
La Vigezzina, sul trenino bianco e blu

Regione: Piemonte
Provincia:
Verbano Cusio Ossola
Lunghezza
dell’itinerario: 52,2 chilometri
Prima di partire curiosiamo nella piccola Domodossola con il
suo centro storico medievale perfettamente conservato.
È piacevole
incamminarsi sotto i portici della piazza principale, soffermandosi
davanti i negozietti che si affacciano sui marciapedi. Ogni sabato
viene ospitato un mercato di antica tradizione la cui istituzione
viene attribuita addirittura a Berengario (917 d.C). Assaggiamo
alcune specialità locali: il pane nero arricchito con noci,
nocciole, fichi e uvetta o il celeberrimo quanto raro formaggio
Bettelmatt, che arriva qui dalla Val Formazza.
Più oltre, nel rione
Motta, un angolo di quiete nel piccolo spazio di Piazza Fontana, così
chiamato per la bella fontana ottagonale. Continuando a camminare; i
walser ci danno il benvenuto nell’attigua via Carina ornata dalle
loro tipiche balconate in larice.
Poco sopra il borgo, infine, non
può mancare una visita al complesso monumentale del Sacro Monte,
edificato nel 1657 e oggi patrimonio dell’ umanità dell’Unesco.
Con la vista e il palato sazi di queste piacevolezze saliamo a bordo
della piccola locomotiva bianca e blu che si immerge ben presto nella
natura incontaminata. Un ardito ponte a travate metalliche sul Toce
lascia alle spalle i segni della civiltà per immergerci nella natura
incominata delle valli lepontine.
La pianura di Domodossola lascia
spazio a colline che si fanno ben presto montagne e che il trenino
affronta con arditi tornanti. Il percorso offre uno straordinario
panorama sulle montagne del Sempione. Superata Creggio, che la
leggenda vuole patria dell’eretico Fra Dolcino (il paese conserva
una torre trecentesca), altri viadotti suscitano l’incanto del
viaggiatore. Dal finestrino vediamo scorrere faggete, nude roccie,
torrenti d’acqua cristallina.
Passata Orcesco (siamo a circa
800 metri) raggiungiamo la parte pianeggiante della valle,
sparpagliata di piccoli paesini. Poco oltre Druogno si
raggiunge invece il punto più alto prima di arrivare a Santa
Maria Maggiore. Il borgo è nel bel mezzo di prati e boschi.
D’estate l’altitudine e gli alberi sono di conforto alla calura
di fondovalle.
Durante la stagione invernale la zona è nota agli
appassionati di sci di fondo che usufruiscono delle bellissime piste
che conducono a Malesco e Druogno. Il paese conserva ancora
orgogliosamente memoria della propria storia economica e sociale, che
trova uno dei suoi simboli nell’antico mestiere dello spazzacamino.
L’omonimo museo racconta la storia di questo povero mestiere e ogni
prima settimana di settembre, nel paese, viene organizzato il Raduno
Internazionale degli Spazzacamini, dove sfilano e si esibiscono
numerose delegazioni e associazioni provenienti da tutta Europa.
La
Scuola di Belle Arti “Rossetti Valentini”conserva invece alcune
preziose tele che ritraggono la valle dei pittori, immortalata dagli
artisti che vedendola se ne sono innamorati. Riprendiamo la strada
ferrata: lasciata alle nostre spalle la pianura e le suggestioni
degli antichi mestieri e di una civiltà che esiste ormai solo nella
memoria, cominciamo a scendere verso la Svizzera.
Oltrepassiamo
Prestinone dove, grazie ad una cabinovia, è possibile
raggiungere la Piana di Vigezzo, punto di partenza per escursioni
nella bella stagione e centro attrezzato per sport invernali.
Raggiungiamo il piccolo paese paese di Melasco. Non traggano
in inganno le dimensioni di questo borgo. Il paese è il principale
punto d’accesso al Parco di Val Grande, noto come la più grande
area “wilderness” italiana.
Proseguiamo ancora fino a raggiungere
Re, a soli sette chilometri della Svizzera, che custodisce il
santuario della Madonna del Sangue, meta ogni di anno di pellegrini
che vi s’inerpicano per ricordare il miracolo avvenuto nel 1494
quando un fiotto di sangue fuoriscì da un quadro raffigurante la
Madonna del latte.
Riprendiamo il trenino e avviciniamoci sempre di
più al confine svizzero che, superata la stazione di Folsogno –
Meis, raggiungiamo infine sul ponte di Ribellasca.
Dopo il ponte,
il Canton Ticino e la strada per Locarno. La prima stazione
oltreconfine è Carnedo che segna anche l’inizio di un
tratto particolarmente spettacolare del percorso, le cosiddette
Centovalli: fitti castagneti punteggiano piccole valli sulle quali è
rapita la vista del viaggiatore, passando su viadotti in muratura che
si succedono numerosissimi.
L’aria, qui è davvero incontaminata.
Il cielo, nei giorni di sole, è terso e azzurro. Da Palagnedra il
panorama si apre sul bacino artificiale del Melezzo, fino a Verdasio,
altro punto di partenza – con funivia – per escursioni sulle
montagne circostanti. Proseguiamo ancora, con l’Italia ormai alle
spalle, e sempre più affascinati dalla naturale eleganza un po’
selvaggia di queste zone.
Superato Corcapolo, la discesa si fa
vertiginosa fino al paese di Intragna e superando il corso
dell’Isorno ci offre un acrobatico viadotto alto più di ottanta
metri.
La parte più ardita del percorso è terminata, la discesa si
fa sempre più lieve, ma prima di giungere a Locarno ci regala ancora
qualche memorabile sorpresa nei pressi di Ponte Brolla,
costeggiando le suggestive gole del Maggia. Locarno, con il
Lago Maggiore, il ciottolato del suo bel centro storico, il Festival
Internazionale del cinema sono ormai a un passo e spuntano
improvvisamente fuori dopo un breve passaggio sotterraneo. è tempo
di scendere.
E poi, magari, farsi un altro giro sulla Vigezzina.
Commenta per primo