Foraging, come si pratica l’arte di raccogliere erbe commestibili

Camminare per raccogliere erbe commestibili è una pratica sempre più diffusa, tanto che esiste un corso finanziato dall'Unione Europea che rilascia il certificato di "forager" , l'esperto in quest'arte millenaria

11 marzo 2025 - 16:40

Il Foraging: camminare per raccogliere erbe da mangiare

Il Foraging è la pratica che consiste nel raccogliere e nutrirsi del cibo offerto dalla natura: erbe spontanee, piccoli frutti, bacche, radici, foglie e corteccia.

Si rifà all’Alimurgia, termine coniato nel XVIII secolo per indicare l’approvvigionamento di vegetali, soprattutto in caso di urgente mancanza di altri alimenti.

D’altra parte, per millenni le popolazioni preistoriche hanno maturato una conoscenza sempre più approfondita delle erbe selvatiche sfruttandone i benefici medici e le varie caratteristiche nutritive.

Con il passaggio all’agricoltura, però, la raccolta delle erbe è andata a perdere la sua funzione primaria restando così relegata all’ambito della fitoterapia.

Oggi, con il nome di Foraging, questa pratica è tornata in voga trasformandosi in uno stile alimentare che esprime una filosofia del mangiare sostenibile.

Una filosofia sempre più popolare, tanto che perfino i migliori chef stellati hanno deciso di metterla nei propri piatti.

Il foraging è nato, nella sua versione moderna, nei paesi scandinavi.

Il successo è tale che esiste anche un corso finanziato dall’Unione Europea che rilascia un certificato ufficiale di Forager, troverete tutte le informazioni al termine dell’articolo.

Come si pratica il Foraging nel rispetto dell’ambiente

Per praticare il Foraging in modo sostenibile il primo passo è quello di imparare a riconoscere e identificare con precisione le varie specie vegetali, i frutti oppure i funghi che si vogliono raccogliere.

È infatti fondamentale sapere quali specie possono essere commestibili e quali invece potenzialmente tossiche.

La formazione è decisiva, quindi per iniziare è meglio portare con sé qualche guida dettagliata oppure farsi accompagnare da qualche esperto del territorio.

Dopodiché è bene che il foraging si pratichi in modo responsabile.

Questo significa raccogliere in quantità moderate, prelevando soltanto ciò che può servire lasciando il superfluo e consentendo all’ecosistema circostante di rigenerarsi.

Per fare un esempio: se si raccolgono delle piante selvatiche oppure dei funghi sarebbe buona norma non estirpare completamente la pianta, ma tagliarla lasciando una parte delle radici e dei rizomi, il cosiddetto “occhio”, per far sì che questa possa crescere in un futuro.

Bisogna poi prestare particolare attenzione alle cortecce.

È un grave errore prelevarne da alberi vivi, si tratta di una protezione per i vegetali tanto quanto lo è la pelle per il nostro corpo, ripara dai batteri il tronco della pianta, pertanto risulterebbe pericoloso.

Ci sono molti parchi e riserve naturali in Italia che hanno regolamentazioni precise per proteggere la biodiversità locale: informarsi prima di partire, quindi, è d’obbligo.

Un altro aspetto da considerare è la stagionalità: praticare il foraging significa seguire il ritmo della natura aspettando il momento giusto per raccogliere.

Durante la primavera, ad esempio, c’è abbondanza di erbe selvatiche come il tarassaco o l’ortica, mentre l’autunno è il periodo ideale per i funghi e le castagne.

In questo modo non soltanto si rispetta la natura ma, al contempo, si arricchisce la propria cucina di sapori autentici che variano a seconda del momento dell’anno.

Infine il foraging, per essere praticato al meglio, richiede molta pazienza e capacità di osservazione.

Si tratta di un’opportunità per rallentare il proprio ritmo quotidiano cercando una connessione tra noi e il territorio in cui ci troviamo.

Dove praticare il Foraging in Italia

L’Italia, grazie alla sua biodiversità e alla grande varietà dei paesaggi dovuta alla conformazione geografica, si presta molto bene al foraging.

Ogni regione ha le sue specificità e i suoi tesori naturali, che si tratti di monti, pianure, colline oppure coste.

Nord Italia

Nel Nord Italia le aree delle Alpi e degli Appennini settentrionali sono ricche di frutti di bosco come i mirtilli e i lamponi selvatici, nonché di erbe aromatiche spontanee come la piantaggine o la genziana.

Le foreste del Trentino o della Valle d’Aosta vantano una grande varietà di funghi ed erbe officinali, e le sponde dei laghi alpini ospitano anche diverse piante acquatiche edibili.

Gli ambienti appenninici dell’Emilia-Romagna e della Toscana sono molto battuti per via della presenza di erbe spontanee quali l’ortica, il tarassaco e la cicoria.

Le colline toscane, in particolare, sono famose per la raccolta del tartufo bianco, il quale viene ricercato non solo nelle zone di Alba e San Miniato, ma anche in aree meno note ricche di querce e pioppi.

Centro Italia

Nel Lazio e soprattutto in Umbria il foraging si concentra sulla raccolta di varie erbe selvatiche: borragine, crescione e finocchietto selvatico.

Nel dettaglio, sui monti laziali Sabini e Lepini le erbe selvatiche crescono specialmente in autunno e in primavera, mentre le colline umbre sono note sia per i frutti selvatici che per le bacche.

Sud Italia

Il Meridione, grazie soprattutto al clima mediterraneo, vanta un grande numero di piante aromatiche: timo, rosmarino e origano in particolare.

Queste crescono prevalentemente sulle pendici rocciose delle zone costiere, ma si possono trovare anche nelle varie aree collinari.

La Calabria e la Sicilia sono famose non soltanto per la raccolta di erbe selvatiche, ma anche per le bacche di mirto e i fichi d’india, gli agrumi e lo zafferano selvatici.

Cosa si può mangiare: alcune delle erbe selvatiche 

In natura non tutto è edibile, tuttavia ci sono alcuni alimenti selvatici ideali per la preparazione di piatti sani, benefici e dal sapore unico.

Tarassaco

È una pianta erbacea particolarmente diffusa nei luoghi erbosi e areati di tutto il territorio italiano e mondiale.

Cresce nei prati, sulle strade, sulle rive dei corsi d’acqua e in altre zone caratterizzate da terreni umidi.

Può essere consumato bollito o al vapore, mentre le foglie giovani si possono mangiare anche crude in insalata, sotto forma di tisana o decotto, oppure come estratto.

Portulaca

È una pianta infestante caratterizzata da piccole foglie carnose e arrotondate, molto apprezzata per le sue proprietà nutritive.

È ricca di vitamine, minerali e antiossidanti. La si può servire cruda in insalata, oppure cotta come fossero spinaci.

Luppolo

Vanta importanti proprietà digestive e stimola la produzione di succhi gastrici. In cucina può essere impiegato in minestre, zuppe, risotti oppure frittate.

Corteccia

La corteccia di alberi come l’abete rosso e bianco può essere macinata per ottenere un’ottima farina, tuttavia è importante che gli alberi siano stati precedentemente abbattuti.

La corteccia di china, inoltre, si può utilizzare sotto forma di infuso o come decotto viste le sue proprietà depurative e digestive. È molto utile in caso di crampi muscolari e per alleviare i dolori febbrili.

Foglie d’ortica

Le foglie d’ortica possono essere raccolte e consumate previa cottura in zuppe, minestre, frittate, pasta oppure decotti.

Viste le loro proprietà diuretiche e antinfiammatorie vengono anche impiegate per il trattamento di artriti, reumatismi, dolori muscolari e articolari.

Borragine

La borragine è caratterizzata da un fusto peloso dai fiori blu a forma di stella con cinque petali.

Le foglie di questa pianta sono ricche di vitamina C e vengono impiegate sia crude che cotte in insalate, minestre o frittate.

I suoi fiori, invece, sono l’ideale per infusi e tisane con effetto antinfiammatorio e depurativo.

Aglio Orsino

È una pianta a bulbo perenne che popola le zone umide di ombra e genera ogni anno foglie e fiori commestibili.

L’aglio orsino cresce spontaneamente nei boschi o lungo le rive dei fiumi in primavera, ed è la versione selvatica dell’aglio che comunemente si usa in cucina e, come quest’ultimo, si può consumare crudo oppure cotto.

Le foglie, che possiedono un lungo peduncolo, si possono tritare e utilizzare per insaporire le insalate, piatti di pesce, piatti di carne, omelettes e stufati.

Malva Selvatica

La malva selvatica è una pianta erbacea che si presenta con un fusto alto fino a 60 oppure 80 cm.

I suoi fiori, grandi circa 3 cm, hanno dei petali bilobati di colore rosa-violaceo con striature più scure, e sbocciano da aprile fino a ottobre.

In cucina, i germogli e le foglie fresche di malva, assieme ad altre erbe e fiori commestibili, possono essere impiegati per condimenti leggeri nei risotti, nelle zuppe di verdure, oppure nel ripieno di frittelle fatte in casa.

 

Informazioni utili

Il Corso che rilascia il Certificato di Forager organizzato da Regione Lombardia e finanziato dall’Unione Europea.
La prima edizione è già partita, ma ci si può iscrivere alla seconda edizione che si terrà a partire da maggio 2025.

 

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