Dopo aver visitato le straordinarie bellezze di un territorio come quello che corona l’abitato di Brienza circondato da campi, monti e foreste, ci si muove alla volta di quelle brulle dorsali montuose che fungono da spartiacque tra le valli del Pergola Melandro ad oriente, ed il Vallo di Diano ad occidente. Raggiunta la Strada Statale n.95, a ridosso del km 32, a monte dell’abitato, una segnaletica stradale sulla destra (in giallo) indica la direzione per l’altura su cui sorge la Chiesa del Crocifisso. Lo stradello, sufficientemente asfaltato, penetra in direzione N attraversando alture boscose di modesta levatura; un paesaggio che alterna facilmente regolari campi sistemati a seminativi e macchie boschive. Più avanti, in località Chiarelle, gruppi di case sparse e masserie isolate determinano un paesaggio agreste avvolto dal canto delle cicale e da leggere brezze di vento. Si lascia (930m) la devizione che sulla destra porta all’altura del Crocifisso (1000m) e si continua in un ambiente denso di essenze aromatiche. La via serpeggia tra monti e vallette e sfiora le pendici di Serra la Difesa (1252m) che si erge in alto a sinistra, tutta ammantata da folte quercete e acerete. Si svalica (980m) oltre la brulla altura del Crocifisso ove s’apre, sullo sfondo, un meraviglioso orizzonte costellato di campi e casali, tutto avvolto dalle sfaccettature policrome del verde e del giallo ed attraversato, la giù in basso verso N, dal corso fluviale del Melandro. Dal valico inizia una lunga discesa che porta ad attraversare coltivazioni e masserie. Si lascia una prima deviazione (806m) che scende a destra e, successivamente, un’altra che sale a sinistra, fino a transitare su un ponticello (789m) e raggiungere un bivio in contrada Avezzale (799m). Si devia a sinistra e si guadagna quota attraversando gruppi sparsi di case coloniche. Lasciata una prima deviazione a sinistra, più avanti (850m) si prende un sentiero ben tracciato che, staccandosi dalla strada, parte sulla destra. Puntando verso W questo sentiero, in leggero falsopiano e attraversando macchie di bosco intervallate da campi aperti, conduce a delle case in località Paladino (873m), uno stretto pianoro erboso completamente racchiuso in un orizzonte di cime e giogaie non tanto elevate ma abbondantemente ricoperte di vegetazione boschiva. A N delle case parte la traccia di un buon sentiero che attraversa per intero la piccola Valle Vaccuta fino a sbucare (1020m) lungo il valico creato tra le dorsali del monte Gualacchio (1177m) a N, e di Timpa della Falasca (1098m) a S. Poco oltre, la pista comincia a scendere leggermente fino a sbucare dalla foresta (988m) e giungendo a ridosso della carraia (1012m) che immette in quell’incredibile scenario montano che è il Campo di Venere (1097m): un immenso deserto di campi seminati a frumento, grano, orzo e foraggi; ove i simboli di un territorio intensamente vissuto come i covoni, gli animali al pascolo; attrezzi come ‘o strasceno (lunghe slitte in legno che scivolano sui pendii erbosi) e la rodda (un contenitore/canestro realizzato con fasce in ferro, per il trasporto del fieno a dorso di mulo) si evidenziano quali emblemi di una millenaria cultura agro/silvo/pastorale che solo qui, e in pochi altri luoghi del Sud, ha saputo mantenere integro quel sottilissimo e intenso rapporto che lega sempre di più l’uomo al suo territorio. Vista la presenza di due fontanili con acque sempre fresche, è possibile montare la tendina per bivaccare e trascorrervi la notte. Al nuovo mattino un’orchestra di voci, attrezzi da lavoro che si mettono in movimento e ritmi ben collaudati accompagna l’inizio del nostro cammino. Raggiunta la testa settentrionale del Campo di Venere, sulla linea del confine amministrativo con la Campania, si prende l’agevole sentiero che sale a destra e supera (1200m) il brullo crinale sud/orientale di Monte Sierio (1286m) che si erge poco più su a sinistra. Subito dopo, il sentiero scorre lungo una precipitosa discesa che in breve giunge a ridosso (874m) della carraia che sale al Campo di Venere. Guadagnata la pista, non resta altro da fare che seguire il suo andamento tortuoso e in discesa fino a raggiungere, dopo una lunga serie di tornanti, l’abitato di S.Angelo le Fratte (548m) meta finale di questo itinerario.