Pressione arteriosa alta, estate e montagna: ecco come comportarsi

Soffrire di pressione alta può creare problemi a chi fa trekking? Vediamo cosa c'è da sapere e gli accorgimenti da adottare per godersi una camminata in montagna senza rischi

5 agosto 2024 - 18:55

Pressione arteriosa e ipertensione: ecco cosa bisogna sapere

Stando a quanto dimostrato da uno studio dell’università Milano-Bicocca, la pressione arteriosa aumenta in modo significativo durante l’esposizione in alta quota (ovvero sopra i 2500 metri), e inizia a modificarsi già ad altitudini moderate.

Si tratta di un fenomeno da tenere in considerazione soprattutto se si soffre di ipertensione arteriosa.

Specialmente se il desiderio è quello di vivere la montagna in sicurezza senza troppi rischi per l’apparato cardiovascolare.

L’ipertensione arteriosa, condizione spesso asintomatica che interessa circa il 40% degli adulti in occidente, è infatti il principale fattore di rischio per malattie cardiovascolari.

Quasi tutti possono andare in montagna se la pressione è ben controllata, tuttavia chi soffre di cuore dovrebbe adottare alcuni fondamentali accorgimenti in più.

Raggiungere le vette e praticare attività fisica in montagna, in virtù di quanto detto, significa non salire oltre il consentito e seguire piccole regole comportamentali come mangiare bene e garantirsi le temperature ottimali.

Così come è fondamentale effettuare tutti i controlli medici necessari pre partenza e monitorare il proprio stato durante la permanenza in montagna.

Altitudine e ipertensione: ecco cosa comporta la salita

Entrando nel dettaglio della questione, è bene dire che, salendo in quota, la concentrazione di ossigeno tende a diminuire.

Per questa ragione, già a 1200 o 1500 metri sopra al livello del mare, la pressione sarà significativamente più bassa rispetto a quanto possa essere in pianura.

Il freddo, poi, può essere una nemesi per chi soffre di cuore poiché costringe le arterie e le coronarie aumentando la pressione e favorendo episodi ischemici, soprattutto in chi ne è predisposto.

In questo caso, sopra i 1500 metri di altezza, ma ancora di più oltre i 2000 metri, si assiste a un aumento significativo della pressione.

Perciò, chi ha la pressione alta in montagna dovrà prestare più attenzione rispetto agli altri.

 

Quando controllare la pressione e quali sono i valori giusti

Il paziente cardiopatico dovrebbe effettuare un controllo medico prima della partenza e altresì monitorare regolarmente la propria pressione in montagna, perché potrebbe salire oltre i valori soglia.

Anche i pazienti normotesi che non presentano disturbi cardiaci, ma che possono essere “a rischio” per familiarità e altre condizioni, dovrebbero comunque tenere monitorati i propri valori pressori.

Di norma, infatti, potreste avere la pressione più alta rispetto a quella che registrate in città.

La pressione del sangue, inoltre, deve rimanere entro un range di valori prestabiliti per assicurare ossigeno e nutrienti a tutti i tessuti.

Tali valori idealmente dovrebbero essere: 80 mm\Hg per la minima e 120mm\Hg per la massima.

In ogni caso, non si dovrebbero superare questi valori: 90 mmHg per la pressione minima, 140 mmHg per la pressione massima.

 

Come riconoscere i campanelli d’allarme

Come si possono riconoscere i sintomi della pressione alta?

Innanzitutto, in questi casi prevale la sensazione di affaticamento e fiato corto: se sentite mancarvi il respiro è sempre saggio scendere di quota.

Chi soffre di coronarie, poi, può avvertire anche sensazione di pesantezza al petto o palpitazioni anomale, soprattutto quando cammina in salita, a causa dei dislivelli tipici delle zone montuose.

In questo modo, infatti, si affatica di più il sistema cardiovascolare e la pressione tende ad aumentare, così come la frequenza cardiaca e la necessità del cuore di essere fornito di ossigeno.

In questi casi, è bene e necessario scendere e farsi controllare da un medico.

 

 

I soggetti più a rischio

Come si accennava prima, chi dovesse soffrire di forme instabili di ischemia oppure di scompenso cardiaco grave, è bene che eviti le altitudini in generale.

Se il soggetto dovesse avere una ipertensione ben controllata, una malattia coronarica non grave, uno scompenso cardiaco lieve (di classe prima e seconda) e una pressione ottimale, allora può certamente andare in montagna.

L’importante è adottare alcuni accorgimenti fondamentali per vivere la quota senza preoccupazioni.

 

Come affrontare la montagna in serenità

Tutti coloro che sono cardiopatici, ma non soggetti a forme severe di ipertensione, scompenso e malattia coronarica, è bene che seguano queste semplici regole.

Innanzitutto, coprirsi sempre molto bene, tenendo al caldo il torace e anche la bocca.

Inspirare aria ghiacciata, infatti, può provocare episodi ischemici in chi è predisposto a una malattia coronarica.

Bisogna poi cercare di abituare il corpo all’altezza: questo significa rimanere a una quota moderata per qualche tempo e, solo in un secondo momento, salire ulteriormente di altitudine.

Ma anche evitare di mangiare cibi grassi e molto salati, gli alcolici e tutti gli alimenti che aumentano la pressione arteriosa e peggiorano il rischio coronarico.

Infine, bisognerebbe limitare al minimo l’esercizio fisico oppure praticarlo con una certa regolarità, commisurando l’attività alle proprie condizioni cardiologiche.

 

 

 

 

 

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