Salvate il delfino Mimmo: la storia del cetaceo innamorato di Venezia
Salta e fa acrobazie in laguna all'ombra del campanile di San Marco, ma potrebbe essere in pericolo: la storia di Mimmo, il delfino innamorato di Venezia che rallegra i turisti, ma rischia la vita
Mimmo, il delfino in pericolo che ama Venezia
L’hanno soprannominato Mimmo, come uno scanzonato guagliò, ed in effetti è proprio un giocherellone.
Parliamo delsolitario esemplare di delfino che dallo scorso giugno scorrazza e compie acrobazie nella laguna del Bacino di San Marco, a Venezia.
Da allora, le segnalazioni sono continue: Mimmo si fa notare in mezzo al traffico di vaporetti, battelli turistici e taxi d’acqua, esibendo salti e apparizioni spettacolari.
Ma questo comportamento, che suscita entusiasmo nei turisti, ha anche generato forte preoccupazione tra gli esperti, per la sicurezza e il benessere dell’animale.
Le condizioni di Mimmo e i rischi che corre: cosa dicono gli esperti
Gli esperti del Cetacean Strandings Emergency Response Team (CERT), insieme alla Guardia Costiera, hanno confermato che Mimmo appare in buone condizioni: i profili di nuoto e respirazione risultano regolari e l’animale continua ad alimentarsi.
Tuttavia, la situazione non è priva di critici segnali di allarme.
In primo luogo, la laguna di Venezia è attraversata da un traffico acqueo intenso, con motori, eliche e turbolenze che comportano rischio fisico, come traumi da elica, e stress acustico per il delfino.
Inoltre la scelta di rimanere in laguna e di apparire spesso nei canali urbani non è compatibile con il comportamento tipico della specie, che vive in gruppi.
Secondo il professor Fabio Pranovi dell’Università Ca’ Foscari, Mimmo potrebbe trovarsi in una situazione di “adattamento forzato” alla laguna solo perché lì trova cibo più facilmente, oppure potrebbe essere disorientato.
Queste condizioni rendono urgente un piano di tutela attivo: mantenimento della distanza da parte delle imbarcazioni, divieto di avvicinamento, nessun lancio di oggetti o cibo, e il tentativo di guidarlo verso il mare aperto con protocolli internazionali.
La macchina dei soccorsi per salvare Mimmo
Negli ultimi giorni la mobilitazione della comunità veneziana e delle autorità è cresciuta in modo significativo.
Sui social è nato l’appello “Salviamo il delfino!” promosso dalla volontaria Cristina Romieri, che ha segnalato la crescente attività turistica dedicata allo “spettacolo” di Mimmo: tour in barca programmati per avvistarlo e fotografarlo, non sempre rispettosi delle distanze e delle buone pratiche di tutela animale.
Le autorità hanno emesso avvisi ai naviganti: ricordano che la specie è protetta, che vige l’obbligo di evitare disturbi, mantenere almeno 50 metri di distanza e segnalare comportamenti scorretti.
Il pericolo maggiore è che l’attenzione turistica si traduca in un effetto disturbante, aumentando lo stress per l’animale o perfino causandone la morte per incidente con elica o collisione.
La situazione richiama analoghi casi di cetacei solitari in aree altamente antropizzate, in cui l’incontro con il traffico marino frequentemente finisce in tragedia.
Mimmo si può salvare?
Nel breve termine, il piano di intervento punta a guidare Mimmo fuori dalla laguna e riconnetterlo con un branco o con acque più adatte alla specie.
Il CERT sta valutando un nuovo tentativo di trasferimento in mare aperto, applicando protocolli internazionali di “relocation” per cetacei.
Ma persistono diverse incognite: non è chiaro perché Mimmo abbia scelto (o sia costretto) a rimanere nella laguna.
Potrebbe essere alimentato da gente a bordo delle imbarcazioni, potrebbe aver perso il gruppo, o potrebbe essere soggetto a condizioni ambientali non ottimali.
Il successo dell’operazione dipenderà dalla collaborazione di imbarcazioni, turisti, operatori e residenti nella zona.
A medio termine, sarà necessario valutare modifiche strutturali: regolamentazione del traffico acqueo nella laguna centrale, limiti di velocità e rumore, zone protette temporanee, campagne di sensibilizzazione.
Il caso di Mimmo può diventare un punto di riferimento per le politiche di tutela dei cetacei in ambienti urbani e lagunari italiani.
Infine, il monitoraggio andrà esteso: tracciare la presenza, lo stato di salute, i comportamenti dell’animale e verificare se effettivamente riesca a reintegrarsi in un ambiente più naturale o se resti stabilmente nella laguna, con le conseguenze che ne derivano.
In ogni scenario, l’obiettivo prioritario resta garantire che Mimmo non diventi un’attrazione turistica a scapito della sua sicurezza e del suo benessere.
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