Abruzzo, autunno spettacolare: a piedi nella selvaggia Val Fondillo
Foreste, laghi e montagne: la Val Fondillo in autunno è uno spettacolo da vivere a piedi, tra panorami e tradizioni, nel cuore del Parco Nazionale d'Abruzzo
Autunno in Abruzzo: trekking in Val Fondillo, tra storia e natura
La Val Fondillo è una terra dal passato storico antichissimo.
Abitata fin dall’epoca preistorica,fu anche territorio di confine tra alcune popolazioni vissute nel I millennio a.C.: i Marsi, i Sanniti e gli Osci.
Molte di queste popolazioni subirono la sete di conquista dei Romani.
Se si guarda al colle che ospita il borgo di Opi, è ancora visibile un santuario romano dedicato alla dea dell’abbondanza, ovvero Opis.
La presa di possesso del territorio da parte dei Romani è ben visibile grazie alla presenza di una villa rurale e di alcune lapidi: proprio questa villa viene fatta risalire al nome del celebre Cicerone e della sua Gens. Quest’ultima, infatti, era originaria dell’attuale Arpino.
Quando poi scoppiarono le guerre Sannite, il territorio della valle divenne il teatro di scontro tra gli stessi Romani e le popolazioni locali.
Ph.: Gettyimages/ValerioMei
Si tratta di uno dei posti più belli del Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise.
Nei pressi della località di Grotte Fondillo la valle si presenta abbastanza stretta, tuttavia, finisce per aprirsi quasi come fosse un ventaglio dando origine a un anfiteatro di origine glaciale.
Quest’ultimo offre notevoli scorci ai propri fianchi: si pensi al Monte Amaro e al monte Dubbio, tra loro collegati dalla Serra delle Gravare.
Caratteristico di questa terra sono le foreste vetuste, ecosistemi caratterizzati dalla presenza di alberi di età avanzata.
Rappresentano a pieno la naturalità di tutto il territorio: l’azione dell’uomo è praticamente assente e questo permette agli alberi di compiere tutto il proprio ciclo di vita fino alla morte.
Dal fondo valle fino alla quota, questa terra è ricchissima di sentieri: tra questi, anche il Passaggio dell’Orso.
Passaggio dell’Orso, la natura selvaggia del Parco Nazionale d’Abruzzo
Raggiunto l’imbocco della Valle, si prosegue su una strada sterrata fino ad una vecchia segheria.
Parcheggiata l’auto, si imbocca il sentiero segnalato con la sigla “F2” lungo il torrente che dà il nome alla Valle e che, al suo sbocco, si getta nel Sangro.
Si cammina in mezzo a fitte faggete, alternate di tanto in tanto da betulle, pini, larici e abeti. Sono i boschi dove risiedono gli orsi bruni marsicani, i simboli faunistici del parco.
Ph.: Gettyimages/ValerioMei
Passando per le radure che in primavera diventano dei colorati prati in fiore, si affianca la Grotta delle Fate, che si può raggiungere scendendo una breve scalinata fatta dalle radici degli alberi.
Dopo pochi minuti, si supera il Museo della Foresta, un tempo capannone per la lavorazione del faggio, che racconta la storia della valle.
Il sentiero, proseguendo, porta a costeggiare il torrente Fondillo così come il Monte Amaro.
Alle spalle, sarà visibile l’imponente Monte Marsicano e, di fronte, la splendida vista della Serra delle Gravare.
Poco oltre si incontra un crocevia di sentieri, tutti segnati e ben indicati. Si lascia sia il sentiero F1 che conduce al Monte Amaro che il sentiero F4 che conduce allo Stazzo di Valle Fredda e alla Forca d’Acero.
Si prosegue dritti, sulla medesima carrareccia.
In questo tratto, in particolare nei punti più ombreggiati e prossimi al torrente, si potranno ammirare molte fioriture di orchidea macchiata (Dactylorhiza maculata).
Il sentiero prosegue senza alcuna difficoltà o particolare dislivello fino a raggiungere un piccolo rifugio con area picnic e, appena oltre, la fonte dell’Acqua Sfranatara, posta in prossimità del bivio fra il sentiero F2, che si continuerà a seguire, e l’F5 che conduce alla Serra delle Gravare.
Il percorso continua ad essere molto comodo ed evidente fino a quando non si abbandona la carrareccia per risalire nel bosco.
Da questo tratto in poi, il dislivello si fa un po’ più impegnativo e il sentiero risulta meno chiaro anche se sempre ben indicato.
Dopo 1h 30′ e 6Km di cammino si giunge a uno dei punti più interessanti del percorso: La Grotta delle Fate.
Per raggiungerla bisogna lasciare il sentiero e scendere sulla sinistra, seguendo le indicazioni.
Si tratta di una piccola grotta racchiusa in un ambiente primordiale, incastonato in una stretta valletta scavata dal torrente e immersa nella faggeta.
Risaliti sul sentiero principale, si prosegue in salita, nel bosco, fino a raggiungere dopo circa 3 ore e 9Km di cammino il Passaggio dell’Orso.
Quest’ultimo veniva utilizzato anticamente dai pastori e dai pellegrini in viaggio verso il Santuario della Madonna di Canneto a Settefrati.
Informazioni utili
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