Toscana, Via Matildica del Volto Santo: dalla Garfagnana a Lucca sui sentieri del Medioevo

La Via Matildica del Volto Santo custodisce, tra sentieri di crinale, borghi medievali e antichi santuari, la memoria del viaggio di pellegrini e mercanti diretti a Lucca dalla Pianura Padana attraverso la Garfagnana. Un cammino attraverso le terre di Matilde di Canossa, alla scoperta della storia e della natura della Toscana.

7 aprile 2022 - 8:27

Via Matildica del Volto Santo: natura, arte e borghi medievali

La Via Matildica del Volto Santo è un cammino nella storia, nella cultura e nella natura che, partendo dalla Pianura Padana, termina a Lucca, in Toscana, dopo aver valicato l’Appennino Tosco-Emiliano.

L’itinerario segue le orme di Matilde di Canossa, personaggio tra i più interessanti e misteriosi del Medioevo italiano: un vero viaggio nel tempo tra borghi, castelli e monasteri ancora oggi nascosti al turismo di massa.

Il tratto toscano si allunga per 102 km.

Con partenza dal Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano si percorrono strade e sentieri che nel corso dei secoli hanno visto il passaggio di eserciti, mercanti e pellegrini.

Pievi, ospitali, castelli e borghi medievali accompagnano il viaggiatore in un’atmosfera dove il tempo sembra essersi fermato.

 

Le tappe della via Matildica del Volto Santo in Toscana

 

_ TAPPA 1: da Gazzano (Villa Minozzo) a San Pellegrino in Alpe (Frassinoro e Castiglione di Garfagnana)

  • Lunghezza: 22.4 km
  • Dislivello: + 1099 m – 396 m

Si parte da Gazzano, piccolo paese in provincia di Reggio Emilia.

Da qui si percorre la strada che arriva ai ruderi della Torre dell’Amarotto e poi a Civago (1.011 m.), ultimo centro abitato prima di San Pellegrino in Alpe.

Si attraversa l’Alta Valle del Dolo per raggiungere l’Abetina reale, una foresta di conifere  da secoli utilizzata per la produzione di legname e un tempo appartenente agli Este.

La foresta è celebre per i suoi abeti bianchi, faggi e abeti rossi.

A San Leonardo al Dolo incontriamo il primo rifugio lungo il cammino.

Si tratta di una struttura ricostruita sui ruderi di quello che era un antico hospitale medievale, documentato già nel 1191 come luogo di sosta al servizio dei pellegrini diretti verso Roma.

Due passerelle sul torrente Dolo  ci conducono al Rifugio Segheria (1.400 m.), un complesso di case che oltre al rifugio comprende la casa del custode e una piccola chiesetta.

Più avanti il Passo di Lama Lite è un bivio che da una parte conduce al Rifugio Battisti e al lago Bargetana e dall’altro al passo del Giovarello, valico utilizzato sia dalla Matildica che da altri importanti itinerari escursionistici, come il Sentiero Italia.

Usciamo così dall’Abetina reale e saliamo al passo delle Forbici dove troviamo una chiesetta e il cippo chi ricorda la cruenta battaglia del 2 agosto 1944 contro le truppe tedesche in cui persero la vita otto partigiani della Brigata Stella Rossa.

Il valico è noto anche per un altro episodio storico: qui ogni due anni, a partire dal 1932, si tiene la “Sagra Pascoliana”, manifestazione culturale dedicata al poeta (la prima domenica di agosto).

Proseguendo sulla strada forestale si raggiunge il passo del Giovarello (1.659 m.), un vero balcone naturale dove la vista spazia dagli Appennini alle Alpi Apuane.

Da qui si segue il tracciato dell’antica Via Bibulca che conduce al passo delle Radici (1.527 m.) e quindi a San Pellegrino in Alpe.

_ Cosa vedere:

Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco – Emiliano
San Pellegrino in Alpe
Il Museo Etnografico Don Luigi Pellegrini

 

_ TAPPA 1 – Variante invernale

  • Località: da San Geminiano Gazzano (Villa Minozzo) a San Pellegrino in Alpe (Frassinoro e Castiglione di Garfagnana)
  • Lunghezza: 17.6 km
  • Dislivello: + 1000 m – 300 m

Nel periodo invernale è possibile percorrere questa variante, più corta e più sicura, che passa dall’Oratorio di San Geminiano lungo il tracciato dell’antica Via Bibulca.

La tappa parte sempre da Gazzano, sul versante emiliano, ma risale gli Appennini un po’ più a Est della Valle del Dolo e del monte Giovarello.

Superata Fontanaluccica, si sale verso Madonna di Pietravolta (1.151 m.), conosciuta per la presenza del Santuario della Madonna della Neve, e quindi di Roncatello e del Colle del Morto (1.355 m).

L’itinerario prosegue fino ai prati di San Geminiano (1.454 m) dove si trovava l’omonimo Oratorio, un edificio dedicato all’accoglienza dei pellegrini probabilmente già attivo nel XII secolo, riscoperto poi nel 1738 quando la Bibulca fu utilizzata sul versante emiliano come strada ducale per collegare Modena a Massa.

L’attuale edificio risale al 1632 ma nel corso dei secoli è stato oggetto di vari rifacimenti interni ed esterni.

La leggenda narra che San Geminiano si fosse ritirato qui prima di accettare la nomina a vescovo di Modena, città di cui poi diverrà anche patrono. Dall’oratorio si prosegue lungo la forestale che porta al Passo delle Radici dove si riprende il sentiero della prima tappa in direzione di San Pellegrino.

 

_ TAPPA 2: da San Pellegrino in Alpe (Frassinoro e Castiglione di Garfagnana) a Castelnuovo Garfagnana

  • Lunghezza: 32.8 km
  • Dislivello: +694 m – 1810 m

Si parte da San Pellegrino in Alpe (1.525 m), la cui storia è legata ad un ospitale menzionato per la prima volta in un documento del 1110.

La tradizione data la fondazione al VII secolo ad opera di un eremita, il figlio del re di Scozia ritiratosi qui dopo un lungo peregrinare.

Più verosimile la ricostruzione storica secondo cui il nome deriverebbe da San Pellegrino d’Auxerre, santo e vescovo francese al quale in Italia furono dedicati molti ospizi in epoca medievale.

L’ospitale fu per secoli luogo di accoglienza per pellegrini e commercianti che attraversavano l’Appennino al Passo delle Radici.

Oggi è sede del Museo etnografico Don Luigi Pellegrini che documenta la cultura artigianale e contadina della zona con una collezione di oggetti provenienti sia dalla Garfagnana sia dai paesi del versante modenese.

Accanto all’ospitale sorge il Santuario dedicato a San Pellegrino e San Bianco.

Curiosità: né Pellegrino né Bianco sono stati canonizzati dalla Chiesa, ma nonostante questo sono nei secoli diventsti oggetto di un diffuso culto popolare, che culmina ogni ultima domenica di luglio nel piazzale antistante il Santuario con il tradizionale cambio della croce.

Un rito particolare è quello sorto attorno alla leggenda del Giro del Diavolo.

Pellegrino, tentato dal diavolo, gli resistette fino a dargli uno schiaffo talmente forte da farlo girare tre volte su se stesso.

Il diavolo fu così scagliato contro le Alpi Apuane, andando a creare il “buco” che oggi conosciamo come l’arco naturale del Monte Forato.

Ancora oggi è possibile vedere pellegrini che salgono verso il crinale portando pesanti sassi che simboleggiano i peccati e, una volta giunti a “Il Giro”, poco sotto l’Alpe di San Pellegrino, scagliano simbolicamente queste pietre contro il Diavolo.

Lasciate alle spalle tradizioni e leggende di San Pellegrino scendiamo verso la valle dell’Esarulo lungo un sentiero immerso nei boschi che conduce a Valbona, piccolo abitato sorto attorno a un vecchio mulino.

Seguendo il percorso del torrente si arriva quindi al borgo fortificato di Castiglione di Garfagnana (545 m.), che ci accoglie con le possenti mura, i torrioni e la Rocca.

Superato il ponte medievale dei Molini, databile al XIV secolo, si raggiunge Pieve Fosciana.

qui si può visitare la Pieve di San Giovanni Battista, secondo alcuni fondata da San Frediano nel VI secolo, della quale si hanno le prime tracce in un documento del 764.

Da Pieve Fosciana raggiungiamo quindi Castelnuovo di Garfagnana, meta finale della tappa.

_ Cosa vedere:
La Rocca di Castiglione di Garfagnana

Pieve Fosciana
Garfagnana e media Valle del Serchio
La Rocca ariostesca di Castelnuovo Garfagnana

 

 

_ TAPPA 3: da Castelnuovo di Garfagnana a Barga

  • Lunghezza: 17.9 km
  • Dislivello: +459 m – 764 m

Castelnuovo Garfagnana è il centro storico, economico, turistico e culturale dell’Alta Valle del Serchio.

La sua storia è scritta nelle pietre degli edifici e delle sue mura, edificate da Castruccio Castracani degli Antelminelli, noto condottiero e duca di Lucca.

Da non mancare una visita al Duomo, dedicato ai Santi Pietro e Paolo.

Riedificato nella seconda metà del XV secolo su un’antica chiesa romanica e poi rimaneggiato in epoca barocca, conserva un crocifisso ligneo del XIV secolo, una terracotta invetriata del XV secolo e una “Assunzione” tardo cinquecentesca attribuita a Santi di Tito.

La Rocca Ariostesca era invece l’antica sede dei commissari estensi.

Il nome è legato a Ludovico Ariosto che vi risiedette quando era governatore di Castelnuovo per conto degli estensi.

Nella Rocca a partire dal 2022 sarà ospitato il nuovo polo museale dedicato a Ludovico Ariosto e alla Garfagnana del ‘500.

La Fortezza di Mont’Alfonso, che incontriamo appena usciti da Castelnuovo, è un monumento imponente.

Costruita tra il 1579 e il 1586 da Alfonso II d’Este, aveva lo scopo di difendere la città e i territori estensi dagli attacchi della Repubblica di Lucca.

La tappa parte dal centro storico di Castelnuovo e dopo aver attraversato il ponte della Madonna sul Turrite Secca, poco prima della confluenza nel Serchio, il cammino sale lungo strade poderali e forestali fino al borgo fortificato di Cascio.

Da non perdere il panorama sulla Valle del Serchio di cui si gode dalla piazza dietro la chiesa dei Santi Lorenzo e Stefano.

Si prosegue in discesa fino alla piana del Serchio e al paese di Gallicano, che segna il passaggio dalla Garfagnana alla Media Valle del Serchio.

Per la precisione il ponte di Campia sul Serchio rappresentava il limite meridionale delle terre passate sotto la giurisdizione degli estensi nel 1429.

A Gallicano merita una visita la Chiesa di San Jacopo, risalente al XII secolo.

Tra le opere che custodisce: una pala con la “Madonna con Bambino tra angeli e santi” di scuola robbiana, un gruppo ligneo trecentesco raffigurante la “Madonna con il Bambino”, dell’ambito di Tino di Camaino, una statua in legno con la “Madonna di Loreto” ascrivibile al XVII secolo.

Superato il ponte sul Serchio si raggiunge quindi Barga.

_ Cosa vedere:
Gallicano

 

_ TAPPA 4: da Barga a Borgo a Mozzano

  • Lunghezza: 29.4 km
  • Dislivello: + 394 m – 490 m

Barga, punto di partenza della quarta tappa, è bandiera arancione del Touring Club Italiano e uno dei borghi più belli d’Italia.

Il centro storico, con i vicoli e le salite ripide e strette che conducono al Duomo di San Cristoforo, ha conservata intatta l’atmosfera medievale.

Dal piazzale del Duomo, chiamato l’Arringo, si può ammirare uno dei panorami più belli di tutto il cammino: da un lato le Alpi Apuane e dall’alto gli Appennini.

Barga è anche un importante centro culturale: qui dal 1986 ha sede un importante festival di musica jazz (Barga Jazz).

La quarta tappa inizia a nord del borgo, lungo via dell’acquedotto che porta alla piccola chiesa della Fornacetta.

Da qui il cammino prosegue lungo una strada poco trafficata fino a Bugliano e poi su una mulattiera che scende alla Pieve di Loppia dove si trova, oltre all’omonimo cimitero, la chiesa di S. Maria, fondata tra il IX e il X secolo.

La Pieve, importante centro religioso nell’alto medioevo, si trovava probabilmente sul tracciato della romana Via Clodia.

Superiamo il torrente Loppora su un caratteristico ponte a schiena d’asino (XIV secolo), per arrivare ai borghi di Filecchio e Ponte all’Ania.

Si raggiunge quindi Ghivizzano, con i resti romanici nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo.

Nella prima metà del 1300 la sua importanza crebbe notevolmente grazie alla figura di Francesco Antelminelli, vicario e poi conte di Coreglia.

Si prosegue quindi in direzione di Calalavorno e del ponte sul Serchio dove, attraversata la provinciale n. 20 (attenzione: qui la strada può essere particolarmente trafficata), si imbocca la sterrata che sale sulla collina e conduce alla Rocca di Mozzano citata per la prima volta nel 1180 come proprietà dei Suffredinghi, e poi al paese di Borgo a Mozzano.

_ Cosa vedere:
San Cristoforo a Barga

Museo Civico del Territorio Antonio Mordini
Pieve Santa Maria a Barga

 

 

_ TAPPA 5: da Borgo a Mozzano a Lucca

  • Lunghezza: 29 km
  • Dislivello: + 300 m – 390 m

Il Ponte della Maddalena (o del Diavolo), è uno dei simboli della Garfagnana.

Si tratta di un’ardita costruzione trecentesca a schiena d’asino che si trova a Borgo a Mozzano (97 m.), punto di partenza della quinta tappa, poco prima della confluenza tra il Serchio e il torrente Lima.

Il ponte risale all’XI secolo e deve il suo nome alle leggende che avvolgono la sua costruzione.

Una delle più conosciute narra che il mastro costruttore, incontrando notevoli difficoltà e non riuscendo a mantenere i tempi di consegna dell’opera, abbia invocato l’intervento di Satana, promettendogli in cambio l’anima del primo essere vivente che lo avesse attraversato.

Conclusi i lavori, il capo mastro, pentito del patto, fece però in modo che a passare per primo sul ponte fosse un cane  ingannando così Satana.

Al di là delle leggende, la storia racconta che il ponte per secoli ha permesso ai pellegrini provenienti dalla Lunigiana e dal modenese di raggiungere Lucca.

Il borgo ospita anche la Chiesa del Santissimo Crocifisso, la Chiesa di San Iacopo e infine la Chiesa e il Convento di San Francesco.

La tappa è parte da Via Roma, la strada principale della città, e prosegue in direzione sud-est parallelamente al corso del Serchio fino alla frazione di Diecimo.

Si raggiunge quindi la Pieve di Santa Maria, edificata nel XII secolo, in stile romanico e con un fonte battesimale esagonale duecentesco, un sarcofago romano e una statua in pietra del Profeta Isaia.

Superato Valdottavo si sale verso San Donato dove si entra nell’ultimo tratto di bosco prima di ridiscendere le colline verso Bertolacci, Chifenti, Aquilea.

Si raggiunge quindi Ponte a Moriano, altro centro di grande importanza per i pellegrini medievali a cui offriva un ospizio, luogo di sosta e ristoro, forse già a partire dal IX secolo.

Il cammino prosegue per una decina di chilometri lungo la ciclopedonale del Parco fluviale del Serchio fino alla Porta di Santa Maria, oltrepassata la quale si entra a Lucca.

Il cammino prosegue quindi all’interno delle mura fino al Duomo di San Martino dove è conservato il Volto Santo, meta finale del Cammino.

_ Cosa vedere:
Il Ponte del Diavolo

Chiesa di San Pietro a Borgo a Mozzano
Il Duomo di San Martino a Lucca
La Basilica di San Frediano a Lucca
L’anfiteatro romano di Lucca
Le mura di Lucca

 

 

Cosa visitare:

_ Le montagne dell’Appennino e i sentieri di crinale: Un ambiente naturale unico per biodiversità,  attraversato da sentieri che consentono di esplorarne la selvaggia bellezza, tra panorami indimenticabili.

_ Il Santuario di San Pellegrino in Alpe: Un antico hospitale medievale, un Santuario con vista sull’Appennino che racconta una storia millenaria di pellegrini e mercanti.

_ I borghi medievali della Garfagnana e della valle del Serchio: Rocche, mura, pievi, stradine che si inerpicano su colli sui quali svettano torri medievali. Nei borghi della Garfagnana e della Valle del Serchio il tempo sembra essersi fermato.

_ La Rocca Ariostesca e la fortezza di Monte Sant’Alfonso a Castelnuovo Garfagnana: L’antica sede dei commissari estensi, ma anche il luogo dove Ludovico Ariosto che vi risiedette quando era governatore di  Castelnuovo

_ Il centro storico di Barga e il duomo di San Cristoforo: Il centro storico nedievale, le viuzze e le salite che conducono al Duomo di San Cristoforo, da dove si ammira un panorama unico su Appennino e Alpi Apuane.

_ Il ponte della Maddalena (o del Diavolo) a Borgo a Mozzano: Tra storia e leggenda, le vicende del ponte più celebre della Garfagnana, risalente al IX secolo.

_ Lucca e il Volto Santo: Una gioiello della storia e dell’architettura medievale toscana. Palazzi, chiese, mura e naturalmente il Volto Santo, destinazione finale ed agognata dei pellegrini dell’età di mezzo.

 

Informazioni utili:

_ Scopri i dettagli e la mappa dell’itinerario sul sito Visit Tuscany:

Scopri l’Atlante dei cammini Toscani:

 

 

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