Ambiente e dintorni

18 marzo 2020 - 10:18

Ripartendo dal tema del camminare in città, di cui avevo parlato nel precedente numero della Rivista, approfitto per lanciare un ulteriore spunto di riflessione che tocca due aspetti importantissimi delle politiche a favore dei “camminatori”, più comunemente definiti pedoni, ed è quello dell’educazione stradale e dell’organizzazione urbanistica delle città. Nel corso degli ultimi anni molte associazioni sono sorte, sull’esempio di Paesi come Inghilterra e Stati Uniti, a tutela del pedone con iniziative a volte anche molto eclatanti, ma tutte finalizzate ad inserire, nell’agenda di politici ed amministratori, interventi a favore di città più a misura d’uomo.
Parlando di pedoni non bisogna dimenticare che in città ad avere più problemi nel muoversi in sicurezza sono i bambini e allora alcune amministrazioni comunali qualche anno fa, prendendo spunto dalla Legge 28 agosto 1997 n 285  “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”, hanno attivato una serie di interessanti progetti a favore della mobilità sostenibile. Una delle finalità della legge era proprio il miglioramento della fruizione dell’ambiente urbano e naturale da parte dei minori e quindi l’organizzazione di spazi dove la dimensione del giocare, del correre e camminare potesse avvenire in sicurezza.
Un salto di qualità legislativo importante che però dopo la spinta iniziale di fine anni ‘90 ha subito una stasi ed attualmente, a parte qualche istituzione locale virtuosa, si vedono poche iniziative.  Sperando che la legge 285 venga riesumata,  un’idea per promuovere presso le scuole i benefici psico-fisici del camminare è quella di creare dei percorsi protetti casa-scuola che in alcuni casi possono diventare dei percorsi didattici all’aria aperta.  Sul sito dell’organizzazione internazionale www.iwalktoschool.org che ogni anno promuove la settimana dell’andare a piedi, si possono trovare esperienze interessanti che ormai vengono promosse contemporaneamente in circa 40 Paesi in tutto il mondo. Per la settimana internazionale del 2007 che si terrà ad ottobre, il Ministero dell’Istruzione potrebbe inviare una circolare che inviti le scuole elementari e medie ad aderire all’evento, organizzando anche una sorta di concorso che premi le esperienze più significative.
La comunicazione dell’evento 2007, con i risultati delle best pratics, potrebbero essere pubblicati  su riviste specializzate, come ad esempio Trekking e, premiare le classi vincitrici con viaggi in Parchi Naturali della regione di appartenenza. In questo modo si potrebbero incentivare i ragazzi a conoscere meglio il territorio che li circonda facendo anche lezioni di Geografia (per questo l’insegnamento della Geografia andrebbe riattivato) ed orientamento all’aria aperta.
Una legge nazionale che obblighi la scuola a dedicare un monte ore all’esperienza del camminare come forma di conoscenza del territorio ed inserisca le “settimane verdi ” nei parchi naturali, come fase conclusiva del percorso didattico,  potrebbe dare un forte contributo ad alimentare il turismo scolastico di qualità.  L’associazione Camminascuola sta cercando proprio di andare in questa direzione riscuotendo anche un buon successo.
In città molto grandi e con aree verdi di vaste dimensioni come ad esempio Roma, le scuole potrebbero adottare un proprio itinerario in collaborazione con le biblioteche territoriali o i LEA (Laboratori per l’Educazione Ambientale) qualora fossero presenti. Il percorso didattico adottato dalle scuole nel parco cittadino diventerebbe il luogo dove i bambini più piccoli potrebbero sviluppare una conoscenza del territorio diretta, secondo il loro diritto naturale all’infanzia. Mi piace molto l’idea provocatoria sui diritti naturali dei bambini e delle bambine lanciate dal settore scuola della Regione Emilia Romagna qualche tempo fa. Tra questi diritti troviamo: quello alla strada, al selvaggio, ad ascoltare il silenzio, a sporcarsi a percepire le sfumature, ecc… diritti che la città ha cancellato come, quello di riuscire a vedere il passare delle stagioni, il cambiamento dei colori, l’aurora, l’alba. Per far riscoprire queste esperienze alle future generazioni c’è bisogno molto probabilmente di un percorso informativo e formativo nuovo dei docenti in modo da dotarli di strumenti che consentano di costruire percorsi didattici efficaci.
C’è un’esperienza molto bella che da qualche anno viene portata avanti dal Centro di Educazione Ambientale della Federazione Italiana Escursionismo presso l’Aula Verde di Pale (Foligno), in cui si mette al centro della proposta didattica la scoperta del paesaggio attraverso la percezione.
Gli operatori dell’Aula Verde organizzano escursioni in cui i ragazzi, ma anche gli adulti, vengono invitati ad annusare, toccare, giocare e soprattutto sentire il proprio corpo, che attraverso la fatica raggiunge una meta che può essere una vetta, un punto panoramico, un altro piccolo borgo dopo una lunga traversata. Ho voluto lanciare un sassolino nello stagno cercando, in modo provocatorio, di connettere l’esperienza educativa quotidiana di docenti e allievi facendola ruotare sulla centralità della percezione del mondo che ci circonda, attraverso l’esperienza unica del camminare. Esistono libri di didattica della Geografia che possono essere d’ausilio, e questa materia bistrattata dovrebbe tornare ad essere insegnata. Qualcuno raccoglierà questa modesta provocazione?

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