Le grotte di Frasassi, gioielli nel cuore della roccia

18 marzo 2020 - 10:20

L’impercettibile rumore delle gocce che cadono al suolo, una dopo l’altra inesorabilmente da millenni, accompagna i miei passi all’interno della prima delle cinque sale visitabili del complesso delle Grotte di Frasassi. All’improvviso, quando ormai gli occhi si sono abituati alla semioscurità della cavità ipogea, fasci di scenografica luce artificiale illuminano i gioielli minerali, accentuando forme e colori delle concrezioni. Il respiro quasi si spezza, camminando fra le gigantesche stalattiti della Grotta grande del vento, che sembrano intarsiate dall’abile scalpello di un’artista sconosciuto.

Ritorno alla natura…
È passata poco più di un’ora, eppure sembra essere trascorso un tempo infinito da quando sono scesa per la prima volta nelle profondità della Grotta, e ora rivedo la luce del sole giocare con le pendici dell’Appennino, disegnando un paesaggio naturale incantevole. Profondità e spazio, questa la dicotomia che mi ha accompagnato nella scoperta dell’inestimabile patrimonio geologico e naturalistico del Parco della Gola della Rossa e di Frasassi.
Grotte, magie vive d’acqua

La frattura di Frasassi sprofonda verticale per centinaia di metri annegando nelle acque del Sentino. Sotto i nostri piedi, protetto da una volta di roccia, si trova uno dei capolavori del mondo ipogeo più affascinanti del pianeta: le Grotte di Frasassi. I fiumi Esino e Sentino nel loro scorrere verso il mare hanno lavorato duro, per millenni, scavando millimetro per millimetro le forre e le gole dell’Appennino. E prima di loro, per decine di milioni di anni, era stato il grande mare della Tetide a preparare il terreno per la formazione delle grotte più affascinanti del continente europeo. Dal periodo Giurassico, (circa 190 milioni di anni fa), al Miocene superiore, (11-12 milioni di anni fa) in quest’area si depositarono sedimenti fino a formare uno strato di circa 800 metri di calcare massiccio.
È su questa piattaforma che in epoche successive, dopo il ritiro del mare e l’emersione delle terre, i fiumi iniziarono a scavare gli impressionanti fenomeni geologici che oggi possiamo ammirare in questa zona: enormi canyon che incidono la montagna, incombenti e misteriosi nelle loro pareti scoscese. L’Esino poi non si è accontentato di aprirsi la strada incidendo la roccia in superficie; un suo braccio è penetrato all’interno della montagna, realizzando lo spettacolare complesso carsico delle Grotte di Frasassi. Forse sarebbero ancora sconosciute se un giorno di trentacinque anni fa qualcuno, nell’intrico di alberi che ingombrano le pendici del Monte Valmontagnana, non avesse scorto un arbusto ondeggiare al soffio dall’aria che fuoriusciva da una fenditura della roccia.
Da quella fessura, un giorno di fine settembre del 1971 si calarono i primi speleologi, appartenenti al Gruppo Speleologico Marchigiano, ignari di quale meraviglia li aspettava. Al termine del breve tunnel orizzontale, la loro corda si perse nell’immensità dell’Abisso Ancona, un anfiteatro sotterraneo tra i più grandi finora conosciuti sul pianeta: 180 metri di lunghezza, 120 di larghezza e oltre 200 di altezza. Era solo l’anticamera, gigantesca e nuda, che precedeva le successive sale ricche di stalagmiti candide alte oltre 20 metri e laghi di smeraldo azzurro. Oggi lo sviluppo complessivo del complesso ipogeo è valutato in oltre 30 chilometri distribuiti su otto livelli. Il percorso aperto al pubblico copre un itinerario di 1500 metri sui 20000 finora esplorati, percorribile in circa 75 minuti attraverso cinque sale principali. Accompagnati da guide esperte, si cammina in un ambiente magico e surreale, seguendo un “sentiero” obbligato realizzato con passerelle e scalinate delimitate da corrimano, che impediscono di uscire dalla traccia e deteriorare questo delicatissimo e fragile ambiente naturale.

Un parco naturale tra due mondi.
Sospeso tra il mondo sotterraneo delle meravigliose grotte e quello dolcemente ondulato dei primi rilievi dell’appennino marchigiano, il Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi, è l’area protetta più grande delle Marche. Istituito nel 1997, con uno sviluppo di 9167 ettari, racchiude una grande varietà di ambienti e specie, sia animali che vegetali, vantando diverse zone di eccellenza, già dichiarate Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale ai sensi delle normative europee. Protagonista indiscussa è la Natura, che tra queste valli e montagne ha creato ambienti molto diversi tra loro in un ambito geograficamente limitato. A pochi passi dal mare, l’area protetta offre, infatti, ambienti mediterranei mischiati con atmosfere alpine, garantendo un’elevata biodiversità. Quasi mille le specie botaniche presenti – di cui una ventina endemiche. Stretta e sinuosa, la Riserva Naturale di Valle Scappuccia, a nord del paese di Genga, conserva un habitat incontaminato, reso unico dal particolare substrato litologico, composto da diversi tipi di calcari. Scrutando il cielo col binocolo, se si è fortunati, può capitare di cogliere il maestoso Nibbio Reale volteggiare sopra le gole, territorio ideale per i grandi rapaci. Nell’intrico delle faggete si nasconde, invece, il raro lupo appenninico.

Tra natura e storia
Guardando verso il mare, l’occhio si ferma sulla barriera rocciosa della Gola della Rossa che costringe il corso dell’Esino ad anguste serpentine scavate nella roccia. Sui fianchi scoscesi, borghi e frazioni interrompono l’omogeneità del verde. Pierosara è la più sfrontata, si mostra subito allo sguardo quasi aggrappata all’alto crinale, con le sue case di calce e mattoni rossi. Genga e Serra S.Quirico, invece, si nascondono fra le pareti delle gole, ai lati opposti del parco. Tutti presentano l’inconfondibile stile dei borghi marchigiani, che arrampicati sulla montagna assomigliano a tanti piccoli presepi, impreziositi da mura e palazzi fortificati. Tra le rocce si annidano anche antichissime pievi ed eremi, come il Santuario di Frasassi e l’abbazia di S.Elena.
Nel fondovalle nuove costruzioni si perdono nei saliscendi dei risalti appenninici, mentre all’orizzonte lo sguardo indugia sulla piana di Fabriano, dove moderni insediamenti sembrano fare scudo all’antico centro storico. Famosa nel mondo per il Museo della Carta e della Filigrana, la città medioevale di Fabriano è stata punto di riferimento culturale e artistico per un ampio comprensorio, che si estendeva da Gubbio ad Assisi, da Matelica ad Urbino. Tutto attorno, le geometrie dei campi e delle strade non ancora asfaltate, esaltano i profili di torri e campanili arroccati sulle sommità delle colline, dove anche il più piccolo borgo nasconde gelosamente capolavori architettonici e storie che si perdono nel tempo.
La romanica chiesa di San Vittore, a poca distanza dall’ingresso alle grotte di Frasassi, ospita un piccolo ma ricco Museo Speleontologico-Archeologico, che raccoglie un’esposizione di bronzetti protostorici e fossili rinvenuti in zona. Fra loro troneggia “Marta”, un fossile di Ittiosauro (dinosauro marino simile al delfino), vecchio di 150 milioni di anni, perfettamente conservato e lungo oltre quattro metri. Esemplare unico in Italia, Marta fu scoperto in zona nel 1976 durante i lavori di scavo di una galleria.
Soste di gusto e piacere
L’ospitalità e l’accoglienza sono vocazioni naturali in tutto il territorio del comune di Genga e più in generale in tutto il comprensorio fabrianese. Siamo nelle terre del Vino Verdicchio e Grotte di Frasassi, dove la storia ha disegnato un paesaggio culturale straordinario, sospeso tra spiritualità e buona cucina, modernità e tradizione. In questa landa delle Marche le memorie culinarie consuete ai tempi meno prodighi del passato sono sopravvissute e, per la delizia di un palato esigente ed esperto, sono ancora disponibili. In ogni periodo dell’anno, borghi storici e caratteristiche cittadine si agghindano a festa per gustose sagre paesane dove si rinnova l’offerta di prodotti enogastronomici di assoluta qualità.

I casolari rurali forniscono ottimi salumi e gustosi prosciutti che possono essere assaggiati con il pane nero prodotto con il grano locale. Durante la Sagra della Cucina casareccia a Valtreara (Genga), l’ultima settimana di luglio, si assaggiano le tagliatelle stese con il “lasagnolo”, gustoso piatto unico, servito con il sugo di asparagi o di funghi, a seconda della stagione. Il vino prodotto in queste colline apriche, dai più nobili Verdicchio e Rosso Piceno, ai semplici vini da tavola fatti con cura e passione nelle frazioni rurali, arricchisce la tavola e garantisce l’allegria. Lo sanno bene gli organizzatori della Sagra dell’Uva di Acervia a fine settembre. I
l Palio di San Giovanni Battista a Fabriano offre, invece, l’occasione di assaggiare l’omonimo salame, un pregiato insaccato di manzo o suino. Altre specialità della zona, sono la “crescia” di granturco e grano, cotta sotto la brace del camino da mangiare con il castrato, la polenta con il ragù di cinghiale, i “vincisgrassi” e il “mistrà”. Se sotto le feste di Natale vi trovate a Genga, non lasciatevi sfuggire la possibilità di assistere ad uno spettacolo unico: la rappresentazione del presepio vivente nella Grotta del Santuario. Lungo la Gola di Frasassi prendono posto oltre 200 figuranti che, indossati costumi originali e autentici, riflettono le immagini della Natività.

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