Alta Val Borbera – I sentieri della memoria: da Dova Superiore all’Antola

Nell’alta Val Borbera, in quella terra di confine tra Piemonte, Liguria ed Emilia, vi sono paesini che sembrano appartenere a un tempo passato

20 maggio 2019 - 20:25

Di certo molte cose sono cambiate da quando, a partire degli anni Cinquanta del secolo scorso, anche lassù è arrivato l’asfalto: le strade, che avrebbero dovuto portare ricchezza, si presero invece la forza lavoro.

I contadini divennero operai, i campi e gli allevamenti luoghi del silenzio.

Eppure, paradossalmente, di traffico da quelle parti ce n’era sempre stato: sin dal XII secolo la Via del Sale univa in un continuo scambio di merci, popoli e culture l’importante porto genovese alle “Terre Alte”, i cui popoli si avvicinavano al mare per ottenere fondamentali mezzi di sussistenza offrendo in cambio lana ed armi.

Ma è inevitabile che la storia faccia il suo corso: come i frigoriferi hanno rimpiazzato il sale nel processo di conservazione degli alimenti, allo stesso modo l’autostrada ha sostituito la Via del Sale per il collegamento e lo scambio di merci tra il mar Mediterraneo e la pianura padana.

Oggi, nel percorrerla, si presta poca attenzione alle valli e alle montagne circostanti, quasi fossero parte di un paesaggio di sfondo, stanco ed inospitale, senza rendersi conto di quanta vita ci sia in realtà lassù.

Dova Superiore, piccola frazione del comune di Cabella Ligure a quota 932, nella parte più selvaggia dell’alta Val Borbera, ne è una dimostrazione esemplare.

Agli inizi degli anni Ottanta del Novecento gli abitanti del paesino, trascinati dall’attivismo di don Luciano Maggiolo, reagirono allo spopolamento e alla cessazione di ogni lavoro agricolo unendosi in cooperativa e mettendo in comune i propri terreni.

Dova è la porta naturale di accesso al Parco dell’Antola dalla parte alessandrina-piemontese e diventa inevitabile fare i conti con la memoria. Sì, perché in questo territorio, oltre al riaffiorare – nei sapori, negli odori e nei gesti – di una cultura popolare perduta, è la guerra partigiana ad essere la protagonista di un passato prezioso, ancora vivo.

La Val Borbera fu punto nevralgico dello schieramento partigiano ligure-piemontese, nucleo principale della Resistenza alle spalle di Genova e pertanto obiettivo primario di tutti i rastrellamenti messi in atto dai nazifascisti.

Sulla catena del monte Antola i ribelli trovarono sicuro rifugio e tra le genti della valle un radicato sostegno. Sin dal 1943 queste terre divennero luogo di aggregazione e di incontro per le nascenti formazioni partigiane, cui si unirono nella lotta, a partire dal settembre 1944, le formazioni delle forze alleate.

Il progetto “Sentieri della libertà – Memoria delle Alpi”, che si è proposto di considerare le Alpi, dal Mar Ligure al Canton Ticino, come un unico, vasto “museo diffuso” nel cuore dell’Europa, ha reso possibile, in questi anni, la riscoperta dei sentieri tradizionali, tracciando, sulle orme partigiane, percorsi preziosissimi dal punto di vista storico, culturale e paesaggistico.

Camminare su queste montagne restituisce dignità alla memoria e all’uomo.

L’itinerario: da Dova Superiore al monte Antola

Lasciandosi alle spalle il verde pianoro intorno al piccolo borgo di Dova Superiore, si percorre, seguendo il sentiero nr. 252, la strada che conduce al Valico di San Fermo, tra Val Borbera e Val Bobbia, dove sorge l’antica abbazia.

Qui una grande lapide ricorda il partigiano diciottenne Ezio Lucarno detto “Cialacche”, medaglia d’oro della Resistenza caduto in battaglia il 27 novembre 1944.

Dalla chiesa di San Fermo, posta su un colle da cui si può godere un bellissimo panorama, si seguono i segnavia del sentiero nr. 200 in direzione della strada asfaltata sottostante che bisogna attraversare per proseguire, sulla destra, nel bosco appena sotto il crinale.

Transitando nei pressi delle pendici del Monte Sopra Costa e proseguendo a saliscendi, si giunge al bivio con il passo Sesenelle.

Da lì, attraversata la mulattiera che proviene dalla provincia di Genova, inizia la lenta risalita verso il Monte Buio (m 1403), in un susseguirsi di stretti tornanti immersi in uno splendido faggeto.

In cima, dai pascoli d’alta quota sovrastati da una grande croce, il panorama è notevole: da nord a est si estende la Val Borbera, sul versante ovest si riconoscono il Monte Bobbio e il Monte delle Figne, mentre a sud nelle giornate di sole brilla il mare.

Puntando verso sud-est il sentiero scende tra cespugli di biancospino e rosa selvatica fino a giungere alla Capanna di Tonno (m 1302), piccola area attrezzata posta in un bellissimo punto panoramico.

Lasciandosi sulla sinistra il bivio con il sentiero nr. 251, che conduce alla Sella Banchiera, si prosegue tra begli esemplari di faggio che aggirano le pendici meridionali dell’Antola per poi risalire.

In questo punto si trovano i ruderi dell’antico rifugio Musante, strategica sede di sosta e di incontri per distaccamenti e staffette durante la guerra partigiana. Qui sono presenti un’area attrezzata e la piccola chiesetta di  San Pietro e Paolo inaugurata nel 2000.

Infine, si arriva sino alla vetta del Monte Antola (m 1597), dalla cui cima, nelle giornate limpide, lo sguardo può svariare dal Lago del Brugneto sino al porto di Genova, indugiando sulle verdi vallate dell’Appennino.

 

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