
Come guadare e affrontare i ruscelli primaverili in sicurezza
Nel pieno della primavera il fatto di attraversare corsi d'acqua lungo i sentieri può diventare una sfida pericolosa. Vediamo come affrontare ruscelli ingrossati, ponti sommersi o assenti in sicurezza, grazie a tecniche, consigli pratici e all'attrezzatura giusta
Ruscelli in primavera: un rischio da non sottovalutare
La primavera è la stagione ideale per tornare a mettersi in cammino: la natura si risveglia, i fiori punteggianoi prati d’alta quota e le giornate più lunghe invitano a star all’aria aperta fino a tardi.
Tuttavia, a seguito del disgelo e delle piogge più frequenti, anche la montagna cambia il suo volto: torrenti che in estate appaiono innocui si gonfiano, e i ruscelli che fino a ieri erano asciutti si trasformano in piccoli ostacoli inaspettati.
Il rischio non è soltanto quello di bagnarsi i piedi, ma di trovarsi in seria difficoltà su un sentiero interrotto da un corso d’acqua impetuoso, oppure da un ponte crollato.

Ph.: Gettyimages/krblokhin
La primavera possiede una bellezza dinamica e, proprio per questo, è fondamentale avere una certa preparazione tecnica per affrontare i guadi in modo sicuro.
Imparare a leggere l’ambiente circostante, riconoscere i segnali di pericolo e sapere come comportarsi può fare la differenza tra un’escursione avventurosa e un’esperienza pericolosa.
Saper osservare: ogni guado va valutato con attenzione
Quando ci si trova davanti a un corso d’acqua da attraversare, la prima regola è fermarsi e osservare con attenzione. L’apparenza inganna: anche un piccolo ruscello può nascondere delle insidie.
È importante valutare la velocità della corrente, che talvolta può esercitare una forza sorprendente, in special modo se l’acqua supera le caviglie.
La profondità va controllata con attenzione, magari sondando il fondo con un bastoncino da trekking. Se l’acqua è torbida e non consente di vedere dove si mettono i piedi, allora il rischio di inciampare o scivolare aumenta sensibilmente.
Anche la larghezza del corso d’acqua è un fattore determinante: più ampio è il guado e maggiore sarà il tempo che si trascorre esposti al flusso e, di conseguenza, più alta sarà la probabilità di perdere l’equilibrio.
Infine, è fondamentale accertarsi che la sponda opposta sia raggiungibile e sicura: partire per un attraversamento senza sapere dove si sbocca può rivelarsi un grave errore.
Quando è meglio rinunciare: il buonsenso prima dell’avventura
Ci sono momenti in cui la scelta più saggia è fermarsi. Se la corrente è troppo forte o l’acqua è alta al punto da superare le ginocchia, allora il guado diventa potenzialmente pericoloso anche per escursionisti esperti.
Allo stesso modo, se si è da soli e non si ha la possibilità di chiedere aiuto in caso di difficoltà, allora attraversare rappresenta un rischio evitabile.
La scarsa trasparenza dell’acqua, l’assenza di un punto d’uscita visibile, oppure le condizioni meteorologiche in peggioramento sono sempre segnali da non sottovalutare.
In queste situazioni, conviene sempre cercare un’alternativa: esplorare a monte o a valle per trovare un tratto o un attraversamento più sicuro, oppure tornare indietro modificando il percorso.
La montagna, infatti, non premia mai la fretta o l’imprudenza: è il rispetto per il contesto naturale a garantire un’esperienza autentica e sicura.
Come attraversare un corso d’acqua in sicurezza
Affrontare un guado richiede tecnica, equilibrio e concentrazione. In primo luogo, è importante mantenere gli scarponi ai piedi: proteggono da eventuali urti con le pietre e assicurano una buona aderenza al fondo.
L’uso dei bastoncini da trekking è altamente consigliato poiché consentono di mantenere l’equilibrio e di verificare, passo dopo passo, la stabilità del terreno sommerso.
Il movimento deve essere lento, controllato, con il corpo leggermente inclinato verso valle per opporsi alla spinta dell’acqua.
Meglio procedere in diagonale anziché frontalmente, poiché in questo modo si riduce la resistenza e si facilita l’attraversamento.
Se si è in compagnia si può affrontare il guado in piccoli gruppi, unendo le forze: il passaggio in linea orizzontale, spalla a spalla, o in formazione triangolare con le braccia incrociate, garantisce maggiore stabilità.
È essenziale, però, che tutti i membri del gruppo siano ben coordinati e abbiano chiaro il percorso da seguire prima di iniziare l’attraversamento.
Ponti mancanti o sommersi: come gestire l’imprevisto
In primavera può capitare di trovare piccoli ponti sommersi dalla piena, oppure danneggiati dalle frane e dalle slavine.
In questi casi non bisogna cedere alla tentazione di attraversarli comunque. L’acqua può aver indebolito la struttura e reso il passaggio instabile o scivoloso. Anche se visivamente integro, un ponte sommerso non è mai affidabile.
Quando ci si trova davanti a una struttura danneggiata o mancante, è importante valutare se esistono alternative nelle vicinanze.
Ph.: Gettyimages/Popartic
Consultare mappe aggiornate o applicazioni Gps può essere molto utile per individuare eventuali deviazioni, oppure altri punti di attraversamento più sicuri.
In alcuni casi sarà necessario modificare il percorso oppure tornare indietro.
L’adattabilità è una qualità fondamentale nell’escursionismo, tanto quanto l’orientamento o la resistenza fisica.
L’attrezzatura utile per affrontare un guado
Affrontare i corsi d’acqua in primavera richiede una preparazione specifica anche in termini di equipaggiamento.
Gli scarponi devono avere una suola con ottimo grip e non devono mancare di impermeabilità, dunque di un tessuto Gore-Tex oppure Waterproof.
I bastoncini da trekking sono indispensabili per mantenere l’equilibrio in acqua e testare il fondo, mentre lo zaino dovrebbe essere dotato di una copertura impermeabile oppure prevedere delle sacche stagne per proteggere abiti asciutti, dispositivi elettronici e materiale per il primo soccorso.
Una corda leggera, lunga circa una decina di metri, può risultare preziosa in caso di necessità, ad esempio per aiutare un compagno in difficoltà o per creare un punto di ancoraggio.
Infine, non dovrebbe mai mancare un cambio asciutto da tenere ben protetto, insieme a un telo termico da usare in caso di immersione accidentale.
Essere pronti agli imprevisti significa aumentare il margine di sicurezza e vivere l’escursione con maggior serenità.
Dopo il guado: recuperare energia e valutare le condizioni
Una volta completato l’attraversamento è importante fermarsi per valutare il proprio stato fisico, oppure quello del gruppo.
Camminare a lungo con i piedi bagnati può causare vesciche o, in condizioni di temperature più basse, anche ipotermia. È consigliabile cambiare le calze e, se necessario, gli indumenti umidi.
Bisogna anche verificare che l’attrezzatura sia rimasta asciutta e che tutto sia ancora funzionante, specialmente dispositivi come Gps, torce e telefoni.
A questo punto è opportuno riflettere su come proseguire: se qualcuno è infreddolito, affaticato o spaventato, allora potrebbe essere saggio interrompere o accorciare l’escursione.
Un guado impegnativo affrontato in primavera non è solo un ostacolo fisico, ma anche uno spartiacque mentale: superarlo richiede lucidità e rispetto per l’ambiente, qualità che ogni buon escursionista dovrebbe portare con sé durante ogni cammino.
Informazioni utili
Le linee guida e i piani didattici per i corsi sezionali di escursionismo del CAI, che includono indicazioni su come affrontare i vari tipi di terreno, inclusi i guadi.
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