Uno sguardo sul futuro

18 marzo 2020 - 10:12

In una semplice fotografia monocromatica, ripresa in modo neutro, lontano da ogni condizionamento politico ed economico, un qualsiasi satellite, senza inutili parole, diagrammi, dati e bugie, documenta l’opulenza e la povertà, i drammi ma anche le opportunità del nostro pianeta.
Con luci e ombre, reali e non artefatte e pilotate dai padroni del business mondiale, questa planimetria racconta la distribuzione della ricchezza umana, concentrata nelle aree che risplendono nella notte: Giappone, Stati Uniti, Europa, la parte occidentale della Russia e l’India; potrebbe stupire, in questo elenco di “ricchi”, la presenza del subcontinente che siamo abituati a immaginare come luogo di esotismi e povertà estrema… stimolo in più, invece, per capire come questi paradossi possano convivere anche nella nostra realtà “tecnologica”.
Una povertà che si insinua, subdola ma sempre più arrogante, nella società “occidentale”, tra le famiglie numerose, tra gli anziani, ma anche tra i giovani, emarginando fette sempre più ampie di popolazione dalle vetrine ingannevoli del “consumo”.          
Stride ancor maggiormente, allora, a chiunque guardi con obiettività la situazione di tutta l’umanità e non solo gli interessi delle grandi lobbies economiche che hanno ormai portato il nostro mondo sull’orlo di un baratro senza speranza, l’arroganza di certi nanerottoli politicanti, arrivati vendendo bugie e illusioni alla guida di paesi definiti con enfasi bizantina “civili”.     I quali, per tutelare nell’immediato interessi di casta e “affari” che disprezzano il valore e il concetto di “futuro”, si oppongono ad azioni e programmi comunitari e sovranazionali attivati per tentare, almeno, di rallentare questa corsa folle verso scenari catastrofici.

ECONOMIA E AMBIENTE, DUE CRISI GEMELLE
Così Al Gore, insignito del Premio Nobel per la Pace nel 2007 per la sua lotta a favore della salute del nostro pianeta, ha definito la situazione che, come un’onda di marea, sta sommergendo zone ricche e povere della Terra.
Personaggio lontano da estremismi e posizioni settarie, piuttosto mediatore tra le reali esigenze dell’economia e le patologie che l’umanità sta provocando al mondo che viviamo e consumiamo, l’ex vicepresidente degli Stati Uniti d’America, la più grande, vorace e inquinante società umana, assolutamente credibile nel suo personale impegno ecologista che porta avanti da almeno quattro decenni, sostiene che il pianeta non può più aspettare e questo momento di grande difficoltà può diventare il punto di partenza per un cambiamento radicale che favorisca nuovi atteggiamenti e coscienze, e stimoli una “rinascita” positiva del rapporto uomo-ambiente.

E l’Italia sta a guardare
In quest’ottica, in una recente visita a Milano, Al Gore si è permesso di esprimere un’autorevole opinione sul contrasto che ha visto l’Italia e l’Unione Europea su posizioni opposte nella scelta di strategie sul “pacchetto clima” per contrastare i cambiamenti climatici che rischiano di deteriorare in modo drammatico la qualità della vita sul pianeta.
Il suo messaggio “Spero che gli italiani che sono daccordo con la comunità scientifica internazionale possano trovare il modo per avere una influenza sulle politiche ambientali del governo!” stride con le dichiarazioni del nostro Presidente del Consiglio che, combattendo una personale battaglia “pro domo” sua, di confindustria e di amici vari, lancia all’Europa un minaccioso “Diritto di veto se saranno colpiti i nostri interessi!”.    
A causa della nostra congenita inerzia e disinteresse comune per i grandi problemi planetari, ad oggi noi italiani non abbiamo una strategia complessiva per abbattere le emissioni di CO2, e per assurdo la nostra politica energetica punta sull’aumento dell’uso del carbone e disincentiva trasporti a basse emissioni.
Siamo purtroppo in grave, e forse incolmabile ritardo, nella lotta per la riduzione delle emissioni nocive in atmosfera; nella lista delle cinquantasette nazioni responsabili dell’inquinamento terrestre, siamo tra gli ultimi, oltre il quarantunesimo posto, ma rischiamo di peggiorare ulteriormente a causa, secondo la portavoce dei Verdi Grazia Francescato “dei ripetuti tentativi del nostro governo di sabotare il pacchetto energia e clima dell’Unione Europea e dell’irresponsabile ostruzionismo sugli obiettivi per le risorse rinnovabili e l’efficienza energetica”.
A undici anni dall’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, che imponeva una riduzione del 6,5%  dei gas serra in questo periodo, l’Italia ha infatti aumentato del 10% le emissioni, e negli ultimi giorni negli ambienti governativi si parla di eliminare gli incentivi del 55% in favore dell’efficienza energetica.   

“Chi inquina paga” non piace ai furbetti della politica
Nel 2013, secondo il “Pacchetto Clima ed Energia” presentato ai 27 membri dell’Unione Europea, dovrebbe entrare in vigore il principio che sanziona chi non rispetta il controllo e la riduzione delle emissioni; non solo Italia, ma anche Germania e Polonia si battono invece  perchè le maglie delle verifiche e controlli siano “compiacenti” verso chi non vuole immaginare un futuro responsabile, dove più del business siano tutelate le persone. Difficile esprimere giudizi, quali che siano, su queste prese di posizione. Siamo, semplicemente, nelle mani della fortuna, che, come noto, è cieca. Ma sicuramente riesce a intuire le enormi, tragiche differenze raccontate da un’immagine del mondo in bianco e nero. 

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