Il Monte Linas – 3° tappa

18 marzo 2020 - 9:56

Merita una visita particolare il canyon di Piscina Irgas dove, in uno scenario formato da suggestivi graniti e ripide pareti, scorre impetuosa l’acqua del Rio Oridda. L’affascinante spettacolo rappresentato dai numerosi salti d’acqua è osservabile solo nella stagione invernale quando le piogge alimentano le sorgenti.
In estate, non scorrendo più l’acqua a causa della sicci-tà, rimangono solo dei piccoli laghetti. Chi vuole può raggiungere in breve tempo, seguendo la gola scavata dall’acqua, il Demanio di Monti Mannu. Da qui, in un paio di ore di trekking non impegnativo, si può visitare la più alta cascata di Muru Mannu (sentiero 109) dove si possono ammirare dei bellissimi esemplari di agrifoglio che approfittano dell’ombra delle alte pareti rocciose.
Lasciato il nostro campo di Piscina Irgas, proseguiamo verso sud imboccando il Canale Aleni e in un ora e mezzo di cammino su uno sterrato in leggera salita raggiungiamo le strutture minerarie abbandonate di Perda Niedda. E’ anche questo un vero e proprio salto nel passato. Qui tutto è rimasto come un tempo. Le strutture, ormai cadenti, sono fantasmi di un’era di ricchezza troppo sfruttata. Nel silenzio che ormai domina queste alture ci immaginiamo i volti dei minatori dello scorso secolo; uomini ai quali né la fortuna, né la ricchezza del suolo ha evitato una vita misera e piena di sacrifici, passando gli anni con la paura della malaria e risparmiando un povero salario per mantenere una famiglia che era quasi sempre numerosissima.
Ma non erano solo i minatori che popolavano questi luoghi; erano i boscaioli necessari per il taglio del le-gname usato nelle armature della gallerie; erano i car-bonai che producevano il combustibile per i forni; ma-novali che lavoravano alla frantumazione del minerale estratto; erano, infine, i carriolanti che battendo le stes-se mulattiere che abbiamo incontrato nei nostri itinerari, trasportavano il minerale a destinazione.
Proseguendo nella strada che scende a valle, sotto la Punta Can’e Pibara, lo scenario non cambia. L’uomo ha qui lasciato le proprie tracce indelebili costruendo piani inclinati, ferrovie e soprattutto lasciando ai posteri monti di scorie che qui chiamano fanghi rossi. Il verde della lecceta viene, di tanto in tanto, interrotto da strutture ormai pericolanti.
Siamo quasi arrivati alla fine del nostro viaggio e la Punta S.Michele del Marganai (906m) si staglia sopra di noi. Di fronte l’ingresso di una grande grotta. Sembra impossibile che la natura abbia potuto scavare un vero e proprio tunnel di questa lunghezza. La Grotta di San Giovanni, in territorio comunale di Domusnovas infatti, è un lungo attraversamento in cui scorre un torrente e che collega la zona di Oridda alla piana del Cixerri.
All’interno varie diramazioni che, purtroppo non abbiamo il tempo di visitare, ci potrebbero far scoprire varie concrezioni di calcite, aragonite, quarzo e magari qualche altro minerale più raro.
La cavità è ancor oggi aperta al traffico motorizzato la strada all’interno è asfaltata ma meriterebbe più attenzione da parte degli amministratori competenti per cercare di darle un’opportunità di salvezza e di essere meglio valorizzata.
Il nostro itinerario termina all’uscita della grotta dove ci attende a qualche metro un bel ristorantino che ci fornisce l’occasione di gustare prelibati piatti tipici della zona.

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