dubbi: “Consiglierei l’intervento, perché non c’è nulla da perdere e tanto da guadagnare”.

Ha già convinto un amico, anch’egli paralizzato, che sarà il prossimo a sottoporsi all’intervento con la stessa équipe.

Il successo di questo approccio si inserisce in un percorso di ricerca iniziato nel 2023, con la pubblicazione dei primi risultati su Science Translational Medicine.

Il protocollo italiano ha già dimostrato la sua efficacia su altri due pazienti.

Il resto del mondo lavora poco su questa tecnica” – spiega il professor Mortini – “per ragioni legate agli stili organizzativi.

Noi siamo riusciti a mettere insieme un team multidisciplinare: neurochirurghi, neurobioingegneri e riabilitatori, con uno scambio di informazioni che ha superato i canali tradizionali”.

Ora la sfida è portare questa innovazione fuori dall’ambito sperimentale.

Una volta concluso il protocollo, l’obiettivo è ottenere l’autorizzazione da Ats e Regione Lombardia per rendere l’intervento accessibile nei percorsi di cura ordinari.

Attualmente la procedura è riservata a paratraplegici tra i 18 e i 55 anni, con specifici requisiti clinici. Ma le prospettive sono ampie.

Abbiamo inventato la ruota di legno” – conclude Mortini – “ma possiamo arrivare al pneumatico della Ferrari. E ci arriveremo”.

 

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