Museo storico della campana Giovanni Paolo II

18 marzo 2020 - 10:25

Una fucina, che ricorda l’antro di Vulcano. L’atmosfera cupa e rovente,
i bagliori rossastri che accendono l’oscurità esaltando le plastiche
forme della campana grezza, appena liberata dal mantello. Negli occhi
si sovrappongono i colori della terra, del fuoco e del bronzo e torni
indietro, nella memoria, a quella grotta del mito “assordata dai
rimbombanti colpi dei magli sulle incudini che echeggiano lontano,
mentre stridon le masse di metallo dei Calibi e il fuoco nelle fornaci
anela”; a quei versi potenti di Virgilio imparati sui banchi di scuola,
ai quali da sempre cerchi di associare un quadro, un’immagine, un
suono. Assistere alla nascita di una campana è un’esperienza
emozionante. Il momento più toccante, quasi religioso, rimasto
inalterato nel tempo, è quello della colata. Crepitio di fiamme, fumo,
bronzo incandescente, invocazioni alla Madonna. Nascono, così, le
campane della Fonderia Marinelli, campane che raccontano la storia,
rievocano fatti, personaggi e momenti importanti della vita di ciascun
uomo, ed è così da un millennio. Delle tante fonderie esistenti nei
secoli passati ad Agnone, la cittadina molisana delle campane, sola la
Pontificia Fonderia dei fratelli Marinelli è rimasta in attività. Unica
sopravvissuta di tante dinastie di laboriosi campanari, dall’anno mille
si tramanda di padre in figlio la meravigliosa tradizione dell’arte
della fusione delle campane, che oggi viene portata avanti, con
passione e dedizione da Armando e Pasquale Marinelli, aiutati da pochi
maestri artigiani.

L’articolo completo è a pagina 88 del nuovo numero di Viaggia l’Italia

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