Parco della Vena del Gesso Romagnola: grotte, specie rare e biodiversità

6 maggio 2022 - 12:23

Andiamo alla scoperta del Parco della Vena del Gesso Romagnola: un territorio unico disegnato dalla natura in 6 milioni di anni, habitat per specie animali e vegetali rarissime

Vena del Gesso Romagnola: un unicum naturalistico

Rocce che tagliano a filoni la fitta vegetazione.

Doline e calanchi antichissimi, su cui si affacciano creste cheoffrono panorami indimenticabili.

E poi la biodiversità di un territorio che intorno al suo Gesso è fiorita rigogliosa, nella fauna e nella flora.

È così che si presenta il territorio del Parco Regionale Vena del Gesso Romagnola, un’area di 60 chilometri quadrati, situata tra le valli del Sillaro e del Lamone, a cavallo tra le province di Bologna e Ravenna.

 

Vena del Gesso: una storia lunga sei milioni di anni

La Vena del Gesso romagnola si sviluppa per una lunghezza lineare di circa 25 chilometri e una larghezza di 1,5.

Si tratta di un vero unicum a livello mondiale, grazie alla sua struttura pressoché omogenea e composta quasi esclusivamente dal minerale gessoso.

Il parco è davvero spettacolare: appare come un lungo filone argenteo frastagliato in gradoni che cedono il passo a rupi e strapiombi.

La particolare natura geologica si riflette naturalmente nel sottosuolo, con un intricato sistema di grotte, doline, inghiottitoi e risorgive che si nasconde sotto la superficie: un vero paradiso per gli speleologi.

Nel Parco della Vena del Gesso Romagnola si contano ben 200 grotte , tra cui le due più conosciute della Tanaccia e del Re Tiberio.

Proprio grazie alla sua unicità geologica, l’area del parco è in corso d’inserimento nella lista UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

 

La Vena del Gesso, un lascito del mare antico

Sei milioni di anni: tanto ci è voluto perché quest’angolo di Romagna – sommerso dalle acque del Mar Mediterraneo – diventasse terra emersa.

I sali marini iniziarono a concentrarsi in imponenti agglomerati e così nacque la Vena del Gesso.

Evaporando lentamente, le acque lasciarono diversi depositi di minerale.

Questi fenomeni si fanno risalire all’età geologica del Messiniano, quando 16 periodi caldi e aridi prosciugarono le acque lasciando depositare il gesso per poi far tornare le acque su diversi livelli, disegnando così gli strati della Vena.

Questi diversi strati sono ben visibili in alcuni punti, come come nei pressi del Monte Volpe o lungo la riva di San Biagio.

Il gesso ha influenzato gli habitat del parco: sul versante nord il clima fresco copre i fianchi delle alture con boschi e castagneti.

Sul versante sud invece, il riflesso della luce solare sui blocchi gessosi, ha consentito lo sviluppo di specie vegetali tipiche del Mediterraneo.

 

La flora del Parco: il verde e le rocce

Si calcolano circa 1000 specie vegetali presenti tra le rocce della Vena del Gesso Romagnola.

Dai boschi agli arbusti tipici della gariga come il terebinto o la ginestra, fino alle specie che trovano spazio anche tra le rupi più impervie, abbarbicate sulla roccia.

La natura ha selezionato esemplari che si adattano ad ambienti estremi, aridi e inospitali, vere e proprie unicità.

Esempio celebre è quello della felcetta persiana, una delle 21 specie di felci presenti nel parco, rinvenibile anche negli altopiani balcanici e nella regione indiana del Kashmir.

Molte sono le specie protette: è il caso della Scolopendra emionitide, reintrodotta dopo l’estinzione degli ultimi esemplari avvenuta negli anni ’50 a causa delle intense attività estrattive.

31 specie di orchidee appaiono magicamente nei prati che si aprono tra gli anfratti rocciosi, così come specie rare quali il barbone adriatico e la serapide maggiore.

 

La fauna del Parco: habitat ideale per gli animali selvatici

Rocce e anfratti in un ambiente selvaggio e incontaminato ospitano una ricca varietà di specie faunistiche.

Dai grandi mammiferi dei boschi ai rapaci che nidificano sulle rupi, la Vena del Gesso è un rifugio ideale per gli animali selvatici.

Innanzitutto per quelli tipici dell’Appennino: capriolo, daino, faina, donnola, puzzola e tasso. Tra i roditori il Parco ospita lo scoiattolo, il ghiro e l’ istrice.

Accertata anche la presenza del lupo con due coppie di questi animali, e di alcuni esemplari di gatto selvatico.

L’influsso mediterraneo si fa sentire anche qui, memoria dell’antico mare da cui il Gesso è nato:  capinere, sterpazzola, occhiocotto, sterpazzolina di Moltoni, beccafico, magnanina, bigiarella e bigia grossa, abitano le macchie e garighe del versante meridionale della Vena.

A nord sono i picchi, verde e rosso maggiore e minore a popolare i castagneti.

Sparviere, lodolaio e biancone sono più rari, ma sempre spettacolari quando vanno in picchiata alla ricerca del cibo.

Accertata anche la presenza di coppie di falco pellegrino, che nidificano negli anfratti rupestri della Vena e osservabili a volte sulla grande parete di roccia del Parco-Museo Geologico del Monticino.

Tra gli ospiti più celebri del Parco e delle sue cavità ci sono poi i pipistrelli.

Se ne contano addirittura 20 specie diverse, tutte protette e ritenute di importanza prioritaria dall’Unione Europea.

L’habitat naturale è quello delle grotte, dove si trovano vere e proprie colonie di svernamento o di parto di importanza internazionale.

Ben noti agli studiosi sono il complesso carsico Rio Stella-Rio Basino, con oltre mille esemplari di rinolofo eurìale e una grotta di Monte Mauro con 500 femmine riproduttive.

E poi ancora: i 4 mila esemplari di miniotteri misti ai due vespertili (maggiore e di Blyth) che in inverno salgono a 16-18 mila unità, he si trovano nelle gallerie abbandonate della cava di monte Tondo.

 

Le grotte: un universo unico e misterioso

Le suggestioni della Vena del Gesso romagnola continuano anche sotto la superficie.

Si contano infatti ben 230 cavità naturali note, ma ne esistono molte di più che ancora non sono state esplorate.

L’accesso, molto complicato, è quasi sempre riservato ai gruppi speleologici, dotati dell’attrezzatura e della competenza adeguate.

Esistono però due cavità che sono accessibili a tutti: la Tana del Re Tiberio a Borgo Rivola e la Tanaccia di Brisighella.

La prima si può visitare con guide speleologiche nei fine settimana dalla primavera all’autunno. Si tratta di una cavità di particolare interesse archeologico.

Vi sono stati infatti ritrovati resti di un sistema di vasche dell’Età del Ferro e anche di epoca romana, destinate alla raccolta dell’acqua, con finalità terapeutiche.

La Tanaccia è di più facile accesso, ma sempre con accompagnatore.

 

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Informazioni utili:

Il Parco della Vena del Gesso Romagnola

La Grotta del Re Tiberio

La Tanaccia di Brisighella

Le guide del Parco della Vena del Gesso Romagnola