Cos’è la “Montanità” e quale sarà il suo futuro?

18 marzo 2020 - 10:15

In questi ultimi mesi c’è stato un dibattito molto acceso nel mondo politico-istituzionale su ruolo e destino delle Comunità Montane e sulla  definizione del concetto di “montanità”, termine chiave di competenza statale, in base al quale poter assegnare le risorse finanziarie del Fondo Nazionale per la montagna che nella Finanziaria 2008 è di 50 milioni di euro per il triennio 2008/2010. Contestualmente, prima dello scioglimento delle Camere, erano state depositate varie proposte legislative per  rivedere la Legge Quadro sulla montagna.  
Quindi molto si sta muovendo intorno al mondo della montagna, ma tornando al concetto di “montanità”, sul quale bene e tanto l’IMONT ha lavorato (Istituto Nazionale della Montagna, ente pubblico nazionale di ricerca non strumentale che promuove e coordina attività di studio e di ricerca sulla e per la montagna), anche con studi di dettaglio in alcune Regioni Italiane,  bisogna ammettere che arrivare ad una definizione precisa è molto difficile anche cercando di  articolarla il più possibile.  
Le polemiche soprattutto tra UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti montani) e Ministero competente sono state molte e, spesso, purtroppo intrecciate con il famoso decreto Santagata che era finalizzato alla riduzione dei “costi della politica” e quindi ad un taglio delle Comunità Montane.
La  querelle tra Comunità Montane e Stato si è conclusa per adesso con l’art 2 commi 16-22 della Finanziaria 2008 che recita “Si affida alle Regioni il compito di razionalizzazione e di contenimento dei costi fermi i risparmi previsti nel testo Senato, prevedendo un termine di sei mesi per legiferare, scaduto il quale scattano le norme restrittive che prevedono la soppressione di quelle Comunità Montane che non rientrino nei rigidi parametri altimetrici e numerici indicati nel testo del comma”.  
Staremo adesso a vedere cosa faranno le Regioni per evitare una sorta di potere sostitutivo dello Stato sulla ridefinizione degli ambiti territoriali, ma rimane invece aperta la discussione sul concetto di montanità e su una possibile revisione della legge quadro.  
Ho avuto modo di far parte dell’Osservatorio Nazionale della Montagna e devo dire che la discussione sulla definizione della montagna italiana è stata molto interessante proprio per la sua complessità.  Una complessità che deve indirizzare a politiche di incentivi che tengano conto di parametri non solo fisici (pendenza, dislivello, altitudine, ecc) o di quelli microclimatici ma anche di aspetti socio – economici e soprattutto ambientali.  La conservazione della montagna italiana intesa come paesaggio e come inestimabile  patrimonio di biodiversità, quale che sia il concetto ufficiale di “ montanità “ che verrà definito per fini amministrativi, dovrà essere il parametro principale su cui definire i possibili futuri modelli di sviluppo.  
La pluralità della montagna italiana, che va dall’abbandono quasi totale alla presenza di un turismo troppo spesso incompatibile con l’ambiente ed oggi quindi anche generatore di diseconomie legate alle emissioni di CO2, al dissesto idrogeologico, ecc. richiede una politica condivisa tra le varie competenze istituzionali ma soprattutto mirata e diversificata.  
Molto probabilmente alcune aree montane fortemente antropizzate dovranno ridurre l’impatto del turismo e quindi non credo possano usufruire dei contributi statali legati al Fondo per la Montagna.  L’augurio è che chiunque si trovi al Governo del Paese nei prossimi mesi sappia utilizzare al meglio il Fondo per la Montagna ma che soprattutto lavori ad una nuova Legge Quadro, condivisa con la Conferenza Stato Regioni, in cui tutte le politiche virtuose di Conservazione attiva e passiva possano trovare il giusto spazio con criteri di contabilità ambientale che dimostrino la lungimiranza di scelte strategiche legate al rapporto tra tutela dell’ambiente e valorizzazione della montagna. 

Per concludere segnalo altri due tra i vari provvedimenti legati alla montagna inseriti nella Finanziaria 2008, su cui si potrebbe aprire un dibattito a partire dalle pagine di TREKKING:

– incentivazione per la permanenza delle popolazioni nelle aree di montagna e di collina  attraverso la definizione di interventi di manutenzione del reticolo idrografico minore e dei versanti privilegiando la realizzazione di opere tradizionali e a basso impatto ambientale

– Finanziamenti di progetti di sviluppo economico e di integrazione di aree montane negli assi di comunicazione interregionali .

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