, anche grazie alla natura contemplativa che li avvolge, si rivelano essere un mezzo particolarmente attrezzato per promuovere il riscatto della realtà fisica. È soprattutto grazie alla contemplazione di questi luoghi mistici ricolmi di storia e arte, se oggi riusciamo a riscoprire il piacere della pura contemplazione del mondo materiale con le sue impreviste corrispondenze psico-fisiche. Per questo motivo, attraversare la storia sacra della Ciociaria significa, più che mai, calarsi in una gratificante dimensione di natura turistico-contemplativa. In questa provincia alle porte di Roma, il turismo religioso si inserisce perfettamente in quello che è stato uno degli esempi più illuminanti del cammino tortuoso della fede lungo i secoli; un cammino sulle cui tracce è facile rinvenire i tesori, i luoghi, le vicissitudini e le speranze, di un popolo.
La nostra mistica trasvolata sui luoghi di culto della Ciociaria, parte dalle alture dominate da uno dei luoghi simbolo della cristianità mondiale: l’Abbazia di Montecassino. Inizialmente, un forte senso di smarrimento ci accompagna fra i tre grandi chiostri rinascimentali e tra le navate della prestigiosa chiesa; un senso di profonda angoscia che ci rimanda a quel tragico 15 febbraio del 1944 quando, sulle alture di Montecassino, furono lasciate cadere oltre 450 tonnellate di bombe che provocarono danni gravissimi. Il monastero e la basilica furono ridotte a macerie e solo le mura esterne, la scala d’ingresso e parte della torretta resistettero alla furia dell’attacco. Oggi, quasi per ricompensare mille anni di cultura e di lavoro benedettino, l’intero complesso è stato magistralmente ricostruito nel pieno rispetto delle forme originali. Per la parte pittorica si è preferito, invece, seguire una strada diversa: una serie di affreschi è stata, infatti, eseguita da Pietro Annigoni, uno dei più celebri pittori del XX secolo. Lasciamo il convento benedettino e, seguendo una splendida strada tortuosa, arriviamo nel territorio di Collepardo tra i rilievi e i fitti boschi che circondano la Certosa di Trisulti, un grandioso esempio di residenza abbaziale i cui lavori di costruzione iniziarono intorno al 1204, per volontà del Papa anagnino Innocenzo III. Superato il portone d’ingresso con il bassorilievo raffigurante San Bartolomeo, circondati da un mistico silenzio, ci intratteniamo per qualche istante a meditare incantati dalla bellezza intatta delle facciate medioevali dei palazzi e dalla magnificenza neoclassica della Chiesa, e della piazza principale del monastero. Le affascinanti vetrinette arricchite da antichi recipienti, gli stucchi e i pomposi affreschi realizzati dal pittore Manco, saturano invece l’atmosfera della bellissima farmacia storica posta all’interno del complesso. Ci spostiamo nel comune di Veroli ed ecco l’imponente e solitaria Abbazia di Casamari. Il nome è di chiara origine latina e rimanda dunque alla Casa di Mario, vale a dire, alla residenza di Caio Mario il celebre condottiero romano che nacque proprio in questa zona. Il complesso abbaziale è dominato da un amplissimo ingresso ad arco, che contiene due archi goticheggianti affiancati. È evidente l’influsso gotico, in una versione tutta italiana, nella quale l’arco a sesto acuto non giunge mai alle altezze vertiginose degli edifici gotici dell’Europa centro-settentrionale. Sempre a Veroli, è possibile visitare Santa Maria Salome: una chiesa a tre navate costruita nel 1209 quando, secondo le cronache, furono ritrovati i resti della santa donna (madre degli apostoli Giacomo e Giovanni, suocera di Pietro e Andrea) che ebbe il merito di far arrivare in Italia, un pezzo della Croce di Cristo. “Sacri resti”che, secondo la tradizione, sono ancora conservati in uno degli ultimi gradini della chiesa.
Nonostante la presunta presenza degli apostoli Pietro e Paolo in molte città ciociare, bisognerà attendere la libertà di culto concessa ai cristiani da Costantino (313 d.C.) e, verso la metà del V secolo, la decisione di Papa Leone Magno di istituire varie diocesi nel Lazio meridionale, per registrare la costruzione delle prime grandi cattedrali ciociare. Cattedrali che inizialmente si andarono a sovrapporre, architettonicamente e quindi anche religiosamente, alle vecchie costruzioni di impianto pagano. È il caso della Cattedrale di San Domenico di Sora, realizzata sui resti della villa agreste di Cicerone e caratterizzata, al suo interno, da tre monumentali navate, divise da sedici colonne tutte disuguali e provenienti proprio da edifici pagani. Sui resti di un tempio pagano eretto in onore della dea Mefiti, sorge anche il Santuario della Madonna di Canneto di Settefrati, una chiesa d’impianto medievale, meta di un pellegrinaggio oceanico di fedeli che, annualmente (dal 18 al 22 agosto), raggiungono la splendida Valle di Comino per rendere omaggio alla Madonna Nera. Fedeli che confluiscono a migliaia anche a Supino per far visita al Santuario di San Cataldo, una delle migliori realtà architettoniche dell’arte barocca del Lazio meridionale. Su un gradino della scalinata della Chiesa di Santa Maria della Libera di Aquino, ecco la caratteristica Tabulae Lusorie, un gioco con pedine molto di moda tra i romani. La chiesa, edificata nel 1125 per volere di due nobildonne, Ottolina e Maria, sorge nei pressi dell’antica Via Latina e vicino all’Arco di Marcantonio, quasi a voler contrassegnare, con la sua presenza, il tangibile passaggio di consegne tra le due civiltà. A Cervaro furono una serie apparizioni mariane ad incoraggiare, sugli spazi occupati da una vecchia cava di “piperni”, la costruzione del Santuario della Madonna de’ Piternis, un luogo di culto che ha subito diversi interventi architettonici nel corso dei secoli. Un imponente fascio di luce passa attraverso l’enorme rosone di maestranza borgognone, fino ad illuminare i suggestivi particolari della Chiesa di Santa Maria Maggiore di Alatri ed il prezioso gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli. Una massiccia costruzione completata da un elegante campanile merlato, dove romanico e gotico si fondono tra loro, fino a dar vita ad un toccante e particolarissimo gioco di stili. Terminiamo il nostro tour, immergendo lo sguardo nel romanico campano della facciata della Cattedrale di Anagni e tra gli splendidi affreschi che animano la cripta della “Cappella Sistina del Duecento”. Una basilica che raggiunse notevole prestigio soprattutto intorno al XIII secolo, quando la città di Anagni si trasformò, grazie ai quattro pontefici cui diede i natali (Innocenzo III, Bonifacio VIII, Gregorio IX, Alessandro IV), nella città dei papi.