Cosa frena la corsa dei parchi?

18 marzo 2020 - 10:14

..ha consentito l’incontro di numerose aree protette italiane, che hanno avuto modo di presentare le loro proposte di turismo ambientale, di educazione ambientale e di promozione in genere con progetti e programmi per lo sviluppo sostenibile, in armonia con la natura.
L’edizione di quest’anno, inoltre, ha inaugurato il “Parco Libri Junior” con giochi, concorsi, laboratori e visite guidate per ragazzi e bambini dai 4 anni in su. I laboratori didattici, sono stati frequentati da più di mille bambini delle scuole pisane.
Il festival “Parchi e libri” è un’iniziativa importante per rilanciare l’urgenza di proporre modelli culturali diversi da quelli dominanti, e capire che occorre “fare rete” perché problemi complessi possano essere affrontati efficacemente coinvolgendo nella loro soluzione esperienze diverse. La scelta di mettere insieme parchi, enti locali, case editrici, associazioni e aziende si è rivelata in questo senso vincente.

In rappresentanza del Parco Naturale Regionale Monti Lucretili, ho partecipato al dibattito “Cosa frena la corsa dei Parchi?”, assieme ad altri responsabili di aree protette regionali e nazionali, oltre agli Assessori Regionali della Toscana e del Piemonte. E’ stato un momento molto importante per riflettere sul futuro delle aree protette nel nostro Paese.

Molti interventi hanno sottolineato la necessità di rilanciare il ruolo del sistema parchi a livello nazionale, tenuto conto di una fase che rischia di vivere troppo di rendita dopo la grande spinta ed entusiasmo vissuti negli anni ‘90. Spinta ed entusiasmo che nascevano dalla convinzione che fosse molto più importante la conservazione della natura e della biodiversità dei territori protetti, piuttosto che il loro sviluppo economico o la loro fruizione  turistica. Alcuni relatori, figure storiche delle politiche di protezione della natura, hanno puntato il dito anche sulla necessità di una profonda revisione della Legge Quadro Nazionale sulle aree protette (Legge 394/91), ma soprattutto sulla necessità di rilanciare la missione fondamentale della conservazione rispetto alle politiche di sviluppo sostenibile che in alcuni casi, invece di essere complementari, hanno fatto dimenticare l’applicazione delle misure previste dagli strumenti pianificatori dell’area protetta.

Elemento di maggiore preoccupazione è stato quindi quello di riprendere un lavoro di sensibilizzazione delle Istituzioni Nazionali e locali sulla sempre più urgente necessità di mettere a sistema la gestione del grande patrimonio di biodiversità animale e vegetale presente sul territorio. La tutela della biodiversità deve riconquistare la sua dimensione prioritaria trovando, secondo alcuni relatori,  una rinnovata dimensione di suggestioni legate ai temi della natura e motivazioni profonde da riuscire a comunicare attraverso dei testimonial d’eccezione.

Se oggi le aree protette sono sicuramente più accettate rispetto al passato, esse rischiano però di perdere quel fascino che aveva portato – non molto tempo fa – le associazioni ambientaliste a conquiste quasi insperate. 

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