Può capitare a tutti. E in tutti i tipi di trekking.
Sia durante un’escursione di un giorno che, a maggior ragione, durante un trekking di più giorni.
Sei lì che cammini sereno, immerso nella natura, quando all’improvviso arriva uno stimolo inequivocabile: devi andare in bagno.
Ma siamo sui sentieri e il bagno non c’è.
A quel punto, lo sai bene, ti devi arrangiare.
Abbiamo già descritto per filo e per segno – in questo articolo – come “sistemare il cadavere” a seconda del tipo di ambiente in cui ti trovi.
Ma, una volta lasciato il cadavere al suo destino, come gestire il “dopo” sulla pelle?
Certamente, anche per quel “dopo”, è questione di gusti.
C’è chi accetta la sfida del fastidio appiccicoso fino al primo “pit-stop”, e chi invece si affida a metodi antichi, che si tramandano da generazioni di trekker.
La buona notizia è che sul mercato sono arrivati dispositivi che danno una bella mano.
Culoclean, Happy Po o Pepe, hanno raggiunto una certa popolarità tra gli escursionisti di altri paesi, e sono sempre più diffusi anche da noi.
Vediamo quali sono i metodi tradizionali per gestire il post-evacuazione e quelli più innovativi dei bidet portatili per il viaggio ed il trekking.
Ogni escursionista, anche chi non ha una particolare passione per il bidet neppure a casa, sente la necessità primaria, dopo essersi liberato dell'”ingombro”, di dare una pulita almeno sommaria al posteriore.
Camminare, infatti, non va molto d’accordo con quella sensazione di appiccicaticcio che ti accompagna se non lo fai.
E insomma, pulirsi è una necessità, a meno che non stiate partecipando ad una prova estrema di resistenza.
Ma il punto è: come pulirsi? Qui cominciano i problemi.
Chi fa un trekking di più giorni ha di solito con sé la carta igienica, mentre chi fa un’escursione in giornata potrebbe trovarsi impreparato.
A questo punto, di solito, la necessità aguzza l’ingegno e le soluzioni scelte dai trekker sono le più svariate: si va dalle foglie grandi e umide a quelle secche, dalle salviettine al muschio.
I più coraggiosi utilizzano pietre o addirittura rami e bastoncini di legno.
Tuttavia queste pratiche artigianali – spesso tramandate da generazioni – possono mettere a rischio la vostra salute e certamente rendere meno piacevole il resto della camminata.
Vediamo perché.
Tralasciamo pure il caso dei trekker principianti che s’improvvisano esperti e si puliscono con le morbide foglie d’ortica, patendone poi le note e spiacevoli conseguenze.
Al di là di questi casi, anche per gli escursionisti più navigati si pone un problema di salute.
Indipendentemente dal grado di maestria con cui utilizzerete l’arnese di vostra scelta, foglia o pietra che sia, non riuscirete mai a pulirvi in maniera adeguata rispetto a quello che state facendo, vale a dire camminare.
Durante un trekking le parti “deputate” all’evacuazione sono i fatti sottoposte a una continua sollecitazione e sfregamento ed esigono maggiore pulizia.
Sicuramente più accurata di quella richiesta se vi scappa in ufficio, tanto per intenderci.
Non solo.
Tralasciando pietre, muschio e rami, anche la carta igienica potrebbe non essere sufficiente ad evitare arrossamenti, pruriti, infiammazioni nel breve e nel lungo termine.
Il lavaggio poi, per chi ha problemi di emorroidi o ragadi, è una vera e propria necessità.
Ed ecco la nascita e il successo di nuovi dispositivi, chiamati bidet portatili o da viaggio: non dovete immaginarvi arredi bagno simili a quelli che avete a casa, ma attrezzi che svolgono esattamente la stessa funzione, all’aperto.
Di tutti questi dispositivi salva “posteriore”, Culoclean è forse il più interessante.
Non solo per il nome che va dritto al punto, ma anche perché è il più aderente alle esigenze dei trekker.
Ecocompatibile, riutilizzabile, riciclabile al 100%, è nato da una idea semplice ma geniale di una piccola azienda che ne ha finanziato lo sviluppo in crowdfunding.
Consiste in un particolare tappo che si adatta alle bottiglie in plastica, sia piccole che grandi, trasformandole immediatamente in un bidet portatile.
Una volta avvitato basta spremere la bottiglia per direzionare il getto là dove natura chiama.
Con un po’ di pratica nella gestione dello spruzzo, la colonna d’acqua farà il suo sporco…ops…pulito lavoro.
Il bello è che poi potrete tornare a riutilizzare normalmente la bottiglia.
Piccolo, economico, pronto all’uso: capiamo perché tra i trekker sta diventando una celebrità.
Possiamo dirlo con orgoglio: siamo stati noi di trekking.it i primi a scoprire Culoclean in Italia.
Da allora, di acqua – e non solo – ne è passata sotto i ponti e sui sentieri.
Culoclean è stato un pioniere.
Oggi i dispositivi per lavarsi all’aperto sono molti e diversi tra loro.
Ad esempio HappyPo, una bottiglietta in silicone che offre un getto sufficientemente potente alla bisogna.
L’azienda è una storia di successo, una start up cresciuta nel programma di Amazon Launchpad, l’incubatore Amazon per l’innovazione tecnologica.
Lo svantaggio rispetto a Culoclean è che si tratta di un attrezzo più ingombrante e lo spazio, come sappiamo, è un aspetto vitale per chi fa trekking.
Lo stesso vale per Sonny, una bottiglietta in gomma con un ugello di circa 18 cm.
Esistono infine bidet portatili elettrici, come Yami.
Offrono un getto regolabile e ugelli più o meno lunghi che possono essere inclinati a seconda necessità per offrire la massima soddisfazione di pulito.
Tuttavia, anche in questo caso, resta il problema dell’ingombro a cui si aggiunge quello delle batterie.
Tra gli ultimi arrivati Pepe, dal beccuccio particolare ed ergonomico, e Bidetlity, consigliato anche per il ciclo, oltre che per chi soffre di emorroidi.
Dal momento che sicuramente molti tra voi saranno interessati all’acquisto, per sé o per fare un regalo, ecco i link Amazon dove potete trovare Culoclean e gli altri bidet portatili:
_ Culoclean su Amazon
_ HappyPo su Amazon
_ Lifeicomall su Amazon
_ Yami su Amazon
_ Pepe Mobility su Amazon
_ Bidetlity su Amazon
In questo modo potrete farvi un’idea dell’efficacia sul campo di questi prodotti leggendo le recensioni di altri trekker.
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