the colored larches are reflected in the Lago Nero
La Valle Maira, situata nelle Alpi Cozie in provincia di Cuneo, è una delle valli più autentiche e suggestive delle Alpi piemontesi.
Qui la montagna si mostra nella sua essenza.
Silenziosa, generosa nei panorami e ricca di storia, con testimonianze che vanno dalle antiche grange alpine alle cappelle costruite dai pastori, passando per bivacchi e sentieri storici utilizzati da generazioni di valligiani.
Ecco 4 itinerari per godere al massimo dell’ultimo scorcio di autunno.
Il Lago Nero, adagiato a 2.246 metri di quota, è una delle perle nascoste della Valle Maira, incastonato tra le pieghe del contrafforte nord di Rocca la Meja.
Questo percorso ad anello è particolarmente apprezzato per l’ambiente appartato e per i panorami straordinari.
Dallo specchio d’acqua si gode della vista del Monviso che si riflette sulle sue acque, mentre alle spalle si stagliano il verde altopiano della Gardetta e l’imponente Monte Cassorso.
Oltrepassata la frazione Preit, la strada asfaltata conduce al Colle del Preit, dove si parcheggia l’auto in un ampio spiazzo poco oltre le Grange Selvest.
Ph: Gettyimages/Andrea Parola
In estate l’accesso è regolamentato, mentre in inverno la strada rimane chiusa e il percorso richiede un avvicinamento a piedi.
Dal parcheggio, ci si dirige verso valle e si oltrepassa un ponte in legno che scavalca il torrente, raggiungendo la Grangia Selvest con fontana.
Qui si svolta a destra su una sterrata che entra in un bosco di larici, inizialmente in falsopiano, fino a incontrare i primi tornanti sotto le pendici del Monte Bert.
La strada sale con decisione e, dopo un lungo traverso panoramico, porta alla Grangia Culausa (1.928 m), dove la carrabile termina.
Appena prima della baita, un sentiero sulla sinistra attraversa una radura e si immerge nuovamente tra i larici.
In questo tratto si può ammirare, sulla destra, una suggestiva cascata che precipita tra le rocce, alimentata dalle acque del Rio della Margherina.
Dopo alcune centinaia di metri si raggiunge il bivio indicante il percorso verso il Lago Nero.
Il sentiero sale ripidamente verso sinistra, superando alcuni ruderi, mentre lo sguardo spazia sul verde altopiano della Gardetta e sul Monte Cassorso.
Salendo tra rododendri e pietraie, si raggiunge il punto più alto dell’itinerario, un piccolo colletto a 2.292 metri, dove appare un minuscolo specchio d’acqua.
Da qui si scende dolcemente verso il Lago Nero, incastonato in una conca spettacolare, contornata da sponde erbose, larici e pietraie.
Il lago, dal colore verde intenso, offre un luogo perfetto per una sosta e per godersi la tranquillità di questo angolo appartato.
Il ritorno segue la riva nord del lago fino a un piccolo pianoro tra i larici.
Poi attraversa alcune balze ai piedi del Monte Bert e raggiungere la Grangia Chiacarloso (2.080 m), dove si possono osservare mucche al pascolo in scenari tipicamente alpini.
Si prosegue lungo la carrozzabile, che in circa seicento metri si ricongiunge con la strada sterrata principale proveniente dal più lungo tour di Rocca la Meja.
Da qui, una lunga discesa attraverso le Grange Colombero sottane e un traverso alle pendici del Monte Baret conduce nuovamente alla Grangia Selvest e al parcheggio di partenza, chiudendo l’anello.
Con un dislivello di circa 710 metri e una lunghezza di 11,2 km, questo itinerario è classificato come E (Escursionisti) ed è adatto anche alle famiglie.
_Foto e tracce GPX dell’itinerario
L’anello del Castello-Provenzale è uno dei percorsi più suggestivi dell’intera Valle Maira.
Il sentiero offre panorami mozzafiato sulle verticali pareti del gruppo Castello–Provenzale, dove non è raro osservare cordate di alpinisti intenti sulle numerose vie.
Il dislivello contenuto e lo sviluppo moderato rendono l’itinerario adatto anche alle famiglie.
Per comprendere dove ci si trova, bisogna conoscere la leggenda che sta dietro alla Rocca Provenzale: questa guglia slanciata, infatti, prende il nome da un episodio della metà dell’Ottocento.
Ph.: Gettyimages/Alessandro Giamello
Don Agostino Provenzale, parroco della frazione Lausetto di Acceglio, fu richiamato alle armi durante la Prima Guerra d’Indipendenza (1848-1849).
Durante la battaglia di Novara il suo cavallo fu abbattuto e lui stesso ferito.
Per sfuggire agli austriaci nascose il proprio corpo dentro il cavallo, promettendo che, se fosse tornato a casa sano e salvo, avrebbe posto una croce sullo sperone di roccia che domina Chiappera.
Tornato illeso, mantenne la promessa e posò una croce di legno alta due metri sulla cima, dando il nome alla montagna. Punto di partenza di questo affascinante itinerario può essere il Rifugio Campo Base, a quota 1650 m.
Da qui si scende verso Chiappera lungo la strada asfaltata che segue il torrente, fino a un bivio dove si prende il ramo di sinistra.
Poco dopo il secondo tornante, si svolta a destra seguendo la palina posta a 1.670 m.
Il sentiero si innalza dolcemente nei prati, incontrando il percorso proveniente da Chiappera.
A circa 2.150 m si ignora la deviazione a destra per il Colle di Rui.
Si prosegue sul sentiero principale che, con tornanti regolari, raggiunge il Colle Greguri (2.319 m).
Il valico è aperto tra la Rocca Castello (2.452 m) e il Monte Eighier (2.574 m).
Ospita una severa postazione in casamatta del Vallo Alpino, spesso frequentata in primavera da gruppi di stambecchi.
Oltre il colle, il sentiero scende tra ampie praterie offrendo splendide vedute sulla Rocca Castello, sulle Cascate di Stroppia e sull’alto Vallone del Maurin.
Un tratto più ripido conduce alle Grange Rivero.
Dopo aver attraversato il torrente, si prosegue verso le Grange Collet.
S’ignora la sterrata e seguendo la mulattiera a sinistra che conduce vicino alle Grange Ciarviera.
Attraversata la strada, l’antica mulattiera porta alla base delle Cascate di Stroppia, dove parte il sentiero Dino Icardi che, in pochi minuti, riconduce al Rifugio Campo Base.
Questo itinerario ha un dislivello di circa 700 m e può essere percorso in 4 ore.
_ L’anello sul sito dell’Ente turismo
L’escursione che conduce al Lago Camoscere e al vicino Bivacco Bonfante è uno dei percorsi più panoramici e gratificanti della Valle Maira.
Partendo dal Colle della Bicocca, a 2.286 metri di quota, ci si trova subito immersi in un paesaggio aperto e spettacolare.
In primo piano dominano il Pelvo d’Elva e il Monte Chersogno, con il Monviso che si staglia più lontano.
Un percorso relativamente contenuto in termini di dislivello e sviluppo, adatto a escursionisti con buona esperienza ma senza sforzi eccessivi.
Dal Colle della Bicocca, la prima parte del percorso segue una sterrata verso ovest, scendendo brevemente verso l’alpeggio sottostante.
Giunti al primo tornante a sinistra, si lascia la pista principale e si imbocca a destra la mulattiera segnalata T06, che procede in leggero saliscendi tra prati e crinali, superando le Rocce del Pelvo.
Questa mulattiera, un tempo vecchio sentiero locale, è stata recentemente allargata per facilitare l’accesso agli alpeggi nel Vallone di Fontana Lupo.
Poco dopo, si lascia sulla destra il bivio per il Pelvo d’Elva (segnavia U24) e il sentiero si innalza con decisione per un breve tratto, per poi spianare e procedere a mezzacosta lungo le pendici del Pelvo d’Elva.
In questo tratto, che alterna saliscendi e traversi, si attraversa il Vallone di Fonte Matté con la sua sorgente e due piccoli rii.
Si scavalca la dorsale della Costa Pellonetti e infine si percorre in quota il Vallone di Fontana Lupo, dove si incontra un piccolo alpeggio collegato da una labile traccia proveniente dalle Grange Garneri.
Superato l’impluvio del vallone, la mulattiera si trasforma in un vero e proprio sentiero che cambia pendenza e affronta una diagonale in salita sulla dorsale orientale che scende dal Monte Camoscere passando per la Rocca dell’Asino.
Dopo un tratto in falsopiano si ignora una diramazione evidente a sinistra, mantenendo la destra, e si guadagna quota con un traverso diagonale a pendenza moderata.
La Costa Bella, caratterizzata da un salto roccioso con corrimano in legno a protezione, segna l’ingresso nel Vallone di Gias Vecchio, dove un bivio indica la direzione per il Bivacco Bonfante.
In pochi minuti, con un percorso agevole e ondulato sul Piano delle Camoscere (o Piano del Vallonetto), si raggiunge finalmente il Lago Camoscere, a 2.655 metri, sulle cui sponde si trovano i ruderi di un vecchio ricovero militare.
Dal lago si arriva in breve tempo al Bivacco Bonfante (2.625 m), perfetto punto di appoggio per soste panoramiche o pernottamenti improvvisati in alta quota.
_ Tutto quello che c’è da sapere sul Bivacco Bonfante
L’anello di Colombata rappresenta un’escursione dal fascino particolare, lontana dai percorsi più battuti ma capace di offrire panorami spettacolari e scorci storici.
Il percorso è dolce e regolare, con salite e discese mai troppo ripide: il dislivello totale si aggira intorno ai 450 metri.
L’escursione può partire direttamente dal piccolo borgo di Colombata (1.585 m), dove un ampio slargo permette di parcheggiare.
In alternativa, è possibile partire dalla frazione Lausetto, subito dopo Acceglio, ma la partenza da Colombata consente di ridurre l’avvicinamento.
Dal borgo si segue l’unica strada asfaltata che sale dolcemente per circa un chilometro fino a incontrare il ponte sul rio Mollasco, da attraversare seguendo le indicazioni per il Sentiero Prando.
Da qui l’asfalto lascia spazio a una mulattiera comoda che si arrampica dolcemente tra curve e tornanti, regalando già dai primi passi viste aperte e suggestive sull’Alta Valle Maira.
Lungo il percorso si incontrano alcune grange, tipiche case rurali e ruderi che punteggiano i pendii.
Dopo circa 90 minuti di cammino si raggiunge un bivio.
Seguendo la segnaletica a destra, in un quarto d’ora si arriva alla Punta della Madonnina (1.965 m), uno sperone roccioso che offre una vista magnifica su Acceglio, sul vallone di Unerzio e sul vallone di Traversiera.
Questo è il punto panoramico più conosciuto dell’escursione, ideale per una sosta e per scattare fotografie.
Il percorso dell’anello però riserva un’ulteriore sorpresa: imboccando la mulattiera verso sinistra dal bivio, ci si addentra in una valle aperta e ventosa, procedendo verso i 2.000 metri.
Superata la Grangia Ponza, il sentiero non più segnalato conduce, con una leggera salita, verso la strada in costruzione che permette di raggiungere la Cappella della Madonna delle Grazie.
Edificata intorno al 1720 grazie al sostegno di alcune famiglie locali, fu costruita secondo le iscrizioni per “tenere lontane le schiere degli invasori”.
Dopo una sosta, si riprende l’unica strada in discesa fino al ponte attraversato all’inizio dell’escursione.
La strada, inizialmente sterrata, diventa poi asfaltata e conduce senza difficoltà a Colombata.
In totale, il percorso ad anello richiede circa quattro ore e mezza, escluse le soste.
La sola salita alla Punta della Madonnina può essere percorsa in circa due ore, andata e ritorno lungo lo stesso itinerario.
_ Colombata e le altre borgate L’Adrech
_ Scopri gli altri itinerari e percorsi in Piemonte
Seguici sui nostri canali social!Instagram – Facebook – Telegram