È una delle domande più comuni tra chi si avvicina al trekking o vuole rimettersi in movimento: per dimagrire serve davvero spingersi allo sfinimento?
La risposta, supportata dalla ricerca scientifica, ribalta un luogo comune molto diffuso e restituisce valore a un gesto semplice e quotidiano: camminare.
Da anni si discute se, per perdere peso, sia meglio correre o camminare. In realtà la distinzione è meno netta di quanto sembri.
Qualsiasi attività fisica comporta un consumo calorico e contribuisce al dimagrimento, ma il modo in cui il corpo utilizza le energie cambia in base all’intensità dello sforzo.
Negli esercizi ad alta intensità, come la corsa sostenuta, l’organismo tende a bruciare principalmente carboidrati.
Al contrario, durante attività più moderate e prolungate, il corpo attinge in misura maggiore alle riserve di grasso.
Quando l’intensità dello sforzo aumenta, il metabolismo si orienta verso fonti energetiche rapide.
Questo comporta anche un altro effetto collaterale: dopo attività molto intense, il senso di fame tende ad aumentare, spingendo spesso a reintegrare rapidamente le calorie perse.
È il motivo per cui allenamenti estremi, seguiti da abbondanti pasti, difficilmente rappresentano una strategia efficace per chi vuole dimagrire in modo equilibrato e duraturo.
Uno studio condotto dal team di Claudio Maffeis, docente di clinica pediatrica presso l’università di Verona, ha analizzato il comportamento metabolico di ragazzi in lieve o grave sovrappeso.
I risultati hanno mostrato che, per persone non allenate, l’andatura più efficace per bruciare grassi è una camminata costante a circa 4 chilometri all’ora.
A questa velocità, il 40% delle calorie consumate deriva dai grassi.
Aumentando il passo, questa percentuale diminuisce progressivamente: già a 6 km/h il contributo dei grassi scende sotto il 20%.
Un dato che conferma come la costanza e la moderazione siano più importanti dello sforzo estremo.
Per chi riprende a muoversi dopo un periodo di inattività, la camminata rappresenta una soluzione accessibile, sicura e sostenibile.
Non richiede prestazioni atletiche elevate, riduce il rischio di infortuni e può essere praticata con continuità.
È proprio questa continuità, più che l’intensità, a fare la differenza nel tempo.
I vantaggi del camminare non si limitano al dimagrimento.
La camminata regolare ha effetti positivi sull’apparato cardiovascolare e contribuisce al benessere mentale, rivelandosi un valido alleato anche nella lotta alla depressione.
Muoversi a passo lento, soprattutto in ambiente naturale, aiuta a ritrovare un equilibrio tra corpo e mente, migliorando la qualità della vita complessiva.
La scienza lo conferma con chiarezza: per perdere peso non servono necessariamente sforzi estremi.
Camminare con regolarità, a un ritmo adeguato e sostenibile, è una delle strategie più efficaci e durature per prendersi cura del proprio corpo.
Un gesto semplice, quotidiano, alla portata di tutti, che restituisce valore al movimento lento e consapevole.
_ Leggi altri articoli sulla salute e il benessere:
Seguici sui nostri canali social! Instagram – Facebook – Telegram