Insolazioni e scottature durante l’escursione: i pericoli da evitare nei trekking estivi

L’esposizione ai raggi solari durante un'escursione in montagna è uno dei maggiori pericoli dell’alta quota. Senza le adeguate protezioni, l’azione del sole sulle parti della pelle non protette può causare irritazioni, scottature e anche vere e proprie ustioni

12 aprile 2024 - 12:41

Nei casi più gravi, anche sintomi decisamente spiacevoli come febbre, brividi e indebolimento generale, cose che è decisamente meglio evitare quando ci si trova in montagna, magari impegnati in un trekking di più giorni!

In montagna la radiazione solare è maggiore rispetto alle quote più basse.

Prima di tutto perché gli strati dell’atmosfera sopra di noi sono più sottili ed esercitano una minore azione di “filtro” delle radiazioni più dannose: i raggi ultravioletti UVB, responsabili delle irritazioni e delle scottature, e UVA, che agiscono in modo più “silente”, ma che possono essere causa dell’invecchiamento precoce della pelle o di danni più gravi.

Inoltre bisogna tener conto dell’effetto di “rimbalzo” dei raggi esercitato dalla neve, in grado di riflettere la luce con un’intensità fino a quattro volte superiore rispetto a quella che si può verificare su una spiaggia sabbiosa in riva al mare.

La sensibilità all’azione delle radiazioni solari è più o meno elevata a seconda del nostro fototipo, cioè delle nostre caratteristiche fisiologiche (colore della pelle, degli occhi, dei capelli, presenza di lentiggini, ecc.).

In generale però possiamo dare per buona la regola che in montagna è meglio esporsi per il minor tempo possibile e con la minor superficie di pelle possibile all’azione diretta dei raggi del sole.

Le parti del corpo che non sono coperte dai vestiti devono essere adeguatamente protette con l’utilizzo della crema solare.

Attenzione ai raggi UVA e UVB: i veri nemici della pelle

Le creme oggi in commercio riportano sull’etichetta un numero che è rappresentativo del loro fattore di protezione (SPF, Solar Protection Factor), cioè della loro capacità di filtrare i raggi UVB che causano l’arrossamento.

Ad esempio: se una pelle chiara comincia a manifestare l’eritema solare già dopo 10 minuti dall’esposizione, la stessa pelle, protetta con una crema a protezione 15, dovrebbe mostrare gli stessi sintomi dopo 150 minuti.

Il valore SPF non fornisce indicazioni in merito alla capacità del filtro di proteggerci dai raggi UVA (proprio perché la loro azione, che non si manifesta in modo altrettanto evidente, non è così facilmente valutabile).

In Europa un’apposita sigla UVA sull’etichetta contraddistingue i prodotti che si propongono come efficaci anche per la protezione da questo tipo di infrarossi.

La maggior parte dei prodotti in commercio mostra sull’etichetta un SPF compreso fra 6 e 50+, questo perché il fattore di protezione non aumenta in modo proporzionale e, al di sotto o al di sopra di questo range, le differenze divengono poco apprezzabili.

Per fattori di protezione compresi fra il grado 6 e il grado 10 il si può parlare di protezione bassa, fra 15 e 25 di protezione media, fra 30 e 50 di protezione alta e per i prodotti marchiati con 50+ di protezione molto alta.

Ricordatevi infine che le nuvole non valgono, nel senso che la loro presenza, soprattutto in quota, non ha un particolare effetto filtrante rispetto ai raggi UV ed è meglio provvedere ad applicare la crema anche quando si effettua la gita in una giornata con cielo coperto.7

 

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