In carrozza nelle Langhe, sui tracciati dei cartunè

18 marzo 2020 - 10:05

Regione: Piemonte

Provincia: Cuneo
/ Asti

Lunghezza
dell’itinerario: 36 chilometri

Il castello, ricco di storia, vale una visita
anche perle sue cantine. Qui si coltiva un tipo di vitigno
particolarissimo: il Pelaverga Piccolo.

Antichissimo, dalle origini
perse nella leggenda e per molti anni dimenticato ha trovato qui i
suoi spazi più adatti (è Doc dal 1995). Da Verduno dobbiamo però
spostarci verso la zona della Langa più alta, ai confini con la
Liguria, dove inizieremo il nostro viaggio e dove ci aspettano gli
amici che ci accompagneranno.

A Saliceto incontriamo quindi un
folto gruppo di “Cartunè” con le loro carrozze, i cavalli e i
muli (che suscitano la divertita curiosità degli abitanti). Il paese
contiene alcune tra le maggiori testimonianze artistiche di queste
valli, come la parrocchiale di San Lorenzo, la chiesa di San Martino
a Lignea e il castello.

Percorriamo la vecchia Via del Sale,
proseguimento di quella ligure, ora risistemata, segnalata e
attrezzata dalla Comunità Montana. Nei progetti, sarà un nuovo
lungo percorso per viaggiare “adagio”, a piedi, a cavallo o in
carrozza, e un veicolo di rilancio di questa parte di Langhe, a torto
rimasta fuori dalle grandi rotte turistiche rispetto ad altre ben più
note.

Il viaggio prosegue fino a Gottasecca, sullo spartiacque
tra le valli Uzzone e Bormida. Il suo santuario, isolato tra i
boschi, rifacimento seicentesco di un’antica pieve già citata nel
998, è riccamente decorato al suo interno da stucchi e affreschi.
Nelle vicinanze Monesiglio, antica sede di mulini e filande, è
contraddistinta dalla sagoma del castello cui tutte le stradine del
centro conducono. Ma il monumento di maggior interesse è senz’altro
la cappella di Sant’Andrea, del 1532, interamente ricoperta di
affreschi.

Tra le altre prelibatezze di Monesiglio, da consigliare i
formaggi. La ditta Cora, pluripremiata in rassegne internazionali, si
è specializzata nel trarre aromi e gusti particolarissimi, ottenuti
mettendo i formaggi a macerare con foglie di cavolo, di ciliegio, o
di fico. La tappa successiva è Prunetto. Un tempo costruito
su una collina, fu distrutto da una frana e ricostruito più in
basso.

La frana, però, ha risparmiato il castello appartenuto ai Del
Carretto, distrutto durante la guerra e in abbandono fino a recenti
restauri. Al suo fianco, il Santuario dedicato alla Madonna del
Carmine, con notevoli affreschi all’interno. Più avanti,
incontriamo Bergolo, paese minuscolo ma ben conosciuto per i
festival di musica che vi si tengono a maggio, per i suoi murales e
per la chiesetta di San Sebastiano, in stile romanico.

Si scende poi
su Cortemilia, famoso per la coltivazione della nocciola –
“Tonda Gentile delle Langhe”, Igp dal 1993 – e per i suoi
prodotti dolciari. Le torte, i gelati, i “Baci di Dama”, i
“Brutti e Buoni” hanno qui la loro capitale. Ma oltre alle
pasticcerie, meritano anche una visita i vicoli del centro storico,
il ponte e la chiesa della Madonna della Pieve.

Il paesaggio
circostante, inoltre, è caratterizzato dai terrazzamenti in pietra
arenaria. La zona successiva è il regno del Moscato d’Asti,
prodotto nelle due versioni spumante e tappo raso, come testimoniano
i vigneti.

Ma siamo anche in luoghi di grande suggestione letteraria:
qui, tra Castino e Santo Stefano Belbo, Beppe Fenoglio
e Cesare Pavese ambientavano le loro vicende. Poco lontano da
Castino, la Cascina del Pavaglione, scenario di “La Malora”, è
ora un centro culturale dedicato a Fenoglio, mentre a Santo Stefano
ogni casa e ogni strada rimandano a scritti di Pavese.

Qui hanno
sede, tra l’altro, il Museo Pavesiano e il centro studi a lui
dedicato.