Cortona e le sue antiche mura

18 marzo 2020 - 10:21

Come un vecchio amico rientro in Cortona dalla porta di via Guelfa,
quella di Sant’Agostino, aperta nel lato basso della cinta muraria!
Qualche anno è passato daitempi della scuola, ma ricordo bene la
ripida via che porta diritto al cuore palpitante dell’antico borgo. Il
dedalo di vicoli e viuzze ancora del tutto medievali dà il benvenuto al
viaggiatore: un benvenuto tranquillo, rispettoso, senza il caos di un
traffico che qui è del tutto limitato. Infatti, il centro ha conservato
integro il tessuto urbanistico medievale fatto di stretti vicoli e alti
palazzotti in pietra arenaria cui si assommano alcuni palazzi
rinascimentali abbracciati dalla cerchia muraria tipicamente medievale
con torri, baluardi e porte ancora guarnite di portali lignei, mura che
appoggiano sulla preesistenza etrusca di cui restano vari tratti ben
riconoscibili.

Entrando da oriente, oltre il parterre, un ampio spazio verde di
ritrovo, e piazza Garibaldi da dove si gode un panorama bellissimo
sulla valle e sul Trasimeno, si percorre via Nazionale, il corso
principale, spina dorsale della città che proietta sulla piazza della
Repubblica dominata dalla mole austera del duecentesco palazzo Comunale
introdotto da una soleggiata scalinata e sovrastatati dalla torre
dell’orologio. Sulla stessa piazza, di fronte, il palazzo del Capitano
del Popolo. Sulla sinistra del palazzo comunale scende la via Guelfa,
dove incontriamo l’importante complesso di Sant’Agostino, con chiesa
romanico-gotica. Imponente il palazzo Mancini, del 1533 che ospita la
sede centrale della Banca Popolare di Cortona, fondata nel 1881 ed è il
fiore all’occhiello dell’economia di tutta la val di Chiana. A destra
del palazzo comunale ci si collega all’altra piazza importante che è
quella dedicata a Luca Signorelli, grande pittore del rinascimento,
allievo di Piero della Francesca.
Qui la fa da padrone palazzo Casali, la residenza dei signori di
Cortona nel XIV sec., poi palazzo Pretorio che, pur con i rifacimenti
del ‘600, conserva ancora, delle origini del XIII sec., parte del
cortile interno e le mura dove sono affissi molti stemmi di antichi
signori oltre a quelli dei Medici che dal XV sec. hanno governato la
città. Oggi il palazzo è sede del Museo dell’Accademia Etrusca (info:
0575. 630415) che si è formato fin dal 1727 e conserva importanti
reperti frutto di scavi e ritrovamenti della zona. Caratteristica del
museo è il carattere eterogeneo delle opere, raccolte grazie al
contributo e alle donazioni delle famiglie nobili cortonesi. Il museo
conserva fra i diversi reperti, uno straordinario corredo funebre in
oro rinvenuto nei recenti scavi del Sodo, una piccola frazione di
Cortona e la famosa “tavola cortonese” che ha permesso di dare una
certa interpretazione alla scrittura degli etruschi.
Altrettanto importanti i reperti della civiltà dell’antico Egitto: con sarcofaghi decorati, mummie e altri oggetti.
Sulla piazza possiamo ammirare anche il teatro Signorelli, che ospita
importanti appuntamenti di spettacolo nel corso dell’anno, con un
interessante cartellone per la stagione invernale. Scendendo sul lato
destro del palazzo Casali, si arriva nella piazza del duomo, che si
appoggia direttamente sulla mura esterne, sul lato ovest della città e
dalla quale si spazia sulla val di Chiana verso l’aretino. Sulla destra
il duomo, la cattedrale di Santa Maria, edificato su preesistenza
paleocristiana, forse un lavoro di Giuliano da Sangallo o comunque
della sua scuola, ha subito vari rifacimenti in epoche diverse anche se
resti della facciata romanica restano ben visibili in quella attuale.
All’interno tre navate con colonne in pietra e volta a botte. Sul
fianco destro un bel porticato con portale del XVI sec. Di fronte al
duomo la chiesa del Gesù, sede fino al ‘400 della Confraternita del
Santissimo Sacramento del Buon Gesù e che ospita oggi Museo Diocesano
(info: 0575. 62830), tra i più importanti della Toscana, dove si
trovano le opere migliori raccolte nelle chiese di tutta la diocesi,
ricco di arredi sacri con preziosi reliquiari e tessuti, e di
capolavori della pittura italiana del Trecento e Quattrocento, con
opere del Beato Angelico, Pietro Lorenzetti Luca Signorelli e
Bartolomeo della Gatta fra i principali.
Si può completare questa breve panoramica risalendo a piedi per le
strette viuzze, verso la sommità del colle: girando per i vicoli si
incontrano ancora interessanti chiese come San Francesco, del XIII
sec., nel cuore della città, oggi in restauro, che conserva reliquie
della Sacra Croce; San Cristoforo, piacevole chiesetta medievale
proprio dentro Porta Montanina, fino a raggiungere il santuario di
Santa Margherita, situato su un pianoro sopra la città: è una
costruzione neogotica che accoglie la salma della Santa di Cortona
morta nel 1297. Infine, poco sopra, la fortezza del Girifalco chiude le
mura a nord-est, dopo un perimetro di oltre tre chilometri.
La fortezza, edificata dai Medici nel 1556 sulla preesistente rocca
trecentesca, è sul punto più alto del colle. Subito fuori le mura,
dalla parte orientale, vale la pena di soffermarsi alla chiesa di San
Domenico, dalla veduta tardo gotica e dove soggiornò il Beato Angelico.
Scendendo più in basso, verso Camucia, si incontra la Madonna delle
Grazie al Calcinaio, frutto del pieno Rinascimento, a cavallo tra ‘400
e ‘500, opera di Francesco e Simone di Giorgio Martini, con importante
pianta a croce latina e cupola ottagonale. Stesso ambiente ma sul lato
opposto, sul versante ovest, la chiesa di Santa Maria Nuova, tardo
rinascimentale, a pianta quadrata con cupola opera in parte del Vasari.
Dobbiamo poi percorrere qualche chilometro per raggiungere una perla
del francescanesimo: l’Eremo delle Celle, un complesso edificio
incastonato nella montagna, immerso nel verde della boscaglia e fondato
dalla stesso San Francesco tra il 1211 e il 1221. Qui il Santo si
fermava nel corso dei suoi spostamenti per la predicazione: in
alternativa al percorso Assisi-La Verna che seguiva la parallela
direttrice Valtiberina, con quello da Assisi alle Celle di Cortona si
portava ad Arezzo, Siena e Firenze.

Il territorio, attraversato dal fiume Clanis, che dà il nome alla
vallata, era presumibilmente abitato già in epoca remota: testimonianza
ne sono i ritrovamenti di età neolitica e villanoviani (conservati nel
Museo dell’Accademia Etrusca). L’etrusca Curtun avvolge le sue origini
nel mito, tanto che Virgilio la fa risalire a Corito, padre di Dardano
futuro fondatore di Troia: naturalmente non ci sono riscontri
oggettivi! In età etrusca poi la città si sviluppa fino a concorrere
con altre “lucumonie” come Orvieto e la più vicina Chiusi: gli
imponenti resti delle mura e tutti i ritrovamenti ne indicano lo
spessore civile e culturale raggiunto. La città domina una vallata resa
fertile grazie all’opera ingegneristica che convoglia le acque del
Clanis in una fitta rete di canali per l’irrigazione: è il granaio
dell’Etruria, che tale resta anche in epoca romana. Per Roma la vallata
è anche un importante nodo naturale di comunicazione: il fiume, era un
rilevante affluente del Tevere, che permetteva di spostare merci e
persone e la valle era un passaggio obbligato verso la capitale per chi
non utilizzava la viabilità costiera. Così Cortona diviene già dal IV
sec a.C. una città che gravita completamente nell’orbita romana. E
quanto fosse importante e ricca la val di Chiana lo testimonia anche il
passaggio di Annibale, che qui rifornisce il proprio esercito prima di
sconfiggere i romani nella battaglia al vicino lago Trasimeno.
La prosperità termina però con la fine dell’Impero di Roma: secoli di
abbandono e mano libera a tutte le scorrerie trasformano l’ambiente: il
fiume senza più cure rende la valle paludosa e malsana, la popolazione
diminuisce e trova rifugio e sostentamento nelle colline. E’ verso il
mille che Cortona recupera una certa forza proprio per la sua posizione
strategica. Dopo un periodo (nel XII e XIII sec.) in cui si afferma
come libero e prospero comune, la città si trova sotto la signoria dei
Casali. E’ del 1325 l’elezione a sede vescovile, che detiene tuttora
congiuntamente alla Diocesi di Arezzo-Sansepolcro. Infine nel 1411 non
viene risparmiata dall’espansione della stato fiorentino e, da allora,
rimarrà nei possedimenti di Firenze. Lo stato fiorentino l’arricchirà
dei palazzi rinascimentali e della fortezza del Girifalco che ne
sottolinea l’importanza quale città di confine con lo Stato della
chiesa. Fu poi il Granduca Leopoldo, nel XVIII secolo, nel contesto
delle sue riforme che ne fecero uno dei sovrani più illuminati
d’Europa, a dare il via alle bonifiche della vallata, riducendo il
fiume entro i margini dell’odierno Canale della Chiana e restituendo al
territorio la sua antica fertilità. Questo ha permesso a Cortona di
ritrovare la sua antica e naturale vocazione agricola con la produzione
di cereali, olive e uva e l’allevamento dei bianchi buoi appunto di
razza “chianina”.