Cuopre di pietra, i trulli della Valle d’Itria

18 marzo 2020 - 10:27

“Sono minuscole capanne tonde, dal tetto a cono aguzzo, in cui pare non possa entrare se non un popolo di omini, ognuna con un piccolo comignolo e una finestrella da bambola, e con quella buffa intonacatura in cima al cono, che è la civetteria della pulizia ….”. Sogno e magia: le parole dello scrittore murgese Tommaso Fiore introducono il lettore in un mondo che sembra uscito da una favola e che invece è stato faticosamente plasmato dall’uomo. La Murgia dei trulli, il cui cuore di pietra è costituito dalla valle d’Itria, è un territorio fortemente antropizzato, un paesaggio che l’uomo ha saputo rendere straordinario ed indimenticabile. Qui, dove tutto sembra “architettura spontanea”, ogni cosa nasce da precise e profonde motivazioni. Esigenze umane e disponibilità di materiali si fondono: le rocce calcaree stratificate offrono la materia prima da costruzione che contraddistingue l’immagine di questa zona della Puglia, abitata sin dal XV secolo da coloni cui il signore locale affidava la terra affinché fosse bonificata e coltivata. Durante questo duro lavoro si amassavano sul confine della proprietà grandi quantità di pietre: all’inizio alla rinfusa ed in seguito, utilizzate per la costruzione di ripari per gli animali e ricoveri per i pastori. Nascono così gli “jazzi” ed i trulli. Le origini del trullo appaiono tuttavia mitiche e controverse: la tradizione rimanda al divieto imposto dai signori di Conversano di usare malta nell’edificazione, in modo tale che, in caso d’ispezione regia, le casette costruite a secco potessero essere abbattute nottetempo e ricostruite non appena il pericolo fosse cessato. Tale obbligo era un’astuzia dei Conti per evitare il pagamento del tributo dovuto: un decreto reale, infatti, vietava ai feudatari di costruire nuove città senza il permesso del re e prevedeva una tassa per ogni nuovo agglomerato urbano che si veniva a creare. È certo, comunque, che il trullo come tipo di costruzione a secco ed in aggetto, è da considerarsi la continuazione di un modello architettonico primitivo ed autoctono risalente ad epoche preistoriche, unico al mondo soprattutto a causa della continuità d’uso che ne ha favorito l’evoluzione da semplice riparo di fortuna a vera e propria dimora. Generalmente isolato in mezzo alla campagna, tra alberi d’ulivo e vigneti, il trullo può presentarsi anche in forma di aggregazione di più ambienti, ognuno caratterizzato dalla presenza del relativo cono di “chianchiarelle”, le tipiche pietre calcaree piatte e grigie che rivestono la cupola. Esistono anche trulli-forno, trulli-stalla o magazzino, specializzati nella produzione del vino o nella cura delle pecore. I più antichi sono del Settecento, anche se ne esiste uno risalente al 1559, come si evince dall’incisione sopra l’architrave della porta. La struttura del trullo è composta da due elementi principali: il basamento e la volta. Il basamento può essere a pianta circolare oppure quadrangolare ed è formato da strati di pietre sovrapposte; la volta è il cono che funge da tetto, costruito con il metodo a “tholos in aggetto” che prevede una serie di anelli concentrici sovrapposti orizzontalmente gli uni agli altri.

Appunti di viaggio
COME ARRIVARE
In auto: autostrada A14 Bologna-Taranto, uscita casello di Gioia del Colle, quindi Ss. 604 per Noci-Alberobello-Martina Franca.
In treno: stazioni di Alberobello, Locorotondo, Martina Franca,
Cisternino raggiungibili dalle stazioni di Bari e Brindisi.

INDIRIZZI E NUMERI UTILI
Azienda Regionale Ente Turistico Brindisi: tel. 0831.562126/523072
Ufficio Turistico di Fasano: tel. 080.4413086
Ufficio Turistico di Alberobello: tel. 080.4325171
Ufficio Turistico di Martina Franca: tel. 080.4805702
Associazione Turistica Pro Loco Cisternino: tel. 080.4446661

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