Abbuffata di Natale, 7 consigli per sopravvivere camminando

23 dicembre 2025 - 16:30

Anche con i migliori propositi è praticamente impossibile cedere al richiamo del pranzo o della cena della vigilia di Natale: vediamo come limitare i danni e non farsi troppo male, semplicemente camminando

Natale: 7 mosse per salvarsi dall’abbuffata, camminando

Ravioli, tortellini, bucatini, arrosti, brasati, agnello.

E poi ancora panettoni farciti, non farciti, panforte,pandoro, spumante, limoncello.

Il pranzo di Natale (o la cena, o peggio pranzo e cena) è un attentato alla salute di cui forse non siamo neppure consapevoli.

Eppure ci si deve passare.

Anche chi lo affronta con buoni propositi, finisce per cedere: antipasti infiniti, primi che arrivano quando pensavi di essere “a posto”, secondi che qualcuno definisce “solo un assaggio”, dolci che spuntano anche se avevi giurato di fermarti.

E diciamocelo, a molti non dispiace neanche schiantarsi di cibo per qualche ora, ogni anno.

Il problema non è tanto l’abbondanza – è Natale – ma il dopo, seduti per ore, con gli enzimi digestivi che sembrano chiedere: perché ci hai fatto questo?

Ancora una volta, camminare può aiutare a uscirne non troppo malconci.

Intendiamoci: una passeggiata post-pranzo non cancella niente e non deve “compensare”.

Serve a una cosa molto più semplice: evitare che il “dopo” diventi un’unica lunga seduta, tra sonnolenza e pesantezza.

Ecco come sopravvivere in 7 mosse alla grande abbuffata di Natale.

 

1 – Non precipitarti a camminare, se non vuoi crollare sul divano

Dopo un pranzo di dimensioni natalizie, alzarsi e uscire immediatamente è spesso controproducente.

Lo stomaco sta iniziando a lavorare e tu lo trascini fuori come se avessi un treno da prendere.

Risultato: nausea, reflusso, quella sensazione di “mattone” che ti fa rivalutare il divano.

Ph.: Gettyimages/NelliSyr

E infatti e lì che finisci: di nuovo sul divano.

Il tempo migliore, per la maggior parte delle persone, è semplice: aspetta circa 30 minuti.

Nel frattempo alzati, fai due cose pratiche: riordina, prepara il necessario per la tombola, porta fuori i rifiuti, bevi un bicchiere d’acqua.

Quando la pancia smette di borbottare a ogni movimento, allora ha senso uscire.

2 – Muoversi sì, allenarsi no

La passeggiata post – pranzo natalizio non è un training.

Non è il momento di testare la cardio.

Dopo un pasto abbondante, forzare l’intensità spesso peggiora la percezione dello sforzo e rende tutto più sgradevole.

La regola pratica è: cammina a ritmo naturale, senza pensarci.

Se riesci a parlare in modo normale, stai camminando ne modo giusto.

Se ansimi, stai facendo altro.

E non serve.

Anche mezz’ora a passo comodo, senza interruzioni ogni due minuti, fa più di una camminata intensa vissuta male.

Dettaglio che salva la passeggiata: vestiti “a cipolla” e non uscire già sudato.

Dopo pranzo sei caldo perché sei stato al chiuso; fuori, specie la sera, la temperatura cambia in un attimo.

Una giacca leggera, cappello e guanti se serve, e scarpe con suola decente – non, per favore, le pantofole da salotto – evitano il peggio.

_Tutto quello che c’è da sapere sulla tecnica della cipolla

3 – Scordati di bruciare le calorie, non serve neppure

Se esci con l’idea di “bruciare le calorie del pranzo”, ti stai preparando a una delusione: un pranzo di Natale non lo recuperi con una passeggiata, e va bene così.

Il punto su cui concentrarti non è il bilancio calorico, è la fisiologia.

Ph.: Gettyimages/ViewApart

Muoversi dopo mangiato aiuta i muscoli a usare parte del glucosio in circolo.

Tradotto: attenua i picchi glicemici tipici dei pasti ricchi di carboidrati e dolci.

È un beneficio meno “instagrammabile” di una corsa, ma molto più sensato in quel momento.

E funziona anche con camminate brevi, proprio perché il timing, rispetto alla digestione, è quello giusto.

4 – Bere acqua e respirare bene vale quanto camminare

Il post-pranzo natalizio è una combo perfetta di disidratazione leggera – vino, spumante, caffè – e aria secca da riscaldamento.

Uscire a camminare e bere un po’ d’acqua fa un doppio lavoro: rimetti in moto il corpo e abbassi quella sensazione di “impasto” che non è solo cibo, ma anche effetto della scarsa idratazione.

Se l’aria è fredda, copri il collo e respira in modo tranquillo: naso quando puoi, bocca solo se serve.

Non è un esercizio astratto per raggiungere qualche vetta spirituale: a quello dovrebbe averci pensato il tiramisù.

Una respirazione più lenta e profonda aiuta a ridurre la sensazione di gonfiore e a “sbloccare” un po’ il torace dopo ore seduti.

_Perché camminare al freddo aiuta a respirare meglio

5 – Non farne una penitenza

Se la passeggiata nasce come una punizione, è già partita male.

La versione classica è: “Adesso cammino finché mi sento meglio”.

Ph.: Gettyimages/Lacheev

Poi scegli il percorso più lungo, metti un passo che non riesci a tenere, ti raffreddi, ti irriti e torni a casa con una fame nuova di zecca.

E, bad news, a tavola troverai  tutto quello che ti serve per schiantarti ancora.

Meglio l’opposto: obiettivo piccolo e realistico.

Un giro da 20–40 minuti, su terreno comodo, senza la smania di dimostrare qualcosa.

La camminata funziona quando non sembra una strategia, ma la scelta più ovvia rispetto a restare immobili.

Se stai bene e ti va di allungare, bene.

Se no, fine lì.

6 – Attenzione alla spirale pericolosa da tavola…a tavola

Il vero pericolo del dopo pranzo di Natale non è solo la digestione lenta: è la spirale tavola-divano-tavola.

Restare nello stesso ambiente in cui hai mangiato per tre ore rende facilissimo “ripassare” per inerzia: un pezzetto di panettone, una fetta di torta “già che ci siamo”, due noccioline “tanto sono piccole”.

Uscire rompe lo schema.

E non serve andare in montagna: basta il giro dell’isolato, il parco vicino, una strada tranquilla.

Il cambio di contesto è già una mossa intelligente, perché sposta l’attenzione dalla cucina al movimento, senza dover fare la guerra a nessuno.

Se vuoi rendere la camminata ancora più facile, datti una meta banale: buttare il vetro, fare un giro fino alla piazza, accompagnare qualcuno a casa.

Avere un “perché” concreto riduce le scuse e ti fa camminare in modo continuo senza pensarci troppo.

7 – Se a Natale non puoi camminare, evita almeno l’immobilità totale

Meteo brutto, bambini piccoli, nonni stanchi, orari impossibili: non sempre si esce.

In quel caso, l’alternativa non è “vabbè allora niente”.

È evitare l’immobilità prolungata subito dopo il pasto.

Alzati ogni tanto, fai due giri in casa, sistema qualcosa, sali e scendi una rampa di scale se ce l’hai.

Anche solo stare in piedi e muovere le gambe cambia la percezione del dopo.

E se proprio ti sdrai, fallo più tardi, non a dieci minuti dal caffè: è il modo più rapido per trasformare il pomeriggio in una lunga pausa digestiva.

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