Piemonte d’inverno, Valle Maira: 3 bellissimi itinerari con le ciaspole
La Valle Maira d’inverno diventa un territorio silenzioso e selvaggio, ideale per le ciaspolate: ecco tre itinerari per immergersi nella neve della valle più autentica delle Alpi occidentali
Piemonte d’inverno, ciaspolare in Valle Maira: 3 itinerari bellissimi
La Valle Maira è una delle valli più selvagge e autentiche del Piemonte.
Un luogo doveil silenzio dell’inverno si mescola alla bellezza di pendii intatti, borghi di pietra e valloni d’alta quota che sembrano fuori dal tempo.
Riscoprire la montagna con passo lento, ciaspole ai piedi, in Valle Maira si può.
Tra i tanti itinerari possibili, ne abbiamo scelti tre molto diversi tra loro.
Uno più semplice e panoramico, uno tecnico e lungo riservato ai più esperti, e uno ricco di fascino naturalistico con vista su alcune delle cime più iconiche della valle.
Tre modi per vivere la Valle Maira invernale nella sua dimensione più pura.
1 – Da Campo Base a Grange Collet e Monte Russet (2.088 m)
Questa escursione si svolge lungo la strada che collega il rifugio Campo Base a Grange Collet, una traccia non battuta che segue il versante sotto le celebri Cascate di Stroppia, tra le più alte d’Italia.
Il percorso è ideale nelle giornate limpide, quando la parete rocciosa che sovrasta Chiappera si illumina di riflessi freddi e il vallone appare come un grande anfiteatro di neve.
Il cammino procede dolce, guadagnando quota attraverso pendii che si aprono progressivamente fino a offrire uno sguardo ampio sul Monte Russet.
La salita resta relativamente sicura e appagante, ma richiede comunque un’attenzione particolare alle condizioni della neve.
Infatti alcuni valloni laterali, da attraversare obbligatoriamente, possono risultare esposti a slavine.
Ph: Gettyimages/Alessandro Giamello
Quando il manto è stabile, il tracciato consente una progressione piacevole, accompagnata dal rumore lontano delle cascate, che anche in inverno mantengono una presenza sonora affascinante.
Arrivati a Grange Collet, lo scenario cambia leggermente e la vista si apre verso le testate della valle.
Il Monte Russet domina l’ambiente con il suo rilievo tondeggiante, raggiungibile proseguendo ancora un poco lungo la dorsale innevata.
La cima rappresenta un magnifico punto panoramico sulla conca di Stroppia e sulle grandi pareti che circondano Chiappera.
La discesa avviene lungo lo stesso itinerario, in un ambiente che al tramonto regala tonalità rosate e ombre lunghe sulle cascate ghiacciate.
2 – Tête de la Frema (3.142 m) per il Colle dell’Infernetto
Un percorso di grande impegno fisico e tecnico, riservato a escursionisti molto allenati e con ottima confidenza con gli ambienti innevati.
Il dislivello complessivo è importante e la lunghezza dell’itinerario richiede una gestione attenta delle energie, oltre a condizioni di innevamento assolutamente sicure, soprattutto nel canale che porta al Colle dell’Infernetto e nei traversi successivi.
È consigliabile affrontare questa salita quando la strada è transitabile almeno fino al tornante a quota 1.900 metri, nei pressi delle Grange Ciarviera, così da evitare il lungo trasferimento dal fondovalle che passa sotto la Rocca Provenzale.
Dal tornante ci si alza verso sinistra, entrando nel vallone dell’Infernetto dove si incontrano subito alcune rampe ripide che conducono a un pianoro intorno ai 2.391 metri.
Qui il vallone si divide e il percorso prosegue verso sinistra, affrontando un pendio orientato a est che porta fino alla conca dei laghetti dell’Infernetto.
Ph: Gettyimages/Alessandro Giamello
A sinistra degli specchi d’acqua si apre il canale, con pendenze fino a 35°, che conduce al Colle dell’Infernetto.
Da questo valico si prosegue in senso antiorario, superando un traverso che richiede neve assestata, puntando a un colletto riconoscibile per una palina in legno.
Il percorso entra poi nella seconda conca, che porta al Lago della Finestra.
Da qui esistono due opzioni: risalire un ripido pendio che permette di scavalcare uno stretto intaglio di cresta.
Oppure aggirare interamente la dorsale rocciosa passando sotto il lago e entrando nel vallone di Stroppia.
La traversata conduce nei pressi del bivacco Barenghi e successivamente lungo il bordo del Lago del Vallonasso di Stroppia, che si contorna sulla sinistra.
La salita finale segue la direzione dell’evidente Colle de Gippiera.
Una volta raggiunto il colle, l’itinerario prosegue verso est lungo una lunga dorsale che sale costante verso uno sperone roccioso, aggirato sulla destra, prima di toccare la cima della Tête de la Frema.
La discesa avviene sullo stesso itinerario, con possibilità di seguire una delle varianti già descritte.
3 – Rocca delle Sommette (2.487 m) dal Preit di Canosio
Un itinerario che riunisce in sé molti dei caratteri più amati della Valle Maira: panorami vasti, varietà di ambienti e un finale incantevole presso la cascata del Pis del Passet.
Si parte poco sopra la borgata di Preit, nei pressi di Grange Selvest, dove d’estate un semaforo regola l’accesso alla strada del Colle del Preit.
In inverno, la strada è chiusa e la salita avviene per forza di cose a piedi.
La prima parte del percorso si snoda tra i larici, lungo la strada innevata che punta verso sud-ovest in direzione del colle.
Ph: Gettyimages/Andrea Parola
Dopo due tornanti, il tracciato si abbandona per imboccare una sterrata che si inoltra in un vallone appartato sulla sinistra orografica.
Il paesaggio qui diventa più intimo: la luce filtra tra i larici e il terreno si alza con alcuni traversi che portano alle case di Gerbino e, poco oltre, alla borgata Soleglio Bue.
Appena superato un rio, si sale sui prati senza sentiero evidente, riconnettendosi alla strada che corre verso la Costa della Crocetta.
Da un bivio con palina segnaletica si lascia la strada e si imbocca il sentiero che conduce al Colle Soleglio Bue.
La salita avviene tra ampi pendii innevati.
A sinistra svetta il Monte Piutas, mentre a destra appare la sagoma inconfondibile della Rocca delle Sommette.
Dal colle, lo sguardo abbraccia un cerchio di montagne di rara bellezza: Rocca la Meja, Monte Cassorso, l’Oronaye, la Tête de l’Homme e, più lontano, il Monviso.
L’ultimo tratto si svolge su terreno leggermente sdrucciolevole, con un breve nevaio da aggirare, fino alla piccola croce che segna la cima.
Dalla vetta, la Valle Maira si mostra in tutta la sua eleganza: rilievi dolci alternati a creste più marcate, valli in ombra e versanti lontani illuminati dal sole.
La discesa riporta al colle e poi al punto di partenza, ma prima conviene concedersi una deviazione obbligata al Pis del Passet, un angolo magico dove la cascata si incunea tra rocce levigate.
In inverno, con i giochi di ghiaccio e acqua, è un piccolo spettacolo che chiude l’escursione nel modo più suggestivo.
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