Trekking sostenibile: camminare senza lasciare tracce

Rispettiamo l’ambiente e il prossimo quando siamo sulle montagne. Il turismo outdoor e il viaggio lento sono sempre più diffusi, per questo è ancor più importante che ciascuno impari a rispettare i territori e gli ambienti visitati.

30 settembre 2022 - 4:53

Le nostre città stanno diventando sempre più caotiche, questa probabilmente è una delle ragioni della crescita del numero di appassionati di trekking.

Cerchiamo la natura per recuperare pace e tranquillità, per riuscire a staccarci dai disturbi della vita in città.

Il traffico, l’inquinamento acustico, le email e le notifiche del cellulare sono stimoli costanti che sottopongono il nostro cervello a stress e tensione costante.

La natura e il cammino sono ottimi rimedi per curarlo.

La medicina ha ormai accertato che praticare camminare nella natura riduce il c.d. effetto brooding,termine che indica una sorta di ruminazione nervosa sintomo di problemi come ansia e depressione.

Se siete tra quelli che amano andare per sentieri a piedi o in bicicletta vi sarete però accorti che è sempre più difficile trovare aree totalmente incontaminate senza tracce dell’uomo.

Insomma anche la natura sta diventando sempre più “affollata”, circostanza testimoniata dal crescente numero di incidenti in montagna, dovuto all’inesperienza e alla superficialità dei molti neofiti che frequentano vette e vallate.

Cerchiamo di non fraintendere, un maggior numero di amanti dell’outdoor è senz’altro positivo per molti motivi.

Primo fra tutti una maggiore sensibilità verso la natura e l’ambiente, c’è poi il miglioramento della salute di una popolazione più “mobile” e la riscoperta di una forma di turismo più consapevole e sostenibile.

Dobbiamo però fare uno sforzo importante, quello di non trasformare la montagna in una nuova città.

Capita sempre più spesso di percorrere un bel sentiero in mezzo ai boschi e trovare almeno una tra queste cose: cartacce, bottigliette, resti di un fuoco, confezioni di cibo.

Questa è l’unica nota negativa di questo amore per l’outdoor, ma non è qualcosa di irreparabile, si può rimediare, basta un minimo di buona volontà.

Iniziamo col fare un elenco delle cose cui dovrebbe stare attento un trekker responsabile per minimizzare l’impatto del suo passaggio.

 

Rimanere sul sentiero

I sentieri di montagna non sono tracce casuali, ma sono stati creati pensando alla stabilità e alla sicurezza del suolo che attraversano, evitando i punti più delicati e pericolosi dell’ambiente che attraversano.

Ecco perché è importante evitare di spingersi all’avventura su crinali o dentro i boschi.

Camminando fuori dal tracciato si potrebbero attraversare ecosistemi delicati oppure aree particolarmente friabili e questo potrebbe danneggiare formazioni rocciose e mettere a rischio l’incolumità di chi si troverà a seguire le vostre tracce.

Ecco perché è sempre meglio evitare anche di seguire tracce e sentieri secondari, per evitare di allargare il cammino.

 

Camminare in gruppo è bello, ma senza esagerare

Il cammino, se fatto in compagnia, aiuta a cementare i rapporti: un’ora passata insieme a camminare senza le distrazioni della modernità vale doppio, è più intensa e vera di molte altre esperienze.

Però una folla di più di dieci persone potrebbe provocare dei danni passando su piccoli sentieri di montagna, meglio sempre rimanere sotto questo numero quando si organizzano dei gruppi.

Se si è in tanti disporsi in fila indiana con non più di due o tre persone affiancate, per così da riuscire a passare tutti sul tracciato del sentiero senza calpestare alte aree limitrofe.

 

Stare a distanza dalle fonti d’acqua

L’acqua è un bene comune ed essenziale, specie nelle aree naturali in cui vive anche la fauna selvatica che le utilizza come fonti di abbeveramento.

L’idea di accamparsi lungo un corso d’acqua potrebbe affascinare, in particolare se dobbiamo passare una notte in tenda.

La nostra presenza però potrebbe infastidire gli animali che, spaventati dalla nostra presenza, potrebbero sentirsi minacciati fino a considerare quella fonte d’acqua non più sicura per loro.

Per questo è bene fermarsi sempre a una certa distanza da laghetti e corsi d’acqua evitando di lasciare troppe tracce del nostro passaggio.

Una cosa da evitare assolutamente è utilizzare la fonte o il corso d’acqua come lavastoviglie o lavatrice ma piuttosto se dobbiamo abbeverarci oppure prendere un po’ d’acqua per pulire qualche attrezzatura cerchiamo di non farlo nei pressi del corso d’acqua ma distanza.

 

Non raccogliere nulla

Lo abbiamo fatto tutti almeno una volta, non solo in montagna ma anche al mare. Mai portare via fiori, piante, pietre, rami o sabbia dall’ambiente naturale, questo potrebbe  creare dei danni all’equilibrio delle aree naturali.

Una valle, un bosco o una prateria sono ecosistemi complessi e in un equilibrio che può essere mutato anche da gesti per noi insignificanti, come portare via un fiore, soprattutto considerando che magari quel sentiero sarà percorso nell’arco di un anno da centinaia di persone che potrebbero avere la stessa “tentazione”.

 

Occhio all’abbigliamento

Sembra paradossale ma si è scoperto che il materiale con cui sono creati alcuni capi di abbigliamento tecnico per l’outdoor e il trekking sono trattati con sostanze chimiche dette PFC (Perfluorocarburi), che sono pericolose non solo per chi indossa i capi di abbigliamento e li lavora ma soprattutto per l’ambiente.

Infatti i PFC sono utilizzati per impermeabilizzare le membrane e sono sostanze molto pericolose per l’ambiente e per gli organismi viventi, infatti si diffondono nell’atmosfera e nell’acqua nel processo di smaltimento di questi capi.

La loro persistenza ne rende difficile la degradazione da parte dei processi naturali, consentendone la diffusione su tutto il globo con una permanenza di diverse centinaia di anni!

Un problema serio che vede coinvolta in prima linea Green Peace che sta portando una battaglia contro quei brand che ancora utilizzano questa sostanza nei loro processi produttivi.

Per vivere a impatto zero è importante scegliere con cura quello che si indossa quando si va nella natura per ridurre il proprio impatto ambientale.

Ovvio che tutto questo riferito ad una persona può avere conseguenze trascurabili, ma se si considerano le centinaia di migliaia di persone che, solo in Italia, si dedicano alle attività outdoor ogni anno, le dimensioni del fenomeno possono esser ben diverse.

Non lasciare nulla in giro

Il significato di nulla in questo caso è letterale, ovviamente nessuno, che abbia a cuore l’ambiente, si sognerebbe di abbandonare sul sentiero cartacce, plastica o le confezioni del cibo.

Molti di più però sottovalutano il pericolo dei residui organici, come bucce di mele o banane (ci mettono 2 mesi per decomporsi),  o resti di cibo lavorato che può essere pericoloso per la fauna selvatica.

Proprio gli animali selvatici, come per esempio gli scoiattoli, non devono mai essere nutriti dagli umani perché il nostro cibo lavorato non è adatto al loro organismo e potrebbe fargli male e poi perché, specie nelle aree più frequentate, possono diventare senza essere più in grado di procurarsi cibo da soli.

 

Non accendere fuochi

Ogni estate purtroppo i telegiornali sembrano bollettini di guerra, incendi che distruggono ettari di bosco e natura, una delle minaccie più gravi per l’ambiente e la biodiversità.

Il fuoco è un elemento naturale potentissimo e difficilmente controllabile.

È molto facile che una piccola fiamma possa crescere improvvisamente, a causa di una folata di vento o di una nostra distrazione.

Le conseguenze di un incendio sono incalcolabili per questo, a meno che non sia strettamente necessario, la cosa migliore è evitare  di accendere fuochi nei boschi.

 

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