Dalle ville di Pegli al Porto Antico

18 marzo 2020 - 9:39

Suggestioni lungo l’itinerario

Un
tuffo

nella nostalgia, nel rimpianto per un passato che è davvero
passato e che ha lasciato poche, se pur preziose, tracce. Colpa
dell’entusiasmo e della disattenzione di chi ha avuto nella seconda
metà del XIX e in tutto il XX secolo il compito di bene amministrare i
comuni – poi quartieri – del ponente genovese.

L’entusiasmo dello
sviluppo industriale, quando le magnifiche sorti e progressive di
Genova e dell’Italia erano affidate alla crescita dell’industria
pesante; la disattenzione di chi ha permesso e favorito la distruzione
di uno dei più bei “paesaggi di villa” del Nord Italia, trasformando un
territorio che gli umanisti definivano Giardino di Venere in una
periferia urbana di non sempre facile godibilità.

Senza addentrarci
troppo nella storia del paesaggio del ponente cittadino, basti
immaginare – se ci si riesce, ché ci vuole un po’ di fantasia – che la
fascia costiera a ponente della Lanterna, da Sampierdarena a
Cornigliano, Sestri Ponente, Pegli, Pra, Voltri, era grosso modo sino a
metà Ottocento un susseguirsi di borghi costieri marinari e di grandi
ville nobiliari circondate da vasti parchi e giardini, con qualche
cantiere navale lungo la spiaggia.

Le pur nobili ragioni dell’industria
e l’aumento della popolazione dovuta alla crescita industriale hanno
progressivamente eroso questo patrimonio di natura e arte sostituendolo
con ciò che esiste oggi, ovvero il grande porto moderno, l’aeroporto,
diversi impianti industriali e tanti edifici di discutibile bellezza.

Tutto ciò per dire che le prime tappe di questo itinerario, le ville di
Pegli, non sono entità aliene calate dal cielo, piuttosto sono una
testimonianza importante di quei tempi e di quel paesaggio ormai
andati. Mentre i tempi delle ville stavano per concludersi, Pegli ebbe
la fortuna di farsi conoscere all’estero per la sua bellezza, sì da
entrare nel novero delle località turistiche d’elite che diedero
sviluppo al turismo ligure, più o meno nei tempi della Bell’Epoque che
precedette la prima guerra mondiale.

Pegli località di soggiorno di
principi, re e imperatori, nobili e magnati, che venivano a svernare
qui, sfuggendo i climi rigidi dell’Europa centrale e orientale.Una
breve navigazione lungo i moli del porto moderno è il trait-d’union tra
le ville pegliesi e il centro storico, che in questo itinerario si
presenta sotto i suoi diversi aspetti medievali e seicenteschi,
popolari e nobili, religiosi e civili, artistici e commerciali, vetusti
e rinnovati.

Ventisette secoli (circa) di storia non sono passati
invano, e tutti hanno lasciato qualche traccia. Nessun itinerario di
due o tre ore di cammino potrà farli scoprire tutti ma buone gambe e
mente attenta permettono di fare millanta interessanti scoperte.

Descrizione
dettagliata dell’itinerario

Si parte dalla stazione ferroviaria
di Pegli (WP01), che è già un’emergenza artistica di per sé, col suo
Liberty elegante e allegro a tradire lo scopo per cui fu costruita, cioè
accogliere i coronati e danarosi ospiti dei grandi hotel affacciati sul
mare.

Il più bel parco di Genova, quello di Villa Pallavicini
(WP02), è subito a sinistra della stazione, e oltre al parco romantico
con laghetti, architetture esotiche e “rovine”, grandi alberi e viali
sinuosi, merita una visita attenta il museo archeologico ospitato nella
villa che raccoglie le principali testimonianze della preistoria
ligure.

Tornati sui propri passi sino alla stazione si sale a destra per
via Martiri della Libertà e via Pavia per raggiungere rapidamente
l’altra villa, Doria Centurione (WP03) col suo museo navale che illustra
e racconta, con modellini di navi, dipinti e strumenti, la storia della
navigazione e della cantieristica navale ligure.

Dopodiché si torna
indietro di nuovo sino alla stazione per scendere in linea retta
attraverso il breve e simpatico vico Condino, raggiungere il lungomare,
girare a destra, percorrerlo verso ponente per poche decine di metri e
salire sulla destra per via De Nicolay sino a trovare la casa natale di
Fabrizio De Andrè (WP04), indicata da un’artistica targa commemorativa
affissa sulla facciata del palazzo.

Tornati indietro sul Lungomare di
Pegli vale la pena spingersi ancora un poco a ponente per raggiungere il
vasto Hotel Méditerranée (WP05) che ricorda i tempi d’oro della Pegli
turistica. Si attraversa la strada passando per il sottopasso detto
Carrugio della Scuola Edile Genovese, che è stato decorato coi colori
delle facciate dipinte tipicamente liguri; si raggiunge così il Largo
Calasetta (WP06), affacciato sul mare.

Qui restano tratti di spiaggia
che riportano alla mente i tempi in cui si faceva il bagno in queste
acque. Breve da qui il cammino sul lato a mare della passeggiata sino al
Molo Archetti (WP07), punto d’imbarco della Navebus, l’intelligente
linea di trasporto pubblico via mare istituita dall’AMT per collegare
Pegli e i quartieri di ponente col centro città.

C’è tempo per
osservare il profilo – la skyline, si dice in “itangliano” moderno – 
della palazzata costiera di Pegli, con le montagne di Voltri e della
Riviera del Beigua alte a ponente, poi ci si imbarca: mezz’ora di
navigazione osservando i moli del porto e le navi al lavoro, passando
accanto all’aeroporto e sotto alla Lanterna, fra container e grandi gru,
poi si sbarca nel cuore del Porto Antico (WP08), in Calata Falcone e
Borsellino, accanto all’Acquario.

Una breve sosta al chiosco Infopoint
del Porto Antico sotto le palme (WP09), e ci troviamo proprio di fronte
allo storico e decorato Palazzo San Giorgio (WP10), che col Palazzo
Ducale forma la coppia dei palazzi del potere politico ed economico
della Repubblica di Genova. Bello da ammirare a naso in su il grande
affresco della facciata a mare con San Giorgio, e bello da visitare,
nelle sale interne ove ciò è possibile.

Intorno al palazzo ferve
la vita minuta e un po’ oziosa, talvolta chiassosa, sempre
multirazziale, di piazza Caricamento, vasto spazio di collegamento fra
il Porto Antico e il centro storico.

L’attraversamento di Caricamento e
la breve e affollata via al Ponte Reale portano in piazza Banchi, altro
spazio storico della città vecchia, un tempo sede della borsa merci e
oggi di vario e ininterrotto commercio al minuto di libri e dischi
usati, quadri di incerto valore artistico, con esibizioni di artisti di
strada e lettori di tarocchi. Colorata e alta sopra i negozi che le
fanno da basamento sta la chiesa di San Pietro in Banchi (WP11), al
centro della piazza.

La si oltrepassa passando accanto a una delle più
belle e sontuose edicole sacre marmoree (WP12) per procedere in
direzione sud sotto l’arcata di vico San Pietro della Porta (forse era
una porta delle mura altomedievali) e lungo via di Canneto il Curto, un
animato e multirazziale tratto del carrugio lungo parallelo alla riva,
dove ci si può sbizzarrire a entrare nei negozi alimentari che vendono
prodotti provenienti da millanta paesi del mondo e sono destinati a
persone di millanta culture diverse.

Si raggiunge così la larga
rettilinea via San Lorenzo (WP13) che induce a salire – verso sinistra –
passando accanto a grandi palazzi ottocenteschi sino alla cattedrale di
San Lorenzo (WP14), artistica mescolanza di stili architettonici dal
romanico al gotico, sia nelle navate interne e nella facciata che nella
sontuosa Cappella del Battista e nelle opere artistiche custodite nel
suo Museo del Tesoro. 

Proseguendo in salita oltre la cattedrale si
raggiunge piazza Matteotti, con il palazzo Ducale e la chiesa del Gesù
(WP16), un autentico museo di pittura barocca:  le sue cappelle, le
pareti e le volte costituiscono una delle principali raccolte di pittura
genovese del Seicento.

Uscendo dalla chiesa del Gesù si attraversi via
di Porta Soprana, se ne percorra un breve tratto in salita lungo
l’antica palazzata policroma e poi a destra giù per vico dei Castagna,
dove un angusto ingresso dà accesso a un tempio dell’artigianato
dolciario genovese (e italiano): la piccola squisita Cioccolateria
Viganotti (WP17), dove una folla costante di estimatori appassionati
acquista a ogni ora del giorno le delizie cioccolatose appena preparate
nel retrostante laboratorio.

Usciti dallo stretto vico dei Castagna si
scende e si gira a destra in piazza delle Erbe (WP18), il centro della
movida serale della gioventù genovese. E’ una graziosa piazzetta di
forma irregolare, con una fontana antica, i tavolini dei bar, una
gelateria molto apprezzata, e il tutto ha un aspetto gradevolmente
“trasteverino”.

Dalle Erbe, Via di San Donato conduce alla piccola
piazza Ferretto (WP19) fra alte case medievali, attraversata la quale
lo stretto rettilineo di via San Bernardo, una delle strade principali
del centro storico più antico e popolare, porta in piazza San Bernardo
(WP20) fra i palazzi della nobiltà medievale, alcuni dei quali
recentemente benissimo restaurati, ristoranti etnici ed enoteche;
proseguendo appena in via San Bernardo si raggiunge la Drogheria
Torielli (WP21), un’altra delle tappe imperdibili dell’itinerario degli
odori-colori-sapori del centro storico genovese: anche se non ci sono
più gli “antichi” proprietari, Torielli rimane una meraviglia dell’anima
oltre che dei sensi, con le sue centinaia, migliaia forse, di prodotti,
barattoli, sacchi, scatolette, spezie, thè… un tempo si diceva “ghe de
tutto comme a Zena”, c’è di tutto come a Genova: ecco, qui da Torielli è
davvero così.

Tornando sui propri passi sino a Piazza Ferretto e girando
verso destra si entra nella piccola piazza San Donato con la bellissima
omonima chiesa romanica (WP22), che custodisce alcuni preziosi dipinti
gotici; è una delle più importanti e più antiche chiese del centro
storico. Da qui si sale, sulla destra della chiesa, lungo lo Stradone
Sant’Agostino: percorrendolo si scorge sul lato destro dello stradone
l’edificio moderno di colore rosso che ha ridato vita ai ruderi del
monastero di San Silvestro trasformando l’antico convento di suore nella
moderna facoltà universitaria di Architettura.

La presenza degli
studenti ha trasformato la zona, che è storicamente la più antica di
Genova perché qui, su questa collina, sorgeva la città preromana, ma col
passare dei secoli aveva raggiunto punti di elevato degrado urbanistico
e sociale; ora invece è un piacevole quartiere di piccoli bar, librerie
specializzate, ristorantini. Di fronte ad Architettura si apre piazza
Negri col Teatro della Tosse, sede della seconda più importante
compagnia stabile teatrale di Genova, e con la bella facciata gotica a
strisce bianche e nere della ex-chiesa di Sant’Agostino (WP23) collegata
all’antico convento ora trasformato in Museo storico-archeologico.

Uscendo
dal convento-museo dall’uscita al di là del chiostro triangolare ci si
affaccia nell’ampia (per essere nel centro storico) piazza Sarzano
(WP24) che fu uno dei più vasti spazi aperti della città storica,
anticamente in posizione panoramica sul mare non lontano. Accanto alla
stazione della metropolitana e alla coloratissima ex-chiesa di San
Salvatore – oggi aula universitaria –  scende il Vico dietro il Coro di
San Salvatore che conduce a un delizioso angolino nascosto della Genova
molto medievale, Campopisano (WP25), una piazzetta raccolta fra alte
case dalla facciate policrome e con una bella pavimentazione a risseu.

Di nuovo su in Sarzano per dirigersi verso nordest, genericamente “verso
monte”, oltrepassando il tempietto-pozzo sormontato dalla testa di
Giano bifronte e le bancarelle di prodotti ortofrutticoli per andare a
leggere, su una stele (WP26) un po’ nascosta a sinistra, la frase con
cui Francesco Petrarca decanta la bellezza di Genova “superba per uomini
e per mura”.

Qui, proseguendo verso monte, si entra nel canyon di
via Ravecca, stretto fra alte case antiche e rinnovate; prima tappa
subito sul lato di destra della via, nel Forno Patrone (WP27), che
produce e vende una delle migliori focacce genovesi della città: i
clienti sono sempre tanti e soddisfatti.

Via di Ravecca è un susseguirsi
di ristorantini sfiziosi, bar popolari, negozietti di prodotti
alimentari liguri e di oggettini artistici, sino alla Porta Soprana
(WP28), la principale e la più imponente tra le porte delle “Murette”,
la cinta muraria del XII secolo, di cui resiste accanto alla Porta in
direzione mare un lungo tratto ben conservato.

Breve la discesa oltre la
porta – fuori mura quindi – lungo Vico Dritto di Ponticello sino alla
cosiddetta “casa di Colombo” (WP29), ricostruzione settecentesca di una
casa del quattrocentesco Borgo Lanaioli extraurbano in cui dovrebbe
essere cresciuto il giovane Cristoforo Colombo, figlio e nipote di
artigiani della lana.

Dalla casa di Colombo si scende in Piazza
Dante, emblema della Genova razionalista degli anni Trenta, quindi a
sinistra per via Dante si raggiunge il centro della Genova moderna,
ovvero piazza De Ferrari (WP30). La piazza è oggetto di visita attenta
in altri itinerari, quindi ora ci si può rituffare nel Medioevo
scendendo (a monte e a sinistra rispetto al Palazzo Ducale) lungo salita
San Matteo sino alla magnifica raccolta piazza San Matteo (WP31), che
fu il quartiere della famiglia D’Oria.

La piccola piazza, una delle
maggiori delizie architettoniche del centro storico, è circondata dai
palazzi medievali della potente famiglia e ha al centro la piccola
magnifica chiesa di San Matteo.Tenendo la chiesa alla propria destra ci
si diriga verso la rettilinea e pianeggiante Via David Chiossone per poi
scendere a sinistra lungo Vico del Fieno, scendono in Piazza Soziglia,
snodo dei carruggi commerciali nell’area due-cinquecentesca del centro
storico; da qui a destra per un breve tratto dell’animatissima via dei
Macelli di Soziglia, poi a sinistra per vico Lavagna, piazza Lavagna e
ancora vico Lavagna con la sua curiosa casa a cuneo (WP32); pochi passi
bastano per immettersi nella popolare pianeggiante via della Maddalena
(WP33), da seguire verso destra sinché il vico dietro il Coro della
Maddalena ci fa salire, a sinistra, in via Garibaldi, la splendida
“Strada Nuova” Patrimonio dell’Umanità UNESCO, massima testimonianza del
“siglo de los Genoveses”.

Giunti in Strada Nuova si giri a
sinistra e ci si fermi a visitare i suoi palazzi e i suoi musei (Palazzo
Doria Tursi – WP 34 – poi Palazzo Rosso – WP 35 – e Palazzo Bianco –
WP36), indi si raggiunge la piccola ma sontuosa Piazza della Meridiana;
qui pochi passi in discesa a sinistra lungo via ai Quattro Canti di San
Francesco portano all’elegante Garibaldi Cafè (WP37), ottimo punto di
incontro all’ora dell’aperitivo, seduti ai tavolini sotto le colonne del
palazzo patrizio.Si risalga quindi nella piazza della Meridiana,
dominata da un altro palazzo nobiliare di grande sfarzo ed eleganza,
magnificamente decorato e affrescato nei saloni interni, il Palazzo
Grimaldi della Meridiana (WP38).

Proseguendo verso ponente si
imbocca la “Strada Nuovissima” di via Cairoli (WP 39), settecentesco
prolungamento di Strada Nuova, che termina affacciandosi sul traffico di
piazza della Zecca. Qui si giri a sinistra nella trafficata via Bensa,
superando poi – sulla sinistra – l’imbocco dell’elegante, quasi
pedonale, settecentesca Via Lomellini (WP40) e raggiungendo l’ampia
piazza della Nunziata (WP 41), coi palazzi nobiliari che fronteggiano la
chiesa barocca e neoclassica, altro prezioso contenitore di opere
d’arte dei secoli d’oro dell’arte genovese, dal Manierismo al Barocco.

Il rettifilo della seicentesca via Balbi con altri palazzi sontuosi,
altri musei (Palazzo Reale – WP42) ma anche con angoli e scorci di
eleganza popolare riportata recentemente a nuova e colorata vita (i
Truogoli di Santa Brigida – WP 43 – in basso sulla sinistra del tratto
più alto della via) conduce al termine di questo itinerario, davanti
alla stazione ferroviaria di Piazza Principe (WP44).

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