Dolomiti venete: 5 cime per chi cerca emozioni vere

Non solo paesaggi da cartolina: le Dolomiti venete custodiscono vette che sanno regalare emozioni autentiche. In questo articolo esploriamo cinque cime da raggiungere con passo sicuro e voglia d’avventura, per vivere la montagna oltre le rotte più turistiche.

14 luglio 2025 - 17:30

Le 5 vette più famose (e accessibili) delle Dolomiti venete

Le Dolomiti venete non sono solo pareti verticali e cime irraggiungibili: alcune delle loro vette più celebri possono essere raggiunte anche da escursionisti allenati, regalando panorami spettacolari e la gioia semplice di conquistare una cima camminando.

Scopriamo insieme cinque mete che, pur nella loro fama, restano sorprendentemente accessibili.

1 – Nuvolau (2.574 m), la terrazza delle Dolomiti

Salire sul Nuvolau significa camminare verso una delle vette più iconiche delle Dolomiti venete.

La sua fama è legata non solo all’ampiezza del panorama, ma anche alla presenza del Rifugio Nuvolau, costruito nel 1883 proprio in cima, che offre a chi arriva l’emozione di fermarsi a mangiare o bere un caffè circondati da un mare di rocce e vette leggendarie.

Dal terrazzo naturale del Nuvolau lo sguardo abbraccia le Tofane, la Marmolada, il Civetta, il Pelmo, l’Antelao e le Cinque Torri: un orizzonte infinito che, nelle giornate limpide, si estende fino alla pianura veneta.

Il sentiero più frequentato parte dal Rifugio Averau, raggiungibile anche con la seggiovia dal Passo Giau o da Bai de Dones, e in circa mezz’ora conduce in vetta senza difficoltà tecniche, regalando scorci spettacolari fin dai primi passi.

Per chi invece ama partire dal basso, la salita dal Passo Giau aggiunge dislivello e soddisfazione, con un percorso che attraversa pascoli e balze rocciose, sempre accompagnato dall’inconfondibile profilo del Nuvolau. Il momento più magico è forse il tramonto, quando le rocce si tingono di rosa e il silenzio cala sulla valle.

_La pagina ufficiale del Rifugio Nuvolau

_Il sito del Rifugio Averau

2 – Monte Rite (2.183 m), tra cultura e panorama

Il Monte Rite, che sorge tra le valli di Zoldo e di Cadore, è una meta imperdibile non solo per la bellezza del panorama, ma anche per il significato storico e culturale che custodisce.

Sulla sua sommità, infatti, si trova il Messner Mountain Museum Dolomites, ospitato all’interno di un ex forte austro-ungarico risalente alla Prima Guerra Mondiale.

Qui, tra mura storiche e cannoniere che si affacciano sul vuoto, il visitatore può immergersi in racconti di esplorazioni e alpinismo.

L’escursione parte generalmente dal Passo Cibiana e segue la vecchia strada militare che sale a tornanti tra boschi e radure, con un dislivello che rimane sempre dolce e costante.

Chi preferisce ridurre il percorso, nei mesi estivi può salire fino a quota 2.000 metri con il bus-navetta, per poi percorrere l’ultimo tratto a piedi e guadagnarsi comunque il piacere dell’arrivo in vetta.

Una volta sulla cima, lo sguardo spazia su Pelmo, Antelao, Marmarole, Civetta e perfino la Marmolada, mentre le nuvole scorrono veloci come pensieri in libertà.

_La pagina ufficiale del Messner Mountain Museum

_Qualche informazione dal sito ufficiale dell’Ente turismo

 

3 – Croda da Lago (2.715 m), l’incanto tra guglie e laghi

La Croda da Lago è una delle montagne più riconoscibili delle Dolomiti venete, grazie al suo profilo frastagliato che si specchia nelle acque tranquille del Lago di Federa.

È una cima che non richiede difficoltà alpinistiche per essere raggiunta, anche se serve un buon allenamento: la salita regala però l’esperienza completa di un trekking dolomitico, tra boschi, pascoli, pietraie e la soddisfazione finale di una vera vetta.

L’itinerario più amato parte da Ponte de Ru Curto, risale verso il Rifugio Croda da Lago – Palmieri e costeggia il lago che riflette le guglie aguzze come in una cartolina.

Si prosegue poi verso la Forcella Ambrizzola e quindi alla cima vera e propria, che offre una vista che abbraccia Pelmo, Civetta, Marmolada, Sorapiss e Tofane.

È una camminata che alterna momenti di fatica e momenti di pura bellezza, con il lago che regala una pausa di pace assoluta e la cresta finale che invita a non fermarsi prima della croce di vetta.

_La pagina ufficiale del Rifugio Croda da Lago

_Qualche informazione sul Lago di Federa

 

4 – Monte Piana (2.324 m), la montagna che racconta la guerra

Il Monte Piana si trova tra Misurina e Dobbiaco ed è un altopiano sommitale unico nel suo genere, plasmato non solo dalla natura ma anche dalla storia.

Qui, durante la Prima Guerra Mondiale, si affrontarono eserciti contrapposti: ancora oggi sono visibili trincee, gallerie, camminamenti e resti di postazioni militari che trasformano la salita in un vero e proprio viaggio nella memoria.

L’escursione può partire dal Rifugio Angelo Bosi, raggiungibile con la navetta da Misurina, e prosegue lungo facili sentieri che conducono verso i punti panoramici più belli.

Chi desidera un’escursione più lunga può partire direttamente da Misurina o da Carbonin, affrontando un dislivello maggiore ma immergendosi più a lungo nei boschi e nelle praterie alpine.

Una volta sulla cima, la vista sulle Tre Cime di Lavaredo, sui Cadini di Misurina, sul Cristallo e sul Sorapiss ricompensa ogni passo, mentre camminare tra i resti delle postazioni regala un senso di rispetto e riflessione difficile da dimenticare.

_Qualche informazione dal sito del Cai Veneto

_La pagina ufficiale del Rifugio Angelo Bosi

 

5 – Col de la Puina (2.125 m), lo sguardo rivolto al Pelmo

Meno celebre di altri nomi, ma amatissimo dagli escursionisti che lo conoscono, il Col de la Puina è una piccola vetta che offre una delle vedute più affascinanti sul versante nord del Monte Pelmo, il gigantesco “Caregon del Padreterno”.

È una montagna che non chiede grandi difficoltà per essere raggiunta, ma che regala la soddisfazione di una cima vera, erbosa e panoramica, perfetta per sedersi a guardare il tramonto.

La salita parte solitamente da Zoppè di Cadore, piccolo borgo dolomitico che sembra sospeso nel tempo, e segue il sentiero CAI 472 fino alla Forcella Puina.

Da qui, una breve deviazione porta sulla dorsale che sale al Col de la Puina, tra mughi e pascoli.

Dalla vetta lo sguardo incontra subito la parete nord del Pelmo, imponente e quasi verticale, poi spazia verso la Civetta, la Moiazza e, nelle giornate limpide, fino alle prime colline venete.

È un’escursione che unisce silenzio, natura autentica e il piacere di un panorama che pochi conoscono davvero.

_Qualche informazione e tracce GPX

_Il Monte Pelmo sul sito ufficiale dell’Ente turismo

 

 

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