1a tappa – provenendo dal casello autostradale, si lascia la strada provinciale all’altezza della centrale elettrica di San Floriano, a sud di Egna, e si parcheggia l’automobile all’inizio della strada forestale che porta al Klösterle; dall’antico ospizio il sentiero scorre ai piedi del monte Madrutt. Lungo il percorso è interessante una breve sosta presso l’azienda di Giannino Toninandel, che propone interessanti e innovative soluzioni di bioedilizia per l’architettura. Camminando verso Laghetti (213 m), in primavera si possono ammirare i milioni di meli in fiore della Bassa Atesina. Raggiunta piazza Libertà si prosegue sul sentiero n.7 (o AD), passando tra le case verso il campo da tennis; lì si gira verso sinistra salendo il monte verso l’”Amorthof” (422 m) ed il grande ponte romano in sassi (ca. 570 m). Dopo il ponte si lascia il sentiero segnavia n.7, e si prosegue su un viottolo largo tra i pendii verso la pianura, salendo verso Pochi dove si raggiunge il ristorante Perkeo (da Laghetti ca. 1 ora – ottima la cucina locale di Zenone Giacomuzzi – Tel. 0471.889069) e la strada che porta verso il centro di Pochi. Variante – Da qui si può lasciare il sentiero Dürer e ritornare a Laghetti passando per Salorno (circa 1,30 ore): dall’albergo pizzeria Grünwald a Pochi (nei pressi del famoso Mulino disegnato da Dürer – Tel. 0471.889092) si prosegue sul sentiero n.1 (in parte sulla strada, in parte su un vecchio tracciato) fino a Salorno (224 metri; da Pochi ca. 45 minuti). Dalla chiesa di Salorno si prosegue sulla stradina verso la collina Karneid, dove si raggiunge il caratteristico ristorante tipico “Baita Garba”, dotato anche di pesca sportiva (Info: 0471.884492) e si arriva a Laghetti. Dal Grünwald si può anche raggiungere l’hotel Klammhof a Pochi (Info: 0471.889096), dove la signora Katia Franceschini prepara deliziosi piatti tirolesi, e da qui scendere lungo la strada forestale che porta al ristorante “Baita Garba”. Dal parcheggio in centro a Pochi, all’ombra del campanile della chiesa di S. Orsola s’imbocca la strada tra il parcheggio e l’hotel Grünwald verso sud e seguendo le indicazioni “AD” si arriva al famoso Mulino ad acqua di fronte al Pichlhof, visitabile insieme alla fucina. Si prosegue fino ad arrivare all’originaria Pichlmühle, tuttora caratterizzata dal rio che le scorre a fianco; si passa una sorta di tunnel fino al ponte in legno sopra il rio Geaderlebach e si prosegue lungo un muro a secco, tra frutteti e vigneti; “obbligatorio” un assaggio di ottimo vino presso le cantine Haderburg Hausmannhof di Alois e Christine Ochsenreiter (Info: 0471.889097) e di frizzante spumante nell’azienda agricola Steinhauserhof (Info: 0471.889031). Un buon sentiero porta verso la strada principale, che va seguita per ca. 200 metri in giù, fino alla prima strada che sale a sinistra. Di nuovo si passa vicino ad alcuni masi e ad estesi campi di frutta e vigneti, mentre il sentiero diventa ripido fino alla strada forestale. Arrivati da Pochi alla strada forestale, si prosegue sulla stessa verso destra finché si gira a destra al bivio con il sentiero vecchio verso il “Meierhoferhof”. Qui il sentiero passa la Valle profonda (Tiefental) e prosegue ripidamente sulla strada verso il maso “Meierhoferhof”. Presso il maso si prende la strada forestale fino alla sbarra. Il sentiero attraversa una bellissima foresta di faggi, piuttosto rara nella zona. Verso metà marzo il suolo si trasforma in un mare di bucaneve; questi bellissimi fiori accompagnano il sentiero fino al rifugio “Sauch”, fino a metà aprile aperto solo il fine settimana. Possibilità di dormire in camera e camerata.
2a tappa – Dal rifugio Sauch (950 m), si percorre il sentiero in un bosco di faggeto che porta al Roccolo del Sauch, situato su una collina e costituito da un complesso vegetale di faggi ed abeti rossi potati con cura in modo da creare una galleria circolare, una specie di pergolato con una doppia serie di archi. Come tutti i roccoli, anche quello del Sauch è stato costruito dall’uomo in una zona interessata da consistenti flussi migratori di uccelli per catturarli senza fare uso di armi. Da qui si prosegue, sulla sinistra, verso il passo Croccola, seguendo la strada forestale 409 Zise-Ponciach. Si giunge agevolmente ad un capitello (1060 m), ci si dirige verso destra lungo il cosiddetto “sentiero della Lapide” seguendo sempre le indicazioni del sentiero 409 Zise-Ponciach, e dopo una dolce salita, si arriva a quota 1100; il cammino continua tra i faggi fino a località Dagan, (1170 m). Qui si abbandona il tracciato nel bosco per seguire la strada forestale. Dopo una breve discesa, al bivio per Baita Fiorita, sulla sinistra, si ritorna sul sentiero nel bosco per giungere ad un suggestivo punto panoramico, ornato da un crocefisso dove è possibile ammirare le imponenti alture del Brenta. Discendendo si arriva a baita Val Zorz (1135 m), e si prosegue il cammino verso sinistra, si attraversa un piccolo rio accompagnati dal nitrito di alcuni cavalli presenti nel maneggio vicino. Una lieve salita di acciottolato conduce al Lago Santo (1208 m), situato in una conca spartiacque, dovuto all’erosione che il ghiacciaio ha scavato nel porfido; è lungo 210 metri, largo 180, profondo 15 ed è popolato da varie specie di pesci. Costeggiando lo specchio d’acqua, all’ombra di abeti e faggi, si trova una piccola Chiesetta degli alpini di Cembra. Il tracciato segue adesso il sentiero europeo E 5 verso Cembra, in una discesa che in alcuni tratti mostra i solchi tracciati dai tronchi, un tempo portati a valle lungo tale percorso. Al termine di questo caratteristico sentiero si prosegue sulla strada forestale panoramica C 9; sulla sinistra si intravede il “Capitel di S. Antonio” (980 m), e un po’ più avanti, sulla destra, ci si può dissetare alla fonte di una fresca sorgente. Si abbandona la strada forestale e si scende, a sinistra, per il sentiero che costeggia il rio Mercar nell’omonima Valle; il bosco si fa meno fitto e si apre uno splendido scorcio sul vigneto Forche (uno dei grandi vini selezione della Cantina di Cembra), il paese di Faver e di fronte quello di Sevignano, in lontananza le Piramidi di Segonzano e sullo sfondo il Monte Ruioch (2415 m). Si giunge così alle prime case di Cembra, capoluogo della Valle, situato in una felice posizione riparata dal monte Vallaccia (1250 m), e aperta sull’ampia piana della “Campagna Rasa”. Il centro è armonioso nella sua struttura edilizia, con qualche palazzo signorile e intatte contrade rurali ed è rinomato per vicende storiche e monumenti d’arte. Si attraversa poi piazza Fadana e si prosegue verso sinistra fino al termine di via Larga. Da qui si percorre la Ss. 612 verso Faver per circa un chilometro fino a giungere alla chiesa del paese; a sinistra ci si incammina per la via Granda, tipico borgo antico, si prosegue in via Villa e poi via Tabiadel fino alla fine del paese dove in lontananza si può già ammirare un incomparabile panorama sul castello e sulle Piramidi di Segonzano. La stretta via tra le case del rione di Vich si apre sui campi e prosegue per un tratto parallela alla strada 612; fino al 1973 era l’unica strada che collegava le due sponde della valle portando al Castello e alle basse frazioni di Segonzano. Nell’anno 1494 passò di qui Albrecht Dürer, come testimoniano due celebri acquerelli raffiguranti diverse prospettive del sottostante maniero. Il percorso, in dolce discesa, conduce al ponte di Cantilaga dove si trova l’antica dogana. Seguendo il sentiero europeo E 5, dopo aver attraversato il ponte, tra i vigneti sulla sinistra e il torrente Avisio sulla destra, si prosegue ai piedi del Castello dei Baroni a Prato situato su uno sperone roccioso, cento metri sopra il fondovalle, dove nel 1494 vi dimorò per qualche giorno A. Dürer. L’itinerario continua fino a Piazzo dove è possibile fermarsi per una visita alla cantina o raggiungere il castello sulla sinistra. Addentrandosi nell’antico borgo si arriva poi alla chiesa; seguendo il percorso E 5 Piramidi di Quaras sulla sinistra, dopo un leggera salita, si giunge a Villa Aurora; proseguendo per circa 300 metri lungo la strada statale si arriva al termine del cammino, fino alle Piramidi, uno tra i più conosciuti e studiati fenomeni di erosione delle acque.