Spreco d’acqua dal Verbano al Ticino

18 marzo 2020 - 4:47

L’acqua ha iniziato a defluire dal Verbano al Ticino poiché è stata raggiunta la soglia di 1,25 metri sullo zero idrometrico di Sesto Calende, imposta dal Ministero dell’Ambiente.

Lavalle del Ticino, riconosciuta dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, rappresenta non solo un’ambiente dalla grande biodiversità, ospita anche le attività produttive di più di settemila imprese agricole.

“Ora si butta via acqua. Nel caso di danni non si invochino scuse –  commenta il Vicepresidente del Parco del Ticino Luigi Duse –  lo spreco di una risorsa indispensabile nel caso di una primavera – estate siccitosa, non trova alcuna motivazione tecnica in quanto tutti gli studi e le analisi prodotti ai vari tavoli tecnici valutano positivamente l’accumulo di una maggiore quantità d’acqua. Cosa possibile con il livello di 1,50 metri sullo zero idrometrico per tutto l’anno. Ma tale decisione non è stata ancora assunta!”.

Trattenere più acqua nel Verbano significa poter contare su 52 milioni di mc di risorsa idrica disponibile in caso di necessità per le attività di valle, che interessano oltre all’ecosistema del Ticino anche 7.000 aziende della principale zona agricola d’Italia.

“Speriamo  – conclude Luigi Duse – che quest’anno non ci si debba ancora pentire per il mancato intervento, come successo lo scorso anno, ma è certo che chi non assume questa decisione, nel caso di danni per milioni di euro, non potrà invocare come giustificazione i cambiamenti climatici”.

“Tutto questo – precisa il Presidente del Parco del Ticino, Gian Pietro Beltrami – mortifica l’impegno degli Assessori Fava,Terzi e Beccalossi di Regione Lombardia che, preso atto della necessità di questo territorio,  hanno scritto al Ministro dell’Ambiente Galletti e all’Autorità di Bacino sollecitando il ripristino del livello del lago a + 1.50 mt”.

La notizia in sé dice poco se non si è al corrente delle problematiche raccontate nel reportage pubblicato il 19 aprile 2016 ACQUA: crisi idrica e siccità nella Valle del Ticino”. L’approvvigionamento d’acqua è un problema quasi insormontabile per le attività produttive e per la vita del Parco più ammirato d’Europa. Infatti, la sospensione del cosiddetto “deflusso minimo vitale” delle acque del Lago Maggiore, che prevedeva la regolazione a 1.50 metri sopra lo zero idrometrico, ridotto poi a 1,25 metri dal Ministero dell’Ambiente, non può più garantire una riserva idrica adeguata per le attività agricole e per la fauna e la flora del Parco.

Stiamo parlando di una delle zone con la maggiore concentrazione di attività agricole e al tempo stesso tra le più ammirate dai turisti di tutta Europa, soprattutto per la vicinanza del Verbano, culla della civiltà dei Borromeo che qui profusero tutta la loro raffinata cultura e ancora oggi a testimonianza del loro prestigio politico, ci restano i sontuosi palazzi, i prestigiosi giardini all’italiana e la imponente Rocca di Angera.

Sul Lago Maggiore si specchiano le maestose cime della catena Prealpina ed è contornato dal verde dei parchi variamente fioriti, dalle splendide ville che si inseguono sulle sponde del grande invaso, dalle dimore fortificate e dai santuari che contrastano meravigliosamente con l’azzurro del lago.

Qui, la natura mediterranea si innesta sorprendentemente in una cornice prealpina, l’uomo con suggestive geometrie e la natura con il fascino della vegetazione autoctona e non, hanno dato vita ha un saldo connubio tra linee e colori. Infatti lungo la strada è facile vedere chiese e santuari, e fra tanti, forse il più caratteristico, non fosse altro che per la posizione, a fil di cielo, è il monastero di Santa Caterina del Sasso, incastonato tra rocce a strapiombo sul lago.

Testo e foto di Enrico Bottino