20 maggio 2017 - 12:32

Toiano nasce come piccolo paese di origine etrusca, divenuto poi castello medievale con mura e ponte levatoio (di cui oggi rimane un lungo e stretto ponte in muratura), che ha resistito al tempo e all’abbandono in modo stupefacente: le vecchie mura, le case, la chiesa e il piccolo cimitero sono ancora oggi ben conservati.

Si prende a destra su una carrareccia scendendo fino in fondo alla bella valle, verde di boschi di querce e pascoli, punteggiata dai tanti colori che cambiano con le stagioni: dal grigio al rosso, dal giallo al viola dei fiori di campo e delle ginestre. L’impressione è che questo sia un territorio ben poco abitato: il comune di Palaia conta non più di 4500 abitanti. Sugli estesi panorami non si notano nè zone industriali nè grandi insediamenti urbani. Si vede solo qualche raro podere con al centro, isolata e dominante, la tipica casa colonica toscana; e colline morbide, balze e calanchi grigio-ocra. S’incontra la strada provinciale 26, asfaltata, e si prende a sinistra. La strada non è molto trafficata. A sinistra si vede il versante sud del poggio di Toiano. Poco dopo a sinistra si prende la strada bianca con indicazione “Toiano”, e da qui si comincia l’unica salita dell’intero percorso. Si scorge, sul poggio stretto e lungo, il borgo silenzioso e immobile. Arrivati in cima alla salita si gira a sinistra e si entra in paese (m 283). Subito si vede il cimitero, piccolo e grazioso, con le mura e gli alti cipressi. Andando avanti invece si raggiunge la chiesa dedicata a San Giovanni Battista, aperta e sconsacrata: entrando colpiscono l’altare e i tenui colori di affreschi sbiaditi. L’acustica dell’edificio è ottima, e il panorama che si gode dal suo piazzale è spettacolare, con Volterra adagiata su morbide colline. Si attraversa un ponte stretto e lungo in precaria muratura, una volta ponte levatoio. Si percorre l’unica strada del paese, via del Castello, e si trova una fila di case a destra e a sinistra. Ci si addentra nel paese fantasma che fu in epoca medievale castello dominante e strategico sulla Valdera.

La vegetazione spontanea sta invadendo ciò che l’uomo ha lasciato anni fa: rimane qualche fazzoletto di vecchio orto con piante di frutti antichi. L’atmosfera che si respira entrando in paese è unica, surreale. Il silenzio è tombale. Portoni sbiaditi, finestre socchiuse, vecchi tabernacoli colorati. Si ritorna al bivio e invece di girare a destra sulla strada già percorsa, si va dritto. Dopo circa 700 metri si trova un punto di sosta attrezzato, panoramico, silenzioso e ombreggiato. Si incontrano i calanchi di tufo e arenaria che qui superano i 50 metri e sono costellati di piccole conchiglie fossili. Dopo la sosta d’obbligo si continua per questa strada in leggera discesa e si arriva a una fattoria, San Michele, dove si producono olio e vino; si entra quindi in una zona più fresca di boschi di querce dove sorge un piccolo tabernacolo dedicato ad Elvira. Il suggestivo paese è spesso associato al mistero dell’omicidio di questa bella ragazza, figlia di contadini di Toiano, che nel 1947 venne trovata morta, sgozzata e seminuda. L’omicidio rimase irrisolto e qualcuno continua a mettere dei fiori sul cippo eretto in sua memoria. Si prosegue sempre su questa via fino a quando si incontra sulla destra un grande greppo di argille con fossili marini stratificati. Un cartellone spiega al visitatore la geologia delle rocce che si stanno osservando. Da qui, in breve, seguendo la stessa strada, si arriva alla macchina.

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