Quando arrivano i Krampus: il rito più inquietante dell’inverno alpino

1 dicembre 2025 - 12:39

Il 5 dicembre 2025 le strade di Nova Levante tornano a riempirsi dei campanacci dei Krampus. Una sfilata antica e profondamente legata al folklore alpino, resa unica dalle maschere intagliate a mano da artigiani locali come Patrick Obkircher

Il 5 dicembre, nel cuore della Val d’Ega, la tradizione più inquietante dell’Avvento alpino torna a percorrere le vie di Nova Levante (BZ).

Quando cala il sole, levie del paese vengono attraversato dal fragore dei campanacci e dalle apparizioni dei Krampus, figure diaboliche del folklore locale che accompagnano San Nicolò e scacciano ciò che minaccia l’atmosfera di raccoglimento del periodo natalizio.

La sfilata, organizzata dal gruppo Schuffatuifl, è un appuntamento molto amato dagli abitanti del paese, al punto da essere considerata una sorta di rito collettivo.

Pur rimanendo un evento poco conosciuto al di fuori del territorio, rappresenta una delle occasioni più autentiche per osservare da vicino un’usanza profondamente radicata nella cultura alpina.

Folklore alpino tra maschere, rumori e antiche paure

L’immaginario rassicurante dei mercatini e delle luci calde dell’Avvento lascia rapidamente spazio a un’atmosfera ben diversa quando compaiono i Krampus.

Le loro maschere scolpite nel legno, i costumi spettacolari, le fruste di betulla e il continuo frastuono dei campanacci evocano un mondo antico, fatto di credenze popolari e riti di purificazione.

I Krampus – Foto: Getty Images – Sergio Delle Vedove

Queste figure, parte integrante delle tradizioni dell’Alto Adige, “si assumono il compito di spaventare i bambini cattivi o di liberare il campo dagli spiriti maligni”, secondo l’usanza tramandata nel folklore alpino.

Durante tutto l’Avvento compaiono nei paesi della regione, ma l’appuntamento di Nova Levante ha un fascino particolare, proprio perché rimasto legato a una dimensione locale e identitaria.

Le mani e la visione degli artigiani: il lavoro di Patrick Obkircher

Una delle caratteristiche che rende unica la sfilata di Nova Levante è la presenza di maschere create da artigiani del posto.

Tra questi spicca Patrick Obkircher, considerato tra gli intagliatori più richiesti del settore.

Il rapporto con i Krampus affonda nelle sue memorie d’infanzia nella Valle dello Stubai, dove paura e fascinazione si sono trasformate nel tempo in una professione.

Nel suo atelier alla periferia di Nova Levante, Obkircher impiega circa una settimana per realizzare una singola maschera: il lavoro inizia con la motosega, prosegue con gli strumenti da intaglio, continua con la svuotatura del legno e l’imbottitura interna, e si conclude con la pittura acrilica resistente. Il tocco finale arriva con le corna – spesso vere – di caproni o pecore.

“Voglio che le mie maschere siano espressive”, ha spiegato l’artigiano. Nonostante l’aspetto selvaggio, aggiunge che “devono avere tratti del viso ben definiti. E soprattutto, le proporzioni devono essere corrette”.

Un sapere che dà forma alla tradizione

Il lavoro di artigiani come Obkircher non è un semplice esercizio estetico: è un tassello fondamentale per la continuità di una tradizione che vive anche attraverso i materiali, le tecniche, le forme e le interpretazioni personali degli intagliatori.

La sfilata dei Krampus – Foto Getty Images / Dario Tommaseo

In passato, i Krampus si riunivano in paese e percorrevano le case una per una. Dal 2014, con la fondazione dell’associazione Schuffatuifl Nova Levante, la sfilata si è strutturata e ha conosciuto una crescita costante, diventando un appuntamento fisso nel calendario del paese.

L’edizione 2025 rappresenta un preludio all’importante evento biennale programmato per dicembre 2026, molto più ampio e partecipato.

Per la comunità locale, il corteo dei Krampus continua però a essere prima di tutto un rituale vissuto “dall’interno”, in cui la dimensione collettiva si intreccia con il senso di appartenenza al territorio.

Atmosfera, territorio e inverno alpino

La sfilata si svolge nel cuore delle Dolomiti, e questo contesto naturale amplifica il carattere della manifestazione.

L’arrivo dell’inverno, l’aria frizzante, la luce radente e il silenzio dei boschi circostanti creano l’ambientazione ideale per un rito che affonda le radici nel simbolismo della stagione: buio e luce, rumore e quiete, paura e purificazione.

In Val d’Ega, dove la natura e la vita quotidiana delle popolazioni locali si integrano alla perfezione, un evento come questo si trasforma in una porta d’accesso alla cultura locale e alle sue espressioni più autentiche.

 

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