Lo sguardo scorre tra uliveti e fichi d’india, qualche trullo qua e là fino al colle tempestato da bianche abitazioni intonacate a calce e divise da strette, anzi, strettissime strade, tanto che ad Ostuni va messo in conto di doversi muovere a piedi. Il litorale adriatico, costellato dai complessi turistici, dista pochi minuti di macchina; le spiagge possono però attendere poiché nella “città bianca”, una festa ad agosto affascina quanto uno scorcio improvviso di paesaggio sul mare. Nel cuore di questo solare e inimitabile esempio di architettura mediterranea, la cittadinanza di Ostuni, in occasione della cavalcata in onore di Sant’Oronzo, ripropone una delle tappe fondamentali della sua storia: verso la metà del XVII secolo, in Puglia, come del resto in tutta Italia, il flagello della peste decimava la popolazione. L’epidemia del crudele morbo risparmiò solo la Terra d’Otranto e la gente accreditò la miracolosa circostanza al protettore Sant’Oronzo, celebrato in tanti centri del Salento, a partire dal suo capoluogo, Lecce, dove il Santo nacque. Oronzo, educato e cresciuto in una benestante famiglia pagana, in età adulta si convertì al Cristianesimo, dedicando spirito e corpo all’evangelizzazione nel Salento, durante l’impero di Nerone, oppressore dei cristiani; per questo venne perseguitato dai Romani finché, dopo essersi rifugiato per un certo periodo in una grotta presso Ostuni, venne catturato e decapitato a Lecce dai legionari nell’anno 68. Ogni anno ad agosto gli ostunensi solennizzano così Sant’Oronzo. La processione alla quale prende parte il Vescovoè solo una parte della festa articolata in più fasi, e si dipana lungo le strette vie del rione “Terra”, mettendosi in moto da uno dei monumenti più noti della Puglia, la Cattedrale, capolavoro dell’architettura gotico-romanica costruita nella seconda metà del XV secolo […]
L’articolo completo è a pagina 36 del nuovo numero di Viaggia l’Italia