Rispettiamo i ritmi della natura

18 marzo 2020 - 10:17

Da qualche  tempo,  il popolo degli escursionisti,  di chi ama il camminare lento per assaporare i silenzi, si ritrova in montagna o in collina accompagnato dal transito, spesso pericoloso e comunque fastidioso di moto da Trial o degli ormai, purtroppo famosi, quad.  Siamo davanti ad un fenomeno che si va diffondendo sempre di più anche in zone che sono per legge destinate alla Conservazione della Natura e ad una fruizione turistica compatibile con gli equilibri ambientali. Nel periodo invernale poi, gli amanti del rumore in montagna si scatenano, con tanto di motoslitte sfreccianti lungo gli itinerari magici e silenziosi che gli amanti dell’escursionismo avevano tracciato, nel tempo, sui meravigliosi altopiani del nostro Appennino.
La cosa più triste è che su questa moda stanno crescendo, ovviamente, associazioni che noleggiano soprattutto i quad, quattro ruote capaci di salire anche lungo mulattiere ripide, in piena competizione con alcuni classici itinerari escursionistici  frequentati dagli  amanti del trekking leggero, quindi la maggior parte degli utenti.  Senza voler avviare guerre sante o inutili contrapposizioni, che anzi vanno smorzate per evitare che in montagna si possano scatenare episodi di contrasto violento tra escursionisti e “motoristi ”, sarebbe il caso che opportune leggi regionali o nazionali regolamentassero in maniera più rigida divieti e possibili spazi di azione. 
Siamo tutti consapevoli che il divieto spesso non basta se poi i controlli, per motivi più o meno oggettivi, sono difficoltosi; è ovvio che tutto questo va accompagnato anche da un grosso lavoro culturale e di comunicazione per sensibilizzare le persone  all’importanza di tutelare alcuni spazi di natura ancora incontaminata, dove le attività sportive all’aria aperta possano offrire profonda rigenerazione fisica e spirituale.  Credo di interpretare il pensiero di tanti colleghi escursionisti nel dire che non si tratta di vietare completamente le attività di moto da trial  e fuori strada a quattro ruote, ma di delimitare con precisione i confini della propria azione all’interno di aree che non abbiano particolare pregio paesaggistico e naturalistico, e soprattutto che siano ben distinte dalla rete sentieristica dentro e fuori le Aree  Protette. 
Non dobbiamo dimenticare che il popolo degli escursionisti a piedi, a cavallo, in bicicletta, ecc. sta aumentando con conseguenze positive per lo sviluppo del turismo ambientale, facciamo in modo di proteggere questo processo con misure che rendano sicura la fruizione dei luoghi e che soprattutto mantengano integri spazi di natura per il bisogno sempre più diffuso e vitale di pace e silenzio.

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